Buzzi in calo dopo i dati

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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L'anno scorso la società del cemento ha difeso i margini in un contesto sfidante e complicato dai cambiamenti di perimetro e impatti valutari.
Cresce del 17% il dividendo a 70 centesimi.
Il buyback da 400 milioni si conferma un pilastro della remunerazione dei soci

Buzzi in calo dopo i dati

Cede ai malumori del mercato il titolo Buzzi, nonostante la pubblicazione dei risultati del 2024 sia stata accompagnata dall’annuncio di un aumento del dividendo del 17% a 70 centesimi.

Le azioni del colosso del cemento segnano nel pomeriggio un calo dello 4% a 46,04 euro, dopo un affondo a 45,54 in attesa della call di oggi con gli analisti alle 17.

In realtà il ripiegamento dei corsi è cominciato da diverse sedute. Lo scorso 19 marzo il titolo ha aggiornato i massimi storici a 54,45 euro e da allora ha avviato un ripiegamento che ha tutta l’aria di una riponderazione dei prezzi dopo il rally di inizio mese seguito all’annuncio del piano infrastrutturale tedesco da mezzo miliardo di euro. Per il secondo produttore di cemento della Germania è una grande occasione.

D’altronde anche gli affondi di queste ore, in chiusura di ottava, sono da considerare con attenzione. I minimi citati a 45,54 hanno violato i supporti statici di quota 46,38 (top del 18 febbraio) e la media mobile esponenziale a 50 sedute in transito a 46,15. Si sono arrestati sulla trendline rialzista in forza dal 14 gennaio. Per ora sembra tenere.

Buzzi, un 2024 sfidante, con cambiamenti di perimetro e difesa dei margini

I dati di Buzzi meritano comunque attenzione, anche perché quarto trimestre dell’anno ha registrato importanti variazioni di perimetro come la cessione delle attività ucraine e l’acquisto del rimanente 50% della joint venture in Brasile.

Il gruppo di Casale Monferrato ha chiuso il 2024 con ricavi consolidati sostanzialmente stabili a 4,313 miliardi di euro (-0,7%). Il dato è considerato a perimetro e tassi costanti, le modifiche di perimetro hanno rimpolpato il giro d’affari di 58,1 milioni, i cambi hanno sottratto 34 milioni (soprattutto rublo, corona ceca e hryvnia ucraina).

I prezzi di vendita in crescita in Italia e Stati Uniti hanno aiutato: nelle due geografie Buzzi ha fatturato rispettivamente 818 milioni e 1,72 miliardi di euro. Volumi in calo invece nell’Europa centrale dove si registra un -9,7% dei ricavi a 947 milioni.

È andata male la Germania con 792,3 milioni di fatturato (-9,1%) e per questo il dossier tedesco è ancor più significativo.
In recupero invece il cemento nel secondo semestre in Lussemburgo e Paesi Bassi, ma il calcestruzzo preconfezionato ha chiuso comunque un anno difficile con un -23,5% che assorbe anche la cessione delle attività in Francia: in totale 183 milioni di euro (-14,5%).
Fa meglio la complessa geografia dell’Europa Orientale: 173,1 mln in Polonia (+10,8%); 208,5 milioni in Repubblica Ceca e Slovacchia (+1,8%); flette naturalmente l’Ucraina venduta a ottobre (71,3 milioni di euro nel periodo registrato).
In Russia Buzzi ha attività per 346,6 milioni di euro e ha registrato ricavi in crescita del 3,3% a 294 milioni di euro, ma va ricordato che ogni decisione per queste attività è presa – in linea con le sanzioni europee - solo in assemblea, con i relativi vincoli normativi russi.

In Brasile il consolidamento altera un po’ le voci: fatturato annuo a 374 milioni (-5,1%), con impatto della svalutazione del real; nel quarto trimestre le nuove attività (il rimanente 50% della locale joint venture BCPAR da Grupo Ricardo Brennard ha portato Buzzi al 100% di Cimento Nacional) hanno apportato fatturato per 85,8 mln e MOL per 28,5 milioni. La joint venture in Messico ha fatturato 998,3 mln (-2,3%, il riferimento è al 100%).

Buzzi, una importante difesa dei margini

Complessivamente comunque Buzzi è riuscito a controllare i costi: si sono ridotti i costi per le materie prime e altri costi operativi più che bilanciando gli aumenti nei servizi e nei costi del personale: il margine operativo lordo riesce così a crescere del 2,6% a 1,27 miliardi.

Una dinamica che poi si traduce in una crescita del risultato operativo dell’1,7% oltre il miliardo di euro (dopo ammortamenti in crescita).

L’utile prima delle imposte flette però del 4,2% a 1,09 miliardi (cambiamenti di perimetro e altro rendono movimentato questo passaggio).

Infine l’utile netto attribuibile agli azionisti di Buzzi flette da 966 a 942 milioni di euro (-2,5%).

La dinamica dei margini è piuttosto complicata insomma, andrebbe declinata per volumi e pressi, prodotti e geografie, caso per caso. Ma si può accennare che il MOL statunitense è cresciuto del 3,9% a 663,8 milioni e che quello italiano è passato da 175,2 a 196,6 milioni di euro.

Le tensioni della politica internazionale, i dazi, il disaccoppiamento dei tassi proiettano diverse incertezze sull’orizzonte previsionale di Buzzi, che però prevede un miglioramento del residenziale Usa e spunti dal reshoring. Al contrario in Italia l’edilizia residenziale subirà ancora l’impatto della fine degli incentivi, e nell’Europa centrale si spera in una stabilizzazione (ma è difficile immaginare un concreto recupero del mercato delle costruzioni).

Complessivamente quest’anno i volumi non dovrebbero mostrare una grande dinamica. Si agirà sui prezzi per difendere i margini, ma si teme un’inflazione della componente fissa dei costi unitari di produzione, mentre i costi dell’energia avranno un’evoluzione eterogenea.

Buzzi, il dividendo sale a 70 centesimi

Una componente fondamentale degli annunci di oggi di Buzzi resta la politica di remunerazione. C’è una crescita del dividendo del 17% da 60 a 70 centesimi. Se approvato dall’assemblea, il dividendo dovrebbe andare in stacco il 19 maggio ed essere pagato dal 21 maggio. Anche con i ribassi di queste ore il dividend yield si attesta a circa 1,53%, non tantissimo.

Ma da tempo Buzzi ha integrato nella proposta di valore agli azionisti buyback importanti. Il riacquisto dei titoli propri insomma come forma alternativa e integrante della remunerazione. Il consiglio di amministrazione della società del cemento ha deciso di chiedere alla prossima assemblea l’autorizzazione a un buyback fino a 400 milioni di euro. Si tratta di un 4,52% malcontato della capitalizzazione di queste ore, un’altra restituzione rilevante di valore ai soci.

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