MPS conti in crescita e primo dividendo dopo 13 anni, ecco le sfide

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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La banca si è arricchita e consolidata con i tassi elevati, ma il vento sta cambiando, anche se non sarà dall’oggi al domani. Il rilascio di capitale dopo le assoluzioni incoraggia i risultati, ma il gruppo, pur con 2 miliardi di utili, dovrà gestire in borsa eventuali nuovi collocamenti del Tesoro e attrezzarsi per il rilancio delle commissioni

MPS conti in crescita e primo dividendo dopo 13 anni, ecco le sfide

Utili 2023 oltre i 2 miliardi di euro e il titolo di Mps accelera fino a 3,56 euro (+5,6%) con un massimo toccato durante i primi scambi a 3,61 euro: sono livelli che non si vedevano dal gap down dell’ottobre 2022, quando il Monte dei Paschi di Siena era tutto un’altra banca.

Torna il dividendo dopo 13 anni: 0,25 euro per azione, una cedola del 7,02% che non è per niente soltanto simbolica.

Tanti i fattori che contribuiscono a questi risultati.

MPS, un conto economico trascinato dal margine d’interesse, ma le commissioni…

I ricavi balzano del 21,7% a 3,79 miliardi di euro, di cui ben 993 milioni soltanto nel quarto trimestre.

Essenziale l’apporto ovviamente del margine d’interesse che cresce in un anno di tassi elevati come quello appena trascorso del 49,3% toccano di 2,292 miliardi, più del 60% del giro d’affari della banca.

Pesano in maniera importante anche le commissioni: 1,322 miliardi, che mostrano invece nell’anno un calo del 3,1% soprattutto dovuto alla gestione del risparmio (-3,7%), ma nel quarto trimestre mostrano una crescita del 5,9% sul trimestre precedente che mette in luce una ripresa del comparto del credito. Le commissioni coprono comunque il 34% circa dei ricavi e saranno una leva importante per gestire la prossima svolta della politica monetaria, quando i tassi cominceranno a scendere e ridurre il margine d’interesse.

Ci sono poi 107 milioni di dividendi (5 mln in meno del 2022) e la voce risultato netto di negoziazione/valutazioni al fair value di attività-passività e di utili da cessioni-riacquisti che vale 67 milioni, in calo di 7 milioni sull’anno prima.

MPS, i rilasci di capitale dopo le assoluzioni

Il motore del margine di intermediazione di MPS rimane quindi fondamentalmente il margine di interesse, ma le performance da record della banca senese non si comprenderebbero appieno senza il rilasci netti di 471 milioni di euro, quasi tutti nel quarto trimestre (466 mln) dovuti al declassamento del rischio del contenzioso civile e penale sui bilanci 2008-2015.

Le sentenze favorevoli recenti hanno insomma permesso di rilasciare in bilancio risorse molto importanti.

L’ammontare del petitum per rischi legali straordinari si è ridotto così a circa 890 mln, non considerando la causa promossa dai Fondi Alken (circa 450 mln di euro), riguardo alla quale, dopo la già positiva sentenza di primo grado, a dicembre 2023 è stata emessa una sentenza conforme a favore della Banca da parte della Corte d’Appello di Milano. Il petitum, la richiesta di risarcimento, riguarda le vertenze classificate con rischio di soccombenza “probabile” e “possibile”.

Già prima di questa liberazione di risorse il risultato operativo netto della banca mostrava comunque un balzo da 593,6 milioni a oltre 1,51 miliardi e questo la dice lunga sulle performance della gestione caratteristica sotto la guida dell’amministratore Luigi Lovaglio.

MPS, il rischio tassi e il rischio costi

Ma le prospettive sono importanti non meno dei risultati, anche sei si nutrono di foto e chiaramente la domanda principale degli investitori è: MPS riuscirà a fare altrettanto bene quando i tassi scenderanno?

Ovviamente se lo chiedono anche a Siena e lo scenario prospettico e le strategie approntate dal gruppo puntano soprattutto alla resilienza, anche perché oltre all’incognita tassi, che comunque si proietta ormai sulla seconda parte dell’anno, ci sarà da valutare l’incognita deteriorati, che in passato ha pesato non poco e che se l’economia rallenta rischia di emergere, anche se finora sembra tutto sotto controllo tra le banche italiane.

Sui tassi la banca specifica che il margine d’interesse rimane solido anche con l’outlook in calo sui tassi di questo periodo e aggiunge che si lavora su questo fronte con il miglioramento del mix di asset nei prestiti commerciali mentre le commissioni dovrebbero trarre vantaggio dalle iniziative commerciali mirate.

C’è poi il tesoretto delle DTA, i deferred tax asset, benefici fiscali non ancora goduti per 2,6 miliardi di euro che potranno materializzarsi nei prossimi anni.

