Caro bollette, in questi casi l’aumento è illegittimo: ecco come contestarlo
pubblicato:Con l'Articolo 3 del Decreto Aiuti Bis, sono stati individuati i casi in cui gli aumenti ai prezzi delle utenze sono illegittimi. L'esecutivo ha voluto in questo modo sostenere gli italiani alle prese col caro bollette. Ecco quali sono i casi di illegittimità e come agire per evitare aumenti illeciti.
Quello del caro bollette è un problema spinoso che, al momento, affligge tutti gli italiani. Eppure, l’aumento dei prezzi delle utenze è stato soggetto a delle limitazioni da parte del Governo.
Il Decreto Aiuti Bis ha infatti disposto dei limiti alle variazioni e, dunque, agli aumenti nel prezzo delle utenze fino al mese di maggio del prossimo anno.
Ci sono, dunque, dei casi in cui il caro bollette deriva da aumenti illegittimi. Scopriamo subito quali sono i casi specifici in cui le utenze non possono aumentare e come comportarsi. È infatti possibile aprire una contestazione contro l’aumento in questione.
Caro bollette, in questi casi l’aumento è illegittimo: ecco come contestarlo
L’ex Governo Draghi ha stabilito degli specifici casi in cui l’aumento dei prezzi è illegittimo. Tali casi sono stati individuati per cercare di aiutare concretamente gli italiani alle prese col caro bollette.
Di fatto, il Decreto Aiuti Bis rende illegittime le modifiche unilaterali ai contratti, sia quelli legati all’energia elettrica, sia quelli del gas.
Sia ARERA (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) che AGCM (ossia l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) sono intervenute in merito. Le due Autorità hanno provveduto ad individuare le rimodulazioni che possono essere considerate illegittime, in accordo col DL Aiuti Bis.
Con "rimodulazioni" intendiamo tutte quelle modifiche in cui è il fornitore dell’utenza a modificare il contratto già stipulato. Modifiche che, di solito, prevedono un aumento alla fornitura.
Secondo quanto disposto dal DL Aiuti Bis, però, tali rimodulazioni non possono avvenire fino al 30 aprile 2023. Anche qualora il contratto stipulato permetta delle modifiche unilaterali: una regola introdotta per contrastare il caro bollette.
In caso di rimodulazione, l’utente riceve una comunicazione da parte del fornitore stesso. Qualora decida di non compiere alcuna azione, si viene a configurare una sorta di tacita accettazione dei nuovi termini del contratto.
Eppure, c’è un modo per contestare l’aumento illegittimo ed il conseguente caro bollette. Basta recedere il contratto: in questo caso, dato che la recessione dell’utenza deriva da modifiche contrattuali unilaterali, l’utente non incorre in alcuna penale.
Qualora l’utente riceva comunicazioni di aumenti alle utenze, bisogna innanzitutto inviare un reclamo al fornitore. Nel reclamo, bisogna far presente che l’aumento è illegittimo, secondo quanto disposto dal DL Aiuti Bis (Art. 3) per contrastare il caro bollette.
Aumenti illegittimi alle utenze: attenzione al tipo contratto
Ovviamente, le novità introdotte dal DL Aiuti Bis per contrastare il caro bollette e impedire gli aumenti illegittimi non sono valide per ogni contratto.
L’illegittimità scatta soltanto per alcune tipologie di utenze, quali quelle legate ai contratti in mercato libero con offerta a prezzo bloccato.
Per i contratti che rientrano nell’ambito del mercato libero abbiamo invece due casi.
Se l’aumento riguarda la quota fissa, allora è illegittimo.
Nel caso di aumenti che, invece, dipendono dalla variazione dei prezzi di mercato, allora la maggiorazione è legittima e non può essere contestata.
Le rimodulazioni unilaterali sono pienamente legittime, indipendentemente dal caro bollette in atto, anche per i contratti in mercato tutelato.
Un discorso analogo può essere fatto per i contratti con prezzo bloccato a tempo. Il blocco dei prezzi è infatti temporaneo, cosa che rende legittimi eventuali aumenti.
Per concludere, ricordiamo agli interessati che la richiesta di risoluzione del contratto, nei casi in cui l’aumento risulti illegittimo, non conclude la fornitura.
Il provider attiverà un servizio di ultima istanza, ossia un servizio che, per gli utenti, di solito non è conveniente.
Per la risoluzione definitiva ci sarà bisogno dell’intervento di un giudice.