I conti di Amazon ed Apple chiudono il semestre, ecco cosa dicono
pubblicato:Due business colossali e diversi, brilla Amazon ma licenzia. Apple mostra conti sopra le attese, ma sottotono (e difende i posti). L'elettronica al consumo resta quindi fragile mentre il cloud di AWS continua a rafforzare Amazon e bilancia alcune debolezze europee
Amazon ed Apple hanno chiuso questa tesa stagione di trimestrali fra mercati in rosso per l’elaborazione un po’ tardiva e un po’ anomala del downgrade degli Stati Uniti.
Quando si parla di colossi tecnologici ed economici con il fatturato di piccole nazioni inevitabilmente l’analisi fondamentale dei dati di bilancio diventa qualcosa di più, diventa quasi un dato macroeconomico. Il perimetro va dunque definito con poche puntali notizie.
Amazon secondo trimestre imperioso, ma i lavoratori non festeggiano
Amazon in aftermarket segna un balzo dell’8,7% a 140,17 dollari che indica (fra i distinguo d’obbligo sull’afterhours che non è il mercato normale) che sostanzialmente il mercato sembra gradire i dati giunti dal colosso della tecnologia e dell’ecommerce di Jeff Bezos.
Ricavi a 134,4 miliardi di dollari (+10,8%), oltre il consensus Refinitiv posto a 131,4 miliardi.
Utile operativo a $ 7,7 mld (+131,5%).
Utile netto a 6,7 mld (contro un rosso da 2 miliardi l’anno scorso). L’Eps vola a 0,65 dollari (contro il rosso da 0,2 dollari ad azione di un anno fa) e sbaraglia le previsioni degli analisti poste a un consensus di 35 centesimi da Refinitiv.
Anche il terzo trimestre è previsto solido: 138-143 mld di ricavi (consensus 138,25 mld, quindi probabile superamento), utile operativo atteso tra 5,5 e 8,5 mld.
Risultati vibranti insomma, soprattutto se si guarda quel +74% dell’operating cash flow a 61,8 miliardi di dollari (trailing twelve, ossia nei 12 mesi fino a fine giugno).
I dettagli economici del colosso confermano l’impostazione ormai dicotomica tra il lato commerciale che fattura di più e le tecnologie internet di AWS che rendono di più. In numeri: 82,5 mld di vendite in Nord America, 29,7 mld a livello internazionale e 22,1 miliardi del segmento AWS.
L’utile operativo è però di 5,4 miliardi di dollari per AWS, è di 3,2 mld per le vendite/e-commerce del Nord America e addirittura in perdita operativa di 900 milioni di dollari per le vendite della divisione Internazionale.
Insomma Amazon Web Services, ossia i servizi web del gruppo che brillano nel cloud restano il vero motore degli utili del colosso di Seattle guidato dal CEO Andy Jassy.
Un numero si rinviene solo in fondo: il numero dei dipendenti era di 1,62 milioni nel primo trimestre del 2022, di 1,52 milioni nel secondo trimestre del 2022, poi un piccolo recupero, ma di nuovo tagli e a fine giugno i dipendenti di Amazon sono 1,461 milioni. In poche parole Amazon ha tagliato il personale totale del 4% rispetto a un anno fa e del 9,92% rispetto alla fine di marzo del 2022.
Parliamo di full-time e part-time al netto di contractor e temporanei ed esattamente di 161 mila persone che non lavorano più per il gruppo nonostante la brillante uscita dal Covid e la crescita esplosiva di ricavi e margini.
Al contempo sono cresciuti i costi di consegna (del 6%).
Di certo l’azione è redditizia, probabilmente un ottimo investimento, ma forse questi profitti tecnologici, come tanta parte del nostro mondo, hanno sempre meno bisogno di persone.
Nell’effervescente mondo del lavoro Usa per ora non è un grosso problema trovare un’alternativa, ma il problema di una domanda diffusa e di un’economia inclusiva resta appropriato per una delle corporation simbolo del nostro tempo.
Apple, risultati oltre le attese ma non brillanti
Vendite invece sul titolo di Apple in afterhours, con i citati distinguo, il titolo cede l’1,62% a 188,7 dollari. Il mercato in questo caso sembra boccare, ma senza eccessi, i risultati usciti. Vediamoli.
Ricavi -1,42% a 81,79 miliardi di dollari (consensus Refinitiv $81,69 mld). Utile operativo -0,33% a 22,998 miliardi, utile in crescita del 2,2% a 19,88 miliardi. Eps da 1,26 dollari (rispetto agli 1,20 di un anno fa), il dato è dunque in crescita e batte il consensus Refinitiv (1,19 dollari). Il dividendo da 0,24 dollari non sembra scaldare gli osservatori.
Lo spaccato delle vendite aiuta a capire meglio. Gli iphone sono ancora il cuore del giro d’affari con vendite da 39,67 mld contro i 40,66 mld di un anno fa. I Mac perdono di più, da 7,38 a 6,84 miliardi di fatturato, gli iPad passano da 7,22 a 5,79 mld. Valgono di più, in termini di vendite, gli accessori: 21,21 miliardi in crescita (gli unici dunque) dai 19,6 mld di un anno fa.
La sensazione è di generale fiacchezza con le dovute eccezioni, anche se i margini salvano un segno positivo alla fine del conto economico.
Bisogna però guardare la tabella più da vicino per accorgersi che il costo del prodotto, nonostante le inflazioni di questa fase flette mentre cresce il costo del servizio. In realtà questo è collegato alla dinamica soprastante, infatti le vendite di prodotto di Apple calano di tre miliardi quasi (da 63,35 a 60,58 miliardi di dollari) mentre i servizi crescono da 19,6 a 21,21 miliardi di dollari. Un segnale da pesare bene.
Le vendite calano nelle Americhe e in Giappone, crescono in Europa e nella Grande Cina, mentre flettono nel resto dell’Asia. Le Americhe rimangono il primo mercato con 35,38 mld, l’Europa è seconda con 20,2 miliardi e la Grande Cina terza con 15,75 mld, ma le dinamiche non si allineano a quelle macroeconomiche delle varie aree.
Poche luci insomma per un trimestre fiacco in definitiva in linea con le incertezze dell’elettronica di consumo nel post Covid. Circolava voce poco tempo fa di un rilancio delle vendite dopo il destocking seguito alla fine della pandemia (e all’ondata di acquisti di pc e altro da parte degli smart worker), ma per ora, almeno a Cupertino non si vede.
In attesa della presentazione ci sono però solo tabelle numeriche economiche da Apple e quindi molti dati mancano. Sul fronte dell’occupazione però il clima resta teso, ma migliori che su altri fronti del comparto tecnologico, un mondo che ha molto licenziato negli ultimi mesi, come visto anche in Amazon.
In realtà Tim Cook ha difeso la posizione affermando che i licenziamenti saranno l’ultima risorsa che metterà in campo, fino a maggio scorso era così e quindi dovrebbero esserci circa 164 mila dipendenti del gruppo in giro per il mondo. Ma Apple, come noto, produce tramite Foxconn e altri, quindi l’impronta produttiva meriterebbe ricerche ben più ampie di quelle di altri.
Di certo almeno in questo Apple non si è accodata al trend di layoff che ha afflitto la Silicon Valley negli ultimi mesi.