Pirelli balza a Piazza Affari con la promozione di Goldman Sachs
pubblicato:Anche per Mediobanca il titolo è da comprare, ma una spinta viene anche dai segnali positivi di Michelin
Nel rimbalzo di Pirelli c’è lo zampino di Goldman Sachs, ma non solo. L’azione del colosso degli pneumatici che non soffre troppo la crisi dell’automotive ha infatti intavolato una rimonta ormai da novembre almeno.
Oggi certamente il gap up con allungo a 5,794 euro è un segnale forte, persino pericoloso visto che i corsi sono già tornati a 5,732 euro (anche se c’è ancora un rialzo del 3,09%), ma chiaro.
L’allungo oltre i massimi dello scorso settembre proietta i corsi almeno sui top di luglio a 5,86 euro, probabilmente oltre, verso gli ostacoli di area 5,96 e quindi 6,12 sulla pista dei massimi di maggio oltre i 6,31 euro. Stiamo parlando di un potenziale upside del 10% in un contesto fragile e difficile, quindi non è impresa da portare a termine nel corso di un’ottava, ma in fondo quei prezzi sono stati visti meno di un anno fa e l’elettrificazione dei trasporti a oggi non tange il business di Pirelli più di tanto.
Pirelli, Goldman Sachs la vede a 7,2 euro
Restiamo sul chiodo a cui è appeso il balzo di oggi. Goldman Sachs ha alzato il rating da neutral a buy con un prezzo obiettivo da 6,4 a 7,2 euro che implicherebbe un potenziale upside del 25% sui corsi di adesso.
Ma non è la sola promozione, anche Mediobanca ha alzato da neutral ad outperform il giudizio e portato il target price da 5,9 a 6,4 euro. Livello che comunque comporterebbe un balzo del 12% dai corsi attuali.
Ma come giustificano una promozione tanto decisa gli analisti?
Per Goldman Sachs i punti di forza della casa della Bicocca sono potenziali maggiori volumi nel segmento ad alto valore, vantaggi dal mix di prodotto e da un pricing solido, efficientamento continuo sul fronte dei costi, quindi forti flussi di cassa, che potrebbero tagliare in maniera importante il debito e aprire la via a una crescita dei ritorni per gli azionisti, un “tema chiave per l'anno in corso".
Le sfide sul fronte dei corsi non sono da poco. I massimi citati dello scorso anno implicano che il titolo ha perso il 22,7% tra maggio e novembre e anche se quel downtrend sembra superato (e non da oggi), i numeri fondamentali di Pirelli saranno ancora sotto osservazione nelle prossime settimane.
Dopo l’archiviazione dell’ipotesi Brembo, che aveva portato a un ingresso nel gruppo del colosso dei freni e al progetto di un prossimo merger, Pirelli dovrà definire il proprio ruolo in un mercato in profonda evoluzione su più fronti, non solo quello della motorizzazione, elettrica o endotermica o ibrida per esempio, ma anche dell’elettronica e degli stessi processi produttivi.
L’investimento ormai finanziario dei soci cinesi nel gruppo rimane, ma le leve operative del gruppo sono tornate a Marco Tronchetti Provera e a Camfin che controlla il 26,1% mentre i soci di Sinochem (37%) sono stati bloccati dal golden power e legati dai patti parasociali in essere che sbarrano alla filiera cinese le attività di direzione e coordinamento.
Per i dati dell’intero 2024 si dovrà attendere il prossimo 26 febbraio, quando saranno pubblicate le cifre preliminari in attesa dei dati completi il prossimo 26 marzo.
Pirelli, i nove mesi sono piaciuti al mercato
Intanto si possono riguardare i dati dei 9 mesi e del terzo trimestre del gruppo che sono conclusi con un utile netto di 371,1 milioni di euro in calo del 9,7% sul dato di un anno prima e con un utile trimestrale di 139,8 milioni in flessione del 16,9% sul corrispondente risultato del 2023.
Ma nel 2023 c’erano stati effetti positivi (per 40 milioni) collegati al Patent Box per il periodo 2020-2022 e nei primi nove mesi del 2024 si sono registrati gli impatti dell’iperinflazione.
Pirelli ha fatturato da gennaio a settembre una crescita organica dei ricavi dello 0,5% a 5,184 miliardi di euro, ma su base organica, ossia al netto dei cambi e dell’iperinflazione di Argentina e Turchia che hanno pesato per un buon 4,4%, la crescita sarebbe stata del 4,9%
Nel trimestre i ricavi da 1737 miliardi sono cresciuti dello 0,8% in termini complessivi e del 5,5% su base organica.
