Comal, protagonisti del fotovoltaico italiano

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Al Next Gems 2024 la società conferma una fase di forte crescita: il valore della produzione supera i 123 milioni nel primo semestre e il portafoglio ordini raggiunge i 348 milioni

Comal, protagonisti del fotovoltaico italiano

In Italia più della metà degli impianti fotovoltaici utility scale (sopra i 20 MW) fa riferimento a Comal, che è quindi leader di settore e punto di riferimento per la transizione energetica del Bel Paese. Gli ambiziosi obiettivi europei e i target del PNRR hanno impresso un’accelerazione importante a un business già vivace, ma si confrontano anche con diverse sfide.
In occasione del Next Gems 2024 abbiamo incontrato il consigliere di amministrazione e azionista del gruppo Fabio Rubeo.

“Viviamo sicuramente una fase di forte crescita, persino impetuosa per certi versi. Nel primo semestre di quest’anno il valore della produzione di Comal ha fatto un balzo del 163% a 123,7 milioni di euro, l’ebitda è aumentato del 122% a 9,3 milioni, l’utile netto si è moltiplicato da 1,6 a 4,3 milioni.
Registravamo alla fine del semestre un portafoglio ordini da 348 milioni (di recente è stato annunciato un nuovo contratto da 32,2 milioni di euro, ndr) e quindi guardiamo con estremo ottimismo al futuro e confermiamo le prospettive di una crescita importante anche nei prossimi anni”.

Una fase di sviluppo così importante comporta sicuramente anche delle sfide gestionali, come il finanziamento di un capitale circolante da 52 milioni, come le affrontate?

“Controllare flussi così impetuosi sarà sicuramente una prova importante nei prossimi anni, ma i nostri margini dimostrano già oggi che riusciamo a controllare questi tassi di crescita e il mercato ci ha confermato la sua fiducia. Reperiremo senz’altro le risorse necessarie ad alimentare il nostro sviluppo organico e senza fare ricorso ad aumento di capitale. Anche quello recente da quasi 5 milioni di euro si inserisce in sostanza nel bando del PNRR “Next Appennino” ed è stato in pratica un requisito richiesto da Invitalia. Ci aiuta però a sviluppare ulteriormente il presidio della filiera che è una nostra direttiva strategica”.

Fa parte di quell’internalizzazione di processi produttivi cui accennate nelle vostre comunicazioni?

“È collegato, sì. Noi oggi presidiamo gli anelli più pregiati della catena di valore, i sun tracker, i “tracciatori solari” che orientano i pannelli, inseguendo il sole e aumentando l’efficienza dei pannelli anche del 16%, e le cabine di trasformazione (la rete va a corrente alternata, ma le rinnovabili producono in continua, ndr).
Le parti “critiche”, dalle schede ai firmware, sono già nostre o di origine europea.
Le altre componenti delle centrali fotovoltaiche sono ormai delle commodity, la sovraproduzione cinese di pannelli solari rende i margini irrisori. I prezzi cresceranno nel tempo, ma per ora non conviene investire in questa direzione. Così come sarebbe troppo complesso investire nei cavi di rame.
In un’ottica di rafforzamento lungo la filiera comunque la fabbrica di pannelli dell’Aquila da 0,5 GW ci aiuterà monitorare da vicino anche queste componenti. La produzione dell’Aquila e quelle a Montalto di Castro per noi hanno un valore strategico anche in un’ottica di controllo della filiera.

Realizzare un impianto utility-scale in grid parity richiede infatti una perfetta coordinazione della logistica. Bisogna avere le componenti giuste al momento giusto e quindi controllare a diversi livelli il processo produttivo rafforza quel vantaggio competitivo che già caratterizza la completezza della nostra offerta.

Oltretutto il mercato cresce a tassi impressionanti: fino a pochi anni fa un impianto fotovoltaico da 5 MW era ritenuto importante; oggi vediamo impianti da 100 MW e persino da 175 MW. Ne stiamo realizzando uno per Enel nel Lazio. Attualmente abbiamo in lavorazione tre campi fotovoltaici da oltre 100 MW. Sono dimensioni impressionanti rispetto a pochi anni fa”.

Nei primi 8 mesi del 2024 è entrata in esercizio in Italia capacità fotovoltaica per 4,35 GW (dati Terna), in accelerazione sul dato già in crescita di 3,12 GW di un anno prima. Oggi è sono installati in Italia circa 34,6 GW “solari”, ma gli obiettivi del PNIEC aggiornato sfiorano al 2030 gli 80 GW. Pensate che siano obiettivi raggiungibili?

“Il mercato cresce a un ritmo molto sostenuto e anche il nostro portafoglio ordini e la forza della domanda che registriamo sul mercato ci confermano l’impressione di una fase d’oro del settore. Forse però gli obiettivi europei sono troppo ambiziosi su questo fronte”.

Il costo dell’energia è un problema importantissimo per la competitività industriale italiana ed europea, ma il rapporto Draghi denuncia l’ancoraggio dei prezzi dell’elettricità in Europa al costo del gas. Oggi è più caro delle rinnovabili, ma garantisce quella capacità marginale necessaria a coprire tutta la domanda. Come se ne esce secondo lei?

“Con lo storage, con la conservazione dell’energia, non solo con le batterie, ma anche con la gravità, come già avviene oggi con i pompaggi delle dighe e poi con altri vettori, come l’idrogeno o l’idrometano. Aggiungendo capacità si possono gestire meglio i prezzi.
Ma noi non siamo esposti su questo fronte perché siamo legati direttamente dai contratti di fornitura degli impianti alle grandi multiutility o ai grandi fondi che investono nel fotovoltaico.
In ogni caso il mercato dovrà confrontarsi con una fortissima crescita della domanda di energia per l’elettrificazione dei trasporti, dei consumi, per i data server e così via. Per noi rappresenta naturalmente un forte driver di crescita”.

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