BPM giù: no BCE a Danish Compromise su OPA Anima, Unicredit interessata
pubblicato:Parere negativo (ma la decisione spetta all'EBA) dell'Eurotower, l'operazione diventa meno conveniente e fornisce una via di uscita a Orcel

Banco BPM ieri ha ceduto il 4,48% a 9,81 euro, la seconda peggior performance tra i titoli del FTSE MIB, superata solo dal -6,20% di Prysmian. L'accelerazione ribassista è arrivata a metà mattinata quando si sono diffuse indiscrezioni di stampa, poi confermate dal gruppo con un comunicato, in base alle quali la BCE non ritiene applicabile il Danish Compromise all'acquisizione di Anima Holding.
BPM precisa che non si tratta di una decisione ma solo di una "visione conservativa sul trattamento prudenziale" dell'operazione e che il soggetto competente a decidere definitivamente sulla questione è l'EBA, European Banking Authority. Ma secondo gli esperti del settore, difficilmente l'Autorità si discosterà dall'indirizzo dell'Eurotower.
Danish Compromise, cos'è e come funziona
Ma che cos'è il Danish Compromise? Si tratta di un trattamento particolare riguardante i coefficienti patrimoniali delle partecipazioni assicurative dei gruppi bancari volto a favorire costituzione e l'espansione dei conglomerati finanziari. In base al Danish Compromise le banche che acquistano una società assicurativa possono, invece che dedurre il capitale di quest'ultima dal CET1 come nella metodologia standard, sommarlo alle RWA con un peso del 250%, ottenendo un beneficio notevole a livello di CET1 ratio.
Secondo alcuni orientamenti EBA il Danish Compromise può essere applicabile anche al caso in cui è una società assicurativa del gruppo finanziario a effettuare un'acquisizione, oltretutto senza deduzione dell'avviamento (particolarmente elevato per gli asset manager come Anima Holding).
Gli effetti su CET1 e dividendi
BPM stima il CET1 ratio al 14,4% con il Danish Compromise, a poco più del 13% senza la sua applicazione (ma UBS è meno ottimista, lo vede al 12,6%). Se il no al Danish Compromise dovesse essere confermato dall'EBA le prospettive di remunerazione degli azionisti di BPM nell'arco del piano industriale si attesterebbero a 6 miliardi di euro complessivi, 1 in meno rispetto allo scenario base di applicazione del Danish Compromise. Queste le motivazioni della flessione del titolo.
Le conseguenze sull'OPS di Unicredit
Ma ci sarebbe anche un'altra conseguenza, probabilmente più significativa: l'OPS lanciata da Unicredit su BPM potrebbe saltare dato che l'a.d. di Unicredit Andrea Orcel aveva paventato l'ipotesi di ritirare l'offerta in caso di impossibilità per BPM di utilizzare il Danish Compromise nell'acquisizione di Anima Holding.
Unicredit potrebbe sfruttare la situazione per togliersi con onore da una situazione che stava diventando difficile da gestire, con il governo orientato a prendere in esame l'eventuale utilizzo del golden power e la resistenza tedesca sul fronte Commerzbank. Aggiungiamoci anche la partita Generali-Mediobanca-MPS in cui Orcel è entrato con il 5,2% della compagnia triestina: davvero tanta, forse troppa, carne al fuoco.