I volumi non sono calati insomma, anzi sono cresciuti del 2,2% nei 9 mesi e del 3,0% nel terzo trimestre.
Il price/mix, un altro elemento valutato da Goldman Sachs, è cresciuto del 2,7% nei 9 mesi e del 2,5% nel terzo trimestre.
Sull’ebitda adjusted da 1,157 miliardi nei 9 mesi (in crescita del 3,7% al 22,3% dei ricavi), il price/mix aveva portato un aumento di 91,4 milioni, i volumi ne avevano portati altri 44,8 milioni, le efficienze avevano aggiunto 108,2 milioni di euro che avevano bilanciato l’aumento dei costi produttivi pari a 109,2 milioni di euro.
Avevano avuto un peso forte gli oneri finanziari da 225,5 milioni contro i 150,2 milioni di euro dei primi nove mesi del 2023, scontavano anche 65 milioni di impatto collegato a svalutazione valute e iperinflazione, ma senza impatto sulla generazione di cassa.
Proprio sui flussi di cassa, altro elemento attenzionato da GS, si segnalava un cambio di prospettiva con il flusso di cassa della gestione operativa passato da -30,5 milioni a +32,7 milioni. Gli investimenti soprattutto nell’High Value (altro segmento interessante secondo gli analisti), nell’upgrade tecnologico e nell’automazione delle fabbriche, erano però cresciuti da 201,2 a 235,7 milioni di euro.
Complessivamente infatti migliorava il deflusso di cassa netto ante dividendi ed operazioni straordinarie da -367 milioni a -334. Considerando l’operazione di acquisizione di Hevea-Tec da 21,7 milioni, il maggiore operatore indipendente brasiliano nella trasformazione di gomma naturale finito nel perimetro di Pirelli al termine di un accordo avviato nel luglio del 2023, si arrivava a un flusso di cassa ante dividendi in miglioramento da 367,7 a 356,8 milioni. Aggiungendo (o meglio sottraendo) anche i 197,7 milioni di dividendi nel progressivo a settembre il flusso di cassa netto del gruppo migliorava da un saldo negativo per 585,5 milioni a uno negativo per 554,5 milioni. La compressione del capitale circolante netto da 984,7 a 811,9 milioni di euro (nei 9 mesi) aveva contribuito all’abbattimento di oltre il 10% del debito netto a circa 2,816 milioni.
Pirelli la guidance 2024 e 2025
Per fine anno Pirelli ha posto una guidance della PFN a 1,95 miliardi di euro, con un deciso ulteriore taglio del debito (cui contribuirà in valore assoluto anche una certa stagionalità).
Per il 2024 il gruppo ha posto anche l’obiettivo di ricavi da 6,7 miliardi (+0,75%); di un ebit margin adjusted in crescita al 15,5% (che dovrebbe portare l’ebit adjusted a una crescita del 3,66%); net cash flow before dividends tra 500 e 520 milioni.
Secondo Goldman Sachs il bello per Pirelli però deve ancora venire perché il gruppo potrebbe raggiungere nel 2025 un margine del 16,4%, superiore al target fissato dal gruppo di circa il 16%
Pirelli ha infatti posto per il 2025 l’obiettivo di ricavi da 6,9 miliardi (middle point della guidance, con un incremento del 3% circa sull’obiettivo del 2024 a 6,7 mld) e un ulteriore sforbiciata del debito a 1,6 miliardi; un livello che implicherebbe un rapporto PFN/Ebitda Adj di appena 1,0x (ossia l’ebitda adjusted sarebbe appunto di 1,6 miliardi euro, con una crescita del 5,84% sull’ebitda adjusted di quest’anno che nel middle point dovrebbe porsi sugli 1,51 miliardi).
Pirelli, una spinta anche da Michelin
Le prospettive insomma sono di crescita e visto che il payout ratio del 2025 è stato posto al 50% contro il 40% del piano del 2021, per gli azionisti le prospettive di ritorni immediati sull’investimento sono concrete.
Il balzo odierno di oggi in Borsa sembra confermare che il mercato ci crede. Le prossime settimane saranno quindi decisive per confermare, smentire o correggere queste rosee prospettive.
En passant è però necessario sottolineare che oggi anche il titolo di Michelin sale (+2,75% a 31,75 euro): ieri una call sui risultati 2024 con gli investitori ha confermato le attese su ricavi ed ebit adjusted e la società ha ribadito l’obiettivo di un free cash flow superiore agli 1,7 miliardi, secondo JP Morgan il gruppo francese potrebbe battere di circa 300 milioni i target di generazione di cassa del 2024. Notizie scoppiettanti per Michelin, ma anche per Pirelli, che oggi prende in borsa profitto anche da questo.