Si può cacciare il marito o la moglie di casa? Ecco cosa dice la Legge

di Valentina Zappalà pubblicato:
3 min

Accade molto frequentemente: a seguito di un litigio con il partner, ci si domanda se è possibile cacciare di casa il marito o la moglie. La questione non è affatto semplice, scopriamo quindi cosa dice la Legge italiana.

Si può cacciare il marito o la moglie di casa? Ecco cosa dice la Legge

Le dinamiche coniugali e matrimoniali possono essere complesse e, in alcuni casi, sfociare in situazioni delicate che si concludono con l’allontanamento di uno dei due coniugi di casa. Ma si può cacciare il marito (o la moglie) di casa, soprattutto in presenza di gravi offese e situazioni spiacevoli?

Sebbene, dopo una lite molto accesa, accada di frequente che uno dei due partner decida di allontanare l’altro dall’abitazione coniugale, la situazione non è affatto semplice.

Nessuno desidera trovarsi in una condizione simile, ma è essenziale conoscere i propri diritti e le leggi che ne regolamentano la tutela, nel caso in cui si verifichi un conflitto all'interno del matrimonio.

Cerchiamo dunque cosa dice la Legge in merito all’allontanamento del coniuge, che sia il marito o la moglie, da casa.

Si può cacciare il marito o la moglie di casa? Ecco cosa dice la Legge

Le cause che possono condurre alla decisione di cacciare il proprio marito o la propria moglie di casa possono essere diverse. Il risultato è che sono ad oggi moltissime le coppie che decidono di compiere questo gesto estremo.

Il partner offeso pretende l’allontanamento della controparte e, di solito, quest’ultima accetta di lasciare l’abitazione, complice anche il senso di colpa.

Non sono in molti a sapere, però, che la Legge italiana interviene a difendere il coniuge che è stato allontanato dalla casa coniugale.

Detto altrimenti, anche in presenza di fatti gravi come un eventuale tradimento, non si può cacciare il marito di casa. E, allo stesso modo, non è possibile neppure cacciare la moglie dalla casa coniugale se il matrimonio è ancora regolarmente sottoscritto.

Nel caso in cui questo avvenga, il coniuge allontanato può sporgere denuncia, accusando il partner di violenza privata, così come stabilito dalla Legge.

Quando il marito (o la moglie) può essere cacciato di casa

Questo significa che, anche nel caso in cui il litigio sia particolarmente acceso e pur in presenza di opinioni inconciliabili, non è possibile allontanare il marito o la moglie di casa.

L’allontanamento del coniuge deve essere infatti deciso ufficialmente da un giudice, mediante apposito provvedimento.

In sostanza, quando chiamato a decidere, il giudice assegna la casa coniugale ad uno dei due coniugi, allontanando di fatto l’altro.

Solo in presenza di provvedimento giudiziario si può dunque cacciare il marito o la moglie di casa. Generalmente, il tetto coniugale viene assegnato a chi si occuperà del collocamento della prole: colui o colei, cioè, con cui i figli della coppia andranno a vivere.

Si può cacciare il marito o la moglie di casa? Ecco cosa dice la Legge

Il marito o la moglie non possono poi essere cacciati se la casa viene suddivisa dopo accordo tra i due coniugi a seguito di una sentenza di separazione.

Qualora i due coniugi non riuscissero ad accordarsi sul futuro della proprietà immobiliare appartenente ad entrambi, il giudice disporrà la vendita della casa e la suddivisione del ricavato tra i due ex.

Quando si può cacciare il coniuge di casa: le eccezioni

Quanto detto fino ad ora prevede comunque delle eccezioni. Il coniuge può essere cacciato di casa senza previa sentenza del giudice nel caso in cui la proprietà dell’immobile sia di un solo partner, sarà questo a detenerne il possesso e a poterne disporre come meglio crede.

Questa evenienza si verifica anche nel caso in cui il l’immobile non sia in proprietà, ma in affitto.

C’è infine una seconda eccezione, per la quale è previsto l’allontanamento del marito o della moglie dalla casa coniugale. In caso di violenza domestica, la vittima può cacciare il partner da casa per legittima difesa. Dovrà poi richiedere al tribunale un ordine di protezione per formalizzare il lecito allontanamento.