FTAOnline

Nexi, voci di offerta che incoraggiano i corsi

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
4 min

F2i propone 800 milioni per la rete interbancaria della società, ma riceve un primo no. I lavori proseguono. Ecco i numeri, ecco lo scenario

Nexi, voci di offerta che incoraggiano i corsi

Seduta brillante per Nexi dopo i rumors riportati oggi dal Corriere della Sera. L’azione del protagonista italiano dei pagamenti digitali segna un rialzo del 4,53% a 7,38 euro dopo un allungo a 7,45. E’ il miglior titolo del Ftse Mib in queste ore. Cosa è successo?

Nexi, offerta da 800 milioni per la rete interbancaria

Il quotidiano di via Solferino ha rivelato oggi che F2i, il fondo infrastrutturale guidato dal dinamico amministratore delegato Renato Ravanelli, ha offerto ben 800 milioni di euro (earn-out inclusi) per la rete interbancaria di Nexi.

Si tratta sostanzialmente di cavi per ben 208 mila chilometri che permettono alle banche, alle Poste, a Banca d’Italia “di regolare i rapporti di dare e avere generati dalle transazioni dei clienti”. Ci sarebbero dentro anche attività di compensazione nazionali e internazionali. Senza girarci attorno, è praticamente un’infrastruttura strategica, quindi soggetta al golden power del governo.

Il Corriere aggiunge che a una prima analisi l’offerta sarebbe stata bocciata (“inadeguata”).

Ma al lavoro sarebbero consulenti di primo piano come Bank of America, Rothschild e KPMG dal lato di Nexi e Intesa dal lato di F2i. I confronti quindi proseguono e potrebbero approdare alla cessione, magari a prezzi più alti.

Ma stiamo sui soldi.

Nexi, i numeri dell’operazione

I dati precisi della rete interbancaria (RNI) nei bilanci di Nexi non ci sono, ma si sa che fa parte della divisione Digital Banking Solutions.

Nexi infatti opera con tre divisioni: Merchant Solutions, Issuing Solutions e appunto Digital Banking Solutions.

La Digital Banking Solutions fa diverse cose, compresa la gestione di sportelli bancomat, e comprende anche la rete RNI. La Digital Banking Solutions nei primi nove mesi del 2023 ha registrato ricavi per 268,7 milioni di euro pari all’11% circa dei ricavi ed è anche cresciuta meno in termini di fatturato rispetto alle altre unit (+1,3% nell’anno, contro il +7,0% dell’intero gruppo).
La logica dell’operazione potrebbe quindi essere quella di vendere questo asset “più lento” per ottenere risorse da impiegare in altre partite più profittevoli.

Fare i calcoli sul valore degli asset è però difficile, non si hanno tutte le informazioni. Si può notare che il consensus prevede che il 2023 si sia chiuso con ricavi della Digital Banking Solutions in calo a 379 milioni, se la divisione conservasse la marginalità del 2022, l’ebitda dovrebbe essere appena inferiore ai 140 milioni di euro. Ma non tutto l’Ebitda della divisione Digital Banking Solutions viene dalla rete RNI. Attualmente l’EV/EBITDA dell’intero gruppo Nexi è superiore a 11x, ma va detto che si parla comunque di asset infrastrutturali strategici soggetti a golden power.

Ci sono però da fare altre considerazioni.

Nexi, l’offerta dibattuta e gli altri dossier

La vendita di 208 mila chilometri di cavi che ospitano dati essenziali per le transazioni finanziarie italiane può avere un senso nella ricerca di risorse per l’apertura di altri dossier più profittevoli, ma ha naturalmente anche un forte senso industriale.

Lo stesso Corriere della Sera lo sottolinea: si tratterebbe di smontare quell’infrastruttura da Nexi e quindi in qualche mondo di fare un passo indietro rispetto al percorso di crescita integrata che proprio la Cassa Depositi e Prestiti ha portato avanti sponsorizzando la fusione tra Nexi e SIA.

Va detto che il mondo globale dei pagamenti digitali è sempre più affollato, dinamico e imprevedibile, che in questa fase di maturazione la concorrenza soffoca i margini, che si tratta di un gioco molto complicato, ma va anche ricordato che il titolo di Nexi ha avviato soltanto lo scorso autunno il recupero dai minimi storici di ottobre a 5,01 euro, livelli cui era arrivato dopo un lungo calo di oltre il 74% dall’estate 2021 in poi. Bisogna insomma rivedere qualcosa nel business.

Il ruolo di CDP sarà importante. Con il 13,5% del capitale la Cassa è il secondo socio del gruppo dopo i soci Nets, ossia Evergood H&F (19,9%), Eagle (6%) e AB Europe/Neptune (4% complessivo). Ci sarebbe poi da considerare il 3,54% di Poste.

Ci sono soprattutto i numeri del gruppo e le operazioni in gioco da finanziare. A fine settembre Nexi aveva una posizione finanziaria netta in miglioramento a 5,35 miliardi di euro circa (il debito lordo era di 7,22 mld), con un rapporto PFN/EBITDA in calo a 3,1x (con sinergie run-rate a 2,8x). A fine 2022 il patrimonio netto del gruppo era di ben 12,2 miliardi.

Quanto ai dossier, secondo i rumors Nexi compete con Worldline, Bcc Pay e Market Pay per l’acquisizione delle attività di pagamento digitale di Credem. Si tratterebbe di 25 mila Pos con 2,2 miliardi di transazioni che potrebbero valere tra i 70 e i 100 milioni di euro.

Nexi sarebbe inoltre in gara con Worldline anche per il merchant di Cassa Centrale Banca: 135 mila Pos del valore forse di 150 o 200 milioni di euro.

Ci sono insomma tanti fronti e forse qualche risorsa in più può fare comodo. Ma deve valerne la pena.

Argomenti

Nexi