Lusso in calo in Europa, segnali debolezza da Richemont e Cina spostano su questo settore le vendite oggi
pubblicato:Pesa la riduzione a un terzo dell'utile di Richemont (soprattutto per colpa di YNAP) e anche il nuovo stimolo cinese sembra mancare di nuovo il bersaglio, ma il mercato UE sembra comunque pronto a vendere in questa fase
Oggi è il lusso a guidare la gara al ribasso dei maggiori listini azionari del vecchio Continente. Fra i peggiori titoli dell’Euro Stoxx 50 si segnalano infatti in queste ore Kering (-6,21%), Hermes (-3,48%) ed LVMH (-3,51%).
A Milano Moncler cede un pesante 4,38%, Brunello Cucinelli il 2,75%, Ferragamo il 3,29%, Aeffe il 4,50%.
Una debacle accorata insomma, ma l’epicentro sembra in Svizzera, dove il colosso del lusso Richemont (Buccellati, Cartier, Piaget, Chloé, Montblac…) segna un pesante ribasso del 4,27% dopo la pubblicazione dei dati del primo semestre 2024.
Dati in calo che alimentano il pessimismo di mercati europei che in queste sedute virano agevolmente al ribasso e che sul lusso da mesi alle prese con la debolezza della domanda cinese e globale trovano un facile sfogo.
Lusso, un mercato europeo pronto a vendere
Il contesto generale dell’azionario europeo è quello di alleggerimento delle posizioni che è partito già prima delle elezioni Usa, ma che, complici la crisi economico-politica tedesca e i drammi di un pilastro del settore manifatturiero come l’automotive, ha trovato nell’elezione di Trump un catalizzatore importante delle tensioni.
Un rapido sguardo ai grafici mostra infatti che i maggiori indici europei nell’ultimo mese e mezzo hanno tutti rotto al ribasso le tendenze rialziste impostate dai minimi dello scossone estivo. Tra il 3 ottobre e il 6 novembre si sono infatti accumulate le rotture di queste trendline: il Cac 40 per primo (3 ottobre), poi l'Euro Stoxx 50 (16 ottobre), poi il Dax (30 ottobre) e poi il Ftse mib (sostanzialmente il 6 novembre con le elezioni)... Il repricing europeo insomma non è soltanto una novità elettorale.
Prima di entrare nel merito di Richemont poi bisogna ricordare la questione cinese.
Lusso, i nuovi stimoli cinesi deludono
Una delle notizie del giorno e dei motori dei ribassi di queste sedute è infatti l’atteso annuncio delle nuove misure di sostegno all’economia della Repubblica Popolare. Il ministro delle Finance Lan Fo’an ha infatti annunciato un impiego attivo del deficit l’anno prossimo. In pratica sarebbe un piano da ben 10 trilioni di yuan, pari a circa 1.400 miliardi di dollari, teso a consolidare il debito “nascosto” dei governi locali tramite degli swap. In particolare il South China Morning Post ha così riassunto le indicazioni del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo: aumento di 6 trilioni di yuan in tre anni della quota per speciali bond locali tesi a recuperare il “debito nascosto”; swap da 4 trilioni di yuan per il debito nascosto fino al 2028, conferma di 2 trilioni di “debito nascosto” per la ricostruzione nelle aree urbane più disagiate.
La situazione del debito dei governi locali cinesi sembra essere molto peggiore delle attese con circa 14,3 trilioni di yuan (quasi due trilioni di dollari) a fine 2023 secondo lo stesso Lan che però ha anche posto l’obiettivo di un taglio di questa cifra a 2,3 trilioni di yuan entro il 2028. Visto che il Pil cinese di fine 2023 era di 126 trilioni di yuan circa, il solo debito dei governi locali cinesi alla fine dello scorso anno era quindi pari all’11,3% circa del Pil.
Ma quel che probabilmente piace meno ai mercati è l’assenza ancora una volta di misure di stimolo dei consumi, che potrebbero tradursi anche in una maggiore domanda interna in parte a favore delle multinazionali internazionali. Su questo fronte però Xi Jinping sembra deciso a evitare misure di stimolo diretto. Da luglio a settembre il Pil è cresciuto del 4,6% e in vista della fine dell’anno sembra sempre più dubbio il raggiungimento del +5% degli obiettivi governativi.
Di certo le ultime contrattazioni degli indici asiatici mostrano un pesante calo dell’Hang Seng (-1,07%), l’indice di Hong Kong dove si sono riuniti i massimi organi della politica cinese che hanno discusso anche le nuove prospettive derivanti dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. In rosso anche l’indice di Shanghai (-0,53%).
Lusso, cattivi dati da Richemont
In questo contesto in Europa sono usciti i deludenti dati di Richemont: vendite in calo dell’1% a 10,07 miliardi nel semestre al 30 settembre 2024, utile operativo in crollo del 17% a 2,206 mld. Ma è la bottom line del conto economico la peggiore perché l’utile netto si riduce a un terzo, passando da 1,5 miliardi a 457 milioni di euro a seguito della perdita da 1,3 miliardi di euro collegata alla svalutazione di YNAP. Su questo fronte Richemont ha siglato un accordo vincolante il 7 ottobre in base al quale Mytheresa comprerà il 100% di YNAP con una posizione di cassa di 555 milioni e senza debito finanziario e in cambio Richemont otterrà il 33% della stessa Mytheresa.
Ma ci sono anche altre perplessità sul colosso della gioielleria, infatti la società ha dichiarato di non avere in mente aumenti di prezzi nonostante i forti rialzi dell’oro, potrebbero quindi registrarsi cali importanti dei margini.
Di certo oggi, fra malumori cinesi e segnali di debolezza dall’industria, sembra la volta dei ribassi del lusso.