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Banche UE affondo e recupero, Santander fa eccezione, Unicredit no

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
8 min

Deutsche Bank manda onde sismiche al settore: è Postbank, ma non solo. Anche BNP arretra dopo dati oltre le attese, come quelli di Unicredit, come quelli del Santander

Banche UE affondo e recupero, Santander fa eccezione, Unicredit no

Oggi le vendite colpiscono con decisione il comparto del credito dopo l’uscita di diverse importanti trimestrali, non sempre negative, anzi. Ma il verdetto del mercato, mentre gli operatori digeriscono i numeri è netto con perdite oltre il punto percentuale in mattinata recuperate a fatica nel primo pomeriggio: l’Euro Stoxx banks torna a 147,82 punti ma durante le prime ore della seduta era scivolato fino a 145,28 punti, allontanando momentaneamente la possibilità di un nuovo test dei massimi di maggio oltre i 149 punti.

Per gli azionisti del settore è solo un piccolo passo indietro per ora: l’indice delle maggiori banche d’Europa guidato da Santander, BNP Paribas, Unicredit e Intesa ha guadagnato il 21,6% da inizio anno e il 30,5% in 12 mesi e sicuramente molti dei dati pubblicati oggi sono l’occasione di prese di profitto più che legittime. Se poi si tratterà dell’avvio di rotazioni di portafoglio con l’avvio dei tagli dei tassi della Bce, è presto per dirlo, per ora il trend è solidamente rialzista e anche i dati concreti delle banche sono molto solidi.

La prima impressione è però che l’epicentro delle perdite trimestrali di Deutsche Bank (-4,48% in queste ore a Francoforte), peraltro in parte annunciate, abbia dato il la a un’ondata di vendite che ha messo in secondo piano i risultati forti di altri gruppi, almeno a inzio seduta.
Unicredit ora recupera lo 0,64% a 39,26 euro, ma ha registrato stamane un affondo a 37,86 euro.

BNP Paribas -0,25%, ma dopo affondi consistenti
BBVA -0,49% a 10,14 euro dopo un minimo a 10,03
Intesa +0,01% a 3,74 dopo un calo a 3,69

Non il Banco Santander però: oltre1,5 punti percentuali di rialzo dalle prime ore, quasi in solitaria, e ora a 4,68 euro che scontano un balzo del 2,55% dopo i dati (oltretutto la banca da sola copre circa l’11,5% dell’Euro Stoxx Banks).

Banche la trimestrale di Unicredit

Cominciamo dall’italiana Unicredit per amor di Patria. La banca di Piazza Gae Aulenti ha battuto il consensus anche nel secondo trimestre di quest’anno e ha alzato la guidance 2024 dei ricavi netti a oltre 23 miliardi di euro confermando quella degli utili netti oltre gli 8,5 miliardi di euro.

I ricavi totali a 6,328 miliardi di euro (+6,1% a/a) hanno battuto con ampio margine le attese di 20 broker che coprono il titolo poste a circa 6 miliardi di euro.

Il margine d’interesse di Unicredit è cresciuto dell’1,9% a/a (-0,4% sul trimestre precedente) a 3,565 mld (consensus 3,512 mld) e le commissioni sono balzate in un anno del 10% a 2,12 miliardi (consensus 2,012 mld). Anche i proventi da negoziazione da 470 milioni (+1,7% a/a, ma -15,8% sul primo trimestre) hanno battuto le stime degli analisti a 405 milioni. Il taglio dei costi operativi dell’1,7% a 2,298 miliardi li porta sotto il consensus a 2,34 mld. Anche il MOL da 4 miliardi (+11%) ha nettamente battuto le attese (3,66 mld). L’utile netto da 2,679 miliardi di euro del gruppo balza del 15,9% ed è anch’esso nettamente sopra le stime dei broker a 2,39 mld.

Anche quest’anno Unicredit prevede di distribuire agli azionisti circa 10 miliardi di euro tra dividendi e buyback (3 mld già pagati in cedole ad aprile, 1,1 mld di buyback già effettuato nel primo trimestre). La banca guidata da Andrea Orcel è alle prese con la riorganizzazione della struttura centrale, con la questione russa (e i relativi chiarimenti in corso con la Bce), con i rischi geopolitici, politici e di tasso. Ha approntato difese (overlay) da 1,7 miliardi di euro in un contesto molto complesso e ora lavora sull’efficienza per la difesa della redditività in un futuro incerto.
Il titolo recupera quindi nel primo pomeriggio dopo i cali, peraltro diffusi sul settore bancario europeo, per i quali l'indiziato numero uno è Deutsche Bank. Ecco perché.

Banche, la trimestrale di Deutsche Bank

Ancora a metà seduta le vendite colpiscono forte Deutsche Bank (-5,27% a 14,85 euro) Sul titolo della banca tedesca che vale oltre 31 miliardi in Borsa contro i 63,8 circa di Unicredit pesano volumi in vendita importanti: gli oltre 16 milioni di pezzi passati mano. L’azione passa ora di mano a 14,85 euro, ma ha toccato anche i 14,356 infrangendo la trendline rialzista in forza dai minimi di ottobre e la media mobile a 100 sedute.

