Euro sui minimi da quasi due anni e potrebbe non essere finita

di Simone Ferradini pubblicato:
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La moneta unica rischia seriamente di rivedere la parità contro dollaro e proseguire verso il basso

Euro sui minimi da quasi due anni e potrebbe non essere finita

Segnali grafici ribassisti

Prosegue la discesa dell'euro: stamattina è sceso a 1,0333 contro dollaro, ovvero sul minimo da quasi due anni. Il movimento ha concretizzato un segnale grafico che era nell'aria da almeno un paio di settimane, ovvero l'uscita al ribasso dalla fascia laterale in cui ha oscillato da dicembre 2022 a oggi, fascia avente limite inferiore a 1,0450 circa (minimo di inizio ottobre 2023) e superiore a 1,12-1,13 (massimi allineati di luglio 2023 e agosto settembre 2024). La moneta unica è ora esposta al rischio non solo di rivedere la parità con il dollaro ma anche di proseguire la sua discesa fin sul minimo di settembre 2022 a 0,9534.

Scenario difficile già da tempo

Che le prospettive dell'euro non fossero buone era, come già accennato, cosa cognita. Alla base della debolezza della moneta unica c'è la marcata sottoperformance dell'economia europea rispetto a quella americana non solo passata e presente ma soprattutto futura. La scorsa settimana la Commissione Europea nella sue previsioni d'autunno ha indicato la crescita del PIL eurozona a +0,9% nel 2024 (contro il +2,7% degli USA), +1,5% nel 2025 (+2,1%, ma per Goldman Sachs gli USA saliranno del 2,5%) e +1,8% nel 2026 (+2,2%).

A questo si è aggiunto l'avvento di Trump con il suo programma economico basato, tra le altre cose, sui dazi sulle importazioni (soprattutto sulla Cina ma potrebbe esserci qualcosa anche per l'eurozona) e su altre misure atte a stimolare l'inflazione e quindi a rallentare la Federal Reserve nel suo percorso di riduzione dei tassi d'interesse.

Anche i servizi vanno in crisi, molto lavoro per la BCE

L'accelerazione ribassista di stamattina è stata causata dall'ennesimo segnale di debolezza della congiuntura dell'eurozona. Gli indici PMI preliminari del mese di novembre sono infatti stati inferiori alle attese, in particolar modo quello relativo al settore servizi, sceso a 49,2 punti ovvero sotto quota 50 (marca il confine tra crescita e decrescita) per la prima volta da gennaio. Ora la BCE ha buoni motivi per accelerare la discesa dei tassi ufficiali, proprio il contrario della Fed.