Ma torniamo al margine d’interesse, il gruppo ne mostra una analisi per componenti: come noto è composto dal lending rate, il tasso che la banca applica sui finanziamenti (4,46% nel quarto trimestre e 4,10% in media nell’intero 2023) e dal costo del funding (1,01% trimestre e 3,41% anno). Bene la differenza nel 2023 si è attestata al 3,41% (4,1%-0,69%) mentre nel 2022 era dell’1,97% quindi lo spread commerciale è cresciuto di ben 144 punti base e questo costituisce implicitamente un margine importante di manovra quando i tassi cominceranno a scendere e il lending rate con loro.

La capacità del gruppo di gestire le componenti di ricavo e segnatamente le commissioni sarà fondamentale quest’anno e il personale in queste attività di gestione attiva che sono a più alto margine sarà essenziale, anche dare un segnale in questa direzione il gruppo ha annunciato cambiamenti al vertice con la nomina del Chief Commercial Officer Imprese e Private Maurizio Bai a vice-direttore generale. Fiorella Ferri diventa Chief Human Capital Officer e Alessandro Giacometti, attuale capo dell’IT, diventa Chief Operating Officer e viene sostituito nel precedente incarico da Maria Grazia Silvestro. Chiara Cifoni diventa responsabile Operations.

La macchina insomma si muove, anche perché le sfide sono tante e il personale è complessivamente diventato molto più caro con il rinnovo del contratto dei bancari.

Nel terzo trimestre del 2023 i costi del personale di MPS erano scesi a 444 milioni di euro, ma nel quarto trimestre sono aumentati del 9,2% a 485 milioni con un impatto di 40 milioni di euro dovuto al rinnovo del contratto nazionale. Il balzo dei ricavi trimestre su trimestre di circa 40 milioni a 992 milioni nell’ultimo quarto del 2023 ha bilanciato il rincaro del costo del personale, ma appunto l’incognita ricavi da margini di interesse quest’anno andrà gestita per mantenere l’equilibrio e la redditività.

MPS, raccolta forte, finanziamenti stabili e patrimonio

Sul fronte della raccolta, quella diretta è balzata nel 2023 del 10,5% a 90,64 miliardi circa (80,5 verso clientela, 10,08 in titoli emessi). Sono stati tagliati i debiti verso la banca centrale (-31,04% a 13,148 mld) e verso le altre banche (-38,8% a 1,35 mld) e si prevede di ridurli ancora.

Il patrimonio netto si rimpingua con i forti utili e raggiunge i 9,978 miliardi di euro.

I finanziamenti alla clientela invece segnano una stasi: +0,7% a 76,81 miliardi, sul dato di settembre c’è un calo di 1,2 miliardi dovuto soprattutto ai mutui su cui impattano le scadenze di fine anno. La dinamica degli impieghi sarà essenziale per gestire la prossima fase. Il rallentamento dei mutui di 2,7 miliardi da inizio anno è figlio dei tassi elevati e del loro effetto sulla domanda, l’allentamento della politica monetaria potrebbe invertire il trend e fornire opportunità di bilanciamento.

La qualità del credito però è non meno essenziale come anticipato. MPS conta 3,5 miliardi di euro di crediti deteriorati a fine 2023, pochi sul totale degli impieghi e coperti al 49,1% dopo il deconsolidamento del progetto Mugello. Il Gross NPL ratio (secondo criteri EBA al netto delle attività in dismissione) è al 3,6% il net NPE ratio è al 2,3%: in poche parole i deteriorati lordi sono meno del 4% dei finanziamenti totali e i deteriorati netti sono il 2,3% In quest’ultimo caso nel 2022 si era al 2,2%, quindi è cresciuta l’incidenza netta di questi crediti meno affidabili.

Ma se invece li si rapporta al patrimonio netto tangibile con il rapporto del Texas ratio si ha un importante miglioramento: dal 35,5 al 30,3%, quindi pesano meno in rapporto ai relativi fondi rettificativi e ai mezzi propri del gruppo.

Il CET1 Ratio fully loaded al 18,1%, in forte crescita sul 15,6% di fine 2022, è comunque una garanzia sul fronte dei rapporti patrimoniali.

Fra gli impieghi si notano 10,2 miliardi di euro di Titoli di Stato, fra titoli al costo ammortizzato, al fair value, al fair value con impatto sul conto economico. C’è un remix in corso verso il costo ammortizzato e un incremento della duration dei titoli al fair value anche per via di scadenze non ancora reinvestite, ma la sensibilità allo spread è tenuta bassa per i titoli al fair value.

MPS e l'incognita governo

A chi chiedeva oggi su eventuali scenari di M&A Lovaglio ha risposto con un battuta: faremo un take over su Unicredit. Poi ha aggiunto di domandare agli azionisti. Lo scenario di MPS in effetti è cambiato in un anno. L'ipotesi stand alone è maturata proprio dopo il no di Unicredit che ha preferito (e preferisce) ballare da sola. Poi il Tesoro ha fatto un collocamento lampo del 25% del capitale.

Da allora i prezzi sono risaliti e in molti pensano che quest'anno ci possano essere nuovi ABB, se così fosse ai prezzi di oggi il Tesoro guadagnerebbe ancora di più, se invece l'operazione non fosse condotta con lo stesso successo dell'ultima volta il titolo potrebbe risentirne.