Niente di drammatico, ma di certo una brutta seduta finora. In realtà i ricavi del gruppo da 7,589 miliardi di euro hanno persino battuto il consensus degli analisti posto a 7,439 mld e c’è stato un bel balzo dell’investment bank del 10% a 2,599 miliardi di euro, ma già gli accantonamenti per perdite su crediti da 476 milioni (+19%) sono stati superiori alle attese (432 milioni) e hanno attirato l’attenzione degli analisti.

A spingere però i risultati trimestrali della banca tedesca alle perdite da 143 milioni contro gli utili da 763 milioni di euro è stato altro però: il caso Postbank.

Il rosso era in parte atteso ma limitato a 114 milioni. In realtà lo scorso 26 aprile l’Alta Corte Regionale di Colonia aveva accolto le richieste di alcuni azionisti di Postbank che affermavano che l’opa volontaria di Deutsche Bank del 2010 avrebbe dovuto essere condotta a un prezzo maggiore. Deutsche Bank aveva avvisato il mercato di un impatto dalla decisione e di un ammontare delle richieste di risarcimento da 1,3 miliardi di euro, il titolo aveva perso più dell’8% in Borsa.

In teoria quindi i prezzi avevano già incorporato queste cifre, ma oggi alle conferme è stata aggiunta la stima di perdite su crediti in crescita e oltre le attese e Deutsche Bank ha anche annunciato che per l’intero 2024 sono attesi accantonamenti per perdite su crediti leggermente sopra i 30 punti base, oltre la previsione precedente. Si tratta di un dato molto preoccupante anche perché proprio l’investment banking che è cresciuto del 10% ha registrato da solo 313 milioni di accantonamenti per perdite su crediti (sui 915 totali del primo semestre) e in gran parte le cifre sono dovute alle esposizioni verso il settore immobiliare commerciale da tempo in crisi con l’esplosione dei tassi d’interesse e la crisi di Signa. Deustche Bank aveva tagliato molto presto i legami con l’impero immobiliare di origine austriaca, ma le tensioni sul mattone commerciale trascendono il quasi spettacolare crollo dell’impero di René Benko. Il CFO James von Moltke ha parlato di alleggerimento della situazione, ma ha detto che le pressioni permangono negli Stati Uniti e in Europa.

Il timore insomma che Deutsche Bank stia scontando il rallentamento dell’economia tedesca, manifattura e immobiliare compresi, è concreto.

Non solo, ma il CEO Christian Sewing ha escluso l’ipotesi di un secondo buyback quest’anno e questo per molti investitori è stata una delusione.

Più a sud le cose sono andate molto diversamente però e non solo in Italia.

Banche, la trimestrale di Santander

A metà seduta il Banco Santander, per molti versi la banca più grande d’Europa, segna un rialzo in Borsa del 2,55%. Non tutti i suoi numeri sono in crescita, ma certamente il secondo trimestre è andato bene. Il margine d’interesse in un trimestre è diminuito del 4,2% a 11,474 miliardi (+9% in un anno), ma i ricavi complessivi sono cresciuti dell’1,2% a 15,67 miliardi di euro (+9,55% in un anno). Come a dire che il ribasso dei tassi non fa per niente paura. L’utile operativo netto è cresciuto a 9,30 miliardi (+16% a/a) e l’utile della capogruppo è cresciuto a doppia cifra a 3,207 miliardi di euro (+20% a/a e +12,4% sul trimestre precedente). ROTE balzato al 16,8% Dati molto forti insomma nonostante qualche debolezza nel margine d’interesse con spunti brillanti dalle commissioni, specialmente in Spagna e negli Stati Uniti (come nota Jefferies) e buone performance nel retail, nel digital e nell’insurance.

Banche, la trimestrale di BNP Paribas

A Parigi, infine le cose vanno peggio. Nel primo pomeriggio il titolo di BNP Paribas perde ancora lo 0,25% a 64,53 euro, nonostante dati superiori alle attese e in crescita, ma ha toccato stamane i 62,9. I dati della banca francese sono stati meno brillanti di quelli di alcuni competitor. I ricavi sono cresciuti del 3,9% a 12,27 miliardi, con un’ottima performance anche in questo caso del Corporate Investment Banking (+12,1%). L’utile operativo trimestrale è cresciuto a 5,09 mld (+3,4%), l’utile netto a 3,395 mld (+1,6%). L’utile per azione è cresciuto dell’8,1% a 2,81 euro, ben oltre il consensus posto da LSEG a 2,46 euro. Bloomberg ha evidenziato che per la prima volta i trader dell’equity di BNP hanno battuto i colleghi del fixed-income. La banca francese che contende con il Santander il primo posto tra le banche europee ha però registrato un forte calo nel margine d’interesse (-11%) nella divisione della banca commerciale che ha occultato le ottime performance del trading. Un’altra nota dolente è stata la cresciuta del costo del rischio a 752 milioni di euro. Dettagli in un conto economico per molti versi brillante come quello di BNP Paribas.

In definitiva le banche europee non sono andate male, anzi in molti casi sono andate bene e meglio delle attese. Ma il mercato oggi ha preferito prendere beneficio dopo i rialzi consistenti e giustificati degli ultimi mesi. C’è già chi avverte sui rischi cresciuti per Deutsche Bank e per BNP Paribas e paventa una trasmissione al settore del rallentamento economico europeo. Ma per ora i numeri in questa direzione sarebbero francamente forzati, perché in molti altri casi, come in Italia e in Spagna, le cifre raccontano un’altra storia.