La Bce taglia dello 0,25%, Lagarde rassicura, ma tiene libere le mani
pubblicato:Arriva il terzo taglio dei tassi. L'Inflazione? Sotto controllo. La crescita? Nessun pericolo di recessione. Ma su entrambi fronti c'è stato qualche segnale più brutto del previsto e la banca centrale lascia aperte tutte le opzioni per i prossimi meeting
Well on track. Sul giusto percorso. La prima precisazione della presidente della BCE Christine Lagarde oggi è stata ovviamente sull’inflazione. Il percorso di riduzione dell’inflazione verso l’obiettivo del 2% è sul binario giusto.
Quando stamane l’Eurostat ha limato all’1,7% l’inflazione di settembre, ben sotto il target del 2% dell’Eurotower, in molti si sono chiesti di nuovo se la BCE non fosse rimasta indietro.
Se l’obiettivo è al 2% e siamo all’1,7% perché non tagliare più in fretta?
Non c’è il rischio di comprimere un’economia europea già fragile, con Germania in recessione e Francia alle prese con problemi fiscali?
Gran parte della conferenza stampa di oggi della BCE è stata focalizzata su questo dilemma. Un problema monetario ed economico, ma anche di credibilità, quindi di autorevolezza ed efficacia. Ma la Lagarde ha tenuto la posizione.
Bce, un taglio di 25 punti base come da attese
La decisione di un taglio di un quarto di punto, 25 punti base in meno che portano il tasso sui depositi al 3,25% (e a catena il tasso di rifinanziamento al 3,40% e quello marginale al 3,65%) era scontata, forse inevitabile.
Un taglio più profondo di 50 punti base - pure invocato da alcuni - avrebbe minato la credibilità della BCE. Ma forse si potevano mandare altri segnali al mercato, delle aperture maggiori.
“Il processo disinflazionistico è ben avviato”.
Stiamo procedendo bene. Non siamo ancora al punto in cui è garantita una convergenza sostenibile nel medio termine verso l’obiettivo del 2%, ma il nostro lavoro funziona e manterremo i tassi su livelli restrittivi per tutto il tempo necessario. Insomma la strategia non si cambia, funziona così e la decisione di oggi è stata unanime.
Certo l’inflazione di settembre è scesa all’1,7%, i minimi dall’aprile 2021, ma i prezzi dell’energia sono diminuiti del 6,1% e l’inflazione degli alimentari è cresciuta del 2,4% Al contempo l’inflazione dei servizi è scesa, ma resta al 3,9%
Ci sono– argomenta la BCE – ancora incertezze: l’inflazione domestica europea è ancora elevata e le pressioni al rialzo dai salari restano elevate nell’Eurozona. La crescita dei salari contrattualizzati rimarrà elevata e volatile per il resto dell’anno, con modifiche in vista.
Secondo la BCE l’inflazione risalirà nei prossimi mesi, in parte anche perché l’energia si stabilizzerà. Poi dovrebbe diminuire e quindi raggiungere l’obiettivo il prossimo anno.
Insomma tutto sotto controllo.
BCE, nessuna recessione in vista
Un segnale interessante dalla conferenza stampa della BCE di oggi è giunto sul fronte della crescita. Con il rallentamento dell’economia e dei PMI dell’Eurozona in corso, molti temono che la contrazione delle attività europee vada troppo oltre. Fino alla recessione che è già una realtà in Germania. E ovviamente sul banco degli imputati salirebbero anche i tassi elevati della BCE.
Ma oggi Christine Lagarde ha smentito questo scenario con una dichiarazione precisa: tutti i dati in nostro possesso ci dicono che non c’è una recessione in vista. Insomma l’economia dell’Eurozona tiene, secondo l’Eurotower e quindi implicitamente lo scenario di un “atterraggio morbido” rimane quello principale.
Sono giunti dei segnali di fragilità inattesa, alcuni indicatori dell’attività economica di recente hanno sorpreso al ribasso. Negli ultimi indicatori “l’attività economica si è dimostrata in parte più debole delle attese”, con la produzione industriale particolarmente volatile in estate e la manifattura in rallentamento ulteriore mentre i servizi sembrano rallentare.
Si sono indebolite le esportazioni e flettono gli investimenti delle famiglie.
Sebbene gli stipendi siano cresciuti, le famiglie hanno consumato meno delle attese, con tassi di risparmio del 15,7% superiori al 12,9% del pre-pandemia.
Ma ora ci sono segnali di ripresa della spesa familiare e il mercato del lavoro resta solido con la disoccupazione sul minimo storico del 6,4% ad agosto.
“Ci aspettiamo che l’economia si rafforzi nel tempo, con il crescere dei salari reali, le famiglie consumeranno di più”
Anche l’allentamento monetario darà un contributo e le esportazioni dovrebbero contribuire alla crescita con lo sviluppo della domanda globale.
Anche sul fronte della crescita insomma tutto sotto controllo.
A settembre le stime dello staff di Francoforte indicavano per il 2024 una crescita del Pil dell’Eurozona dello 0,8% quest0anno, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026.
BCE, la reazione del mercato
Nel pomeriggio il mercato reagisce con un deprezzamento dell’euro sul dollaro. La moneta unica segna un calo dello 0,59% sul biglietto verde a circa 1,082
T. Rowe Price ha registrato un linguaggio della Bce più equilibrato del previsto e questo potrebbe essere il segnale che vuole tenere tutte le opzioni sul tavolo. Non è emersa nessuna forward guidance, nessuna indicazione vincolante sulle prossime mosse. Se però, per esempio, nuovi dazi americani penalizzassero la crescita dell’Eurozona la BCE sarebbe libera di tagliare di 50 punti base al meeting di dicembre o in uno successivo. O potrebbe agire nella direzione opposta se la politica americana si dimostrasse più favorevole.
Se lo scenario della crescita economia europea si deteriorasse ulteriormente, Lagarde potrebbe tagliare di più insomma.
Il calo dell’euro sul dollaro potrebbe scontare il timore di interventi ulteriori e forse più decisi nei prossimi mesi, ma va detto che in queste ore il dollaro si giova anche di vendite al dettaglio superiori alle attese e del calo delle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione da 260 a 241 mila unità.
Le variazioni dell’euro sulle altre valute, per esempio sulla sterlina (-0,03%) o sullo yen (-0,1%) sono in effetti molto minori.
Cautela quindi da parte della BCE, ma anche prudenza da parte degli operatori.