Alphabet/Google annuncia 12 mila licenziamenti
pubblicato:È solo l’ultima cattiva notizia sul lavoro nel tech, sarebbero più di 150 mila i licenziamenti già visti lo scorso anno e i grandi del settore come Microsoft e Amazon sembrano ormai fare a gara a chi licenzia di più. Fine di un’epoca?
Quando nel 2015 Larry Page annunciò la nomina di Sundar Pichai ad amministratore delegato di Google disse: “Sundar ha detto, per un certo tempo ormai, le cose che io vorrei aver detto (e qualche volta meglio!) ed è stato bellissimo lavorare insieme”. Sicuramente oggi che Pichai annuncia 12 mila licenziamenti, circa il 6% del personale del gruppo, Page non vorrebbe essere al suo posto.
Ma una lettera ai futuri ex dipendenti USA coinvolti è già partita. Per gli altri Paesi c’è da aspettare il confronto con i sindacati, che contano ancora qualcosa da qualche parte.
Nei primi nove mesi del 2022 Alphabet ha registrato ricavi da 206,7 miliardi di dollari e un utile da 46,34 miliardi, il giro d’affari è volato del 13,4% e l’utile è crollato del 16,3%
“Deeply sorry for that”, Sundar ha annunciato che molte assunzioni, per cui il gruppo a volte ha persino lottato, sono state compiute in uno scenario diverso da quello di oggi. “Sono convinto che ci siano grandi opportunità di fronte a noi, grazie alla forza della nostra mission, al valore dei nostri prodotti e servizi, ai nostri precoci investimenti nell’intelligenza artificiale. Per cogliere appieno queste opportunità, dobbiamo compiere delle dure scelte.
Così abbiamo condotto una revisione rigorosa e trasversale rispetto a tutte le aree di prodotto e alle funzioni per assicurare che le nostre persone e i nostri ruoli siano in linea con le maggiori priorità della società. I ruoli che stiamo eliminando riflettono i risultati di questa review”.
Google, come tratteranno i prossimi ex dipendenti USA
Negli Stati Uniti al personale in uscita sarà garantito lo stipendio durante il periodo di preavviso (almeno 60 giorni), un trattamento di fine rapporto che parte da 16 settimane di paga (4 mesi) più 2 settimane per ogni anno lavorato in Google e accelereremo di almeno 16 settimane il vesting delle azioni di Google (la maturazione delle stock option in parole relativamente più semplici); il pagamento dei bonus 2022 e delle ferie residue; l’offerta di 6 mesi di copertura sanitaria, di servizi di collocamento, di supporto sull’immigrazione per chi ne avesse bisogno.
Per gli Stati Uniti non è forse neanche male, ma di certo ci saranno polemiche. Fuori dagli Stati Uniti si vedrà caso per caso.
Anche i conti di Google sicuramente risentiranno dell’impatto di costi del personale in uscita una tantum così imponenti, ma quel che lascia perplessi è la difficoltà strategica che emerge evidentemente dall’attuale scenario, come possono essere state scelte male 12 mila competenze? Ma forse alla fine è solo una questione di margini in calo, di investimenti diversi da quelli previsti, di adattamento, forse persino di crisi.
Google, ondata di licenziamenti, la fine di un’epoca?
In ogni caso il colpo sarà duro e conferma quella implosione lavorativa nel mondo tecnologico statunitense in atto da mesi. La fine di un’epoca per certi versi, del periodo in cui si vedevano i neoassunti giocare ai videogiochi durante le pause in strutture brillanti e accoglienti che facevano sognare i lavoratori di mezzo mondo. “Saranno nerd, ma se la spassano”, mormorava qualche cascame degli anni ’80.
Adesso forse il mondo si chiede cosa resti, se anche i supergeni del computer perdono il posto da un giorno all’altro. Ovviamente i masters of the universe del big tech hanno alimentato miti e leggende non sempre onesti su un mondo che non è stato mai tenero.
Le biografie di simboli come Steve Jobs o Bill Gates lasciano qua e là emergere una crudezza del business per niente innovativa fieramente trasportata anche nel mondo dei chip e dei software senza troppi rimpianti. Soltanto con un’aria da guru che permetteva con una nebbiolina zen di confondere una lotta senza quartiere fra monopoli emergenti, domini asfissianti e poca memoria per i compagni di ieri lasciati indietro, in the dust. Ma questa è un’altra storia.
Quella di oggi è che il Wall Street Journal ricorda che ai 12 mila neodisoccupati di Google si aggiungono 10 mila di Microsoft e addirittura 18 mila in Amazon. Il sito layoffs.fyi ha contato 154.843 licenziamenti lo scorso anno in 1030 compagnie tecnologiche e già ne prevede oltre 38 mila quest’anno.
All’avvio delle negoziazioni l’azione di Google balza del 3,52%: costi in meno, forse più utili per gli azionisti e gli investitori. Domani torneranno a parlare anche di sostenibilità.
Sundar Pichai, il CEO di Google e Alphabet che convinse i mitologici Larry Page e Sergey Brin a lanciare il browser di casa, prima di diventare amministratore delegato di Google era già ritenuto un product manager superstar.
Ha concluso l’annuncio con una sensibilità che non riesce ad apparire pelosa: “Sono sicuro che avete molte domande su cosa faremo ora. Stiamo organizzando un incontro comune per lunedì. Controllate il vostro calendario per il dettaglio. Fino ad allora, per favore prendetevi cura di voi stessi mentre assorbite le dure novità. Per questo, se state per cominciare la giornata di lavoro, sentitevi liberi di lavorare da casa oggi”.