Webuild, movimenti del titolo dopo i dati
pubblicato:L'azione venerdì ha aggiornato i massimi e poi è tornata indietro, oggi scattano le risparmio. Il loro dividend yield è molto più alto, ma il numero di titoli è molto inferiore e la liquidità decisamente marginale rispetto alle ordinarie
Movimenti in Borsa su Webuild, il più grande general contractor italiano, ossia il maggior costruttore di infrastrutture e non solo del Bel Paese. La società guidata dall’amministratore delegato Pietro Salini, che poi è anche il socio di riferimento come noto con quasi il 40% del capitale ha un ruolo sempre più strategico in Italia con il PNRR e le sue promesse. Non a caso nella sua compagine azionaria compaiono con partecipazioni di rango anche istituzionali come CDP Equity (16,47%), Unicredit (4,94%) e Intesa (4,62%). Ma quel che muove l’azione in questi giorni sono i risultati di un 2023 carico di risultati che apre a un 2024 altrettanto pieno di sfide e promesse.
Webuild, allungo delle ordinarie e passo indietro fra forti volumi venerdì scorso
Senza guardare i dati, si può subito notare che il mercato ha sicuramente notato le novità di bilancio in Borsa: infatti l’azione venerdì scorso, nel giorno della pubblicazione dei risultati 2023, ha aggiornato i massimi di periodo a 2,58 euro con un allungo subito ripiegato dalle vendite tra volumi molto importanti, oltre 14,28 milioni di pezzi contro una media giornaliera dell’ultimo mese a 4,13 milioni di azioni. Un 1,4% del capitale ordinario che quindi si fa notare, ma non sposta certo gli assetti proprietari del colosso.
D’altronde fra voto maggiorato e patto parasociale tra lo stesso Salini (o meglio la Salini Spa) e CDP la governance è blindata da tempo. Anche se qualche giro di vite ogni tanto serve come con l’intervento sull’articolo 20 dello Statuto sulle liste di minoranza che è previsto all’ordine del giorno della prossima assemblea del 24 aprile.
Tornando al grafico venerdì scorso ha insomma probabilmente visto prese di beneficio importanti.
Dopo il rally impostato nelle sedute precedenti (un +34% quasi in 12 giornate di negoziazione senza considerare gli allunghi di venerdì stesso), era forse quasi prevedibile. Anche il forte sconfinamento dell’RSI a 14 sedute poteva forse mettere in guardia sulle prese di profitto, ma del senno di poi – si sa – sono piene le fosse di Piazza Affari e in fondo anche dopo lo storno dai massimi i prezzi hanno mantenuto i livelli pre-risultati. Ma come è andato il 2023?
Webuild, i numeri del 2023
Per il terzo anno consecutivo il gruppo ha registrato un record di nuovi ordini, con ben 22 miliardi di euro di nuovo acquisito di cui la metà all’estero. Il portafoglio raggiunge così i 64 miliardi di euro e copre l’intero periodo del piano industriale, il che significa appunto visibilità sui risultati futuri, non solo fino al 2025, ma anche per i prossimi 6 anni, specifica il gruppo.
La redditività della società, nonostante il periodo di tassi molto elevati è forte, per cui, al +22% dei ricavi a 10 miliardi di euro (2/3 all’estero), corrisponde un ebitda che balza del 43% a 819 milioni e un utile che raddoppia a 236 milioni di euro.
Sono risultati adjusted, ma i cambiamenti tra una correzione e l’altra nel 2022 e nel 2023 non cambiano poi granché le proporzioni. Elenchiamo però le correzioni perché dicono, come spesso accade, molto del business.
Nel 2022 sono stati tolti dall’adjusted gli effetti contabili degli ammortamenti degli intangible collegati al Purchase Price Allocation derivante dall’acquisizione del controllo del Gruppo Astaldi (69,5 mln nel 2022 e 56 mln nel 2023); dai dati 2022 è stato anche escluso impairment test sulla posizione in Ucraina nei confronti del committente Ukravtodor (71,17 mln di svalutazione).
Nel 2023, oltre al citato dossier Astaldi, va tolto dai conti l’impatto in badwill e altro legato al purchase price allocation per l’acquisto del controllo del Gruppo Clough (36 milioni di utili in meno in pratica).
Nel 2023 è anche da segnalare la rettifica dei risultati della collegata Grupo Unidos Por el Canal S.A. (GUPC) principalmente per via degli effetti della sentenza del Tribunale ICC (questo apporta al risultato netto 105,6 milioni e quindi è parecchio importante). Il GUPC litiga da anni con l'APC (l'Autorità pubblica panamense sul porto che è committente delle opere) sulla grande espansione di uno degli stretti più importanti del mondo. In realtà le consorziate l'anno scorso diversi arbitrati internazionali e decisioni sul caso hanno dato ragione all'APC escludendo l'annullamento delle decisioni che le stesse consorziate ritenevano inadeguate, quindi pagamenti sì, ma non come il gruppo di industrie che ha rifatto il Canale sperava.
Oltre agli utili e ai ricavi, cresce purtroppo anche il debito: la PFN passa da 2 miliardi a 2,37 miliardi e il debito lordo da 4,53 a oltre 5 miliardi di euro, mentre il patrimonio netto è passato da 1,54 a 1,49 miliardi di euro. In termini di multipli si passa quindi da un debt/equity di 1,31 a 1,58. Va però detto che il balzo della redditività caratteristica con un ebitda adjusted oltre gli 818 milioni ha compresso la leva finanziaria da 4,57 a 3,18 circa. Un fattore da tenere sempre in considerazioni su questo tipo di business, d’altronde gli oneri finanziari e interessi sono balzati da 223 a 296 milioni e nonostante la crescita dei proventi finanziari e a causa anche di un effetto cambi molto negativo (da +64,55 mln a -38,62 mln), la gestione finanziaria è passata da un impatto di 77,6 mln a 221,7 milioni.
Dalle partecipazioni però, come visto è giunto sollievo (266 mln contro i meno di 70 del 2022). Vista da vicino insomma può essere un po’ complicata, ma le operazioni straordinarie per un progettista e costruttore internazionale come Webuild si nutrono di grandi progetti.
Si devono segnalare comunque il completamento del ponte sul Danubio a Braila (Romania), il ponte sospeso più lungo dell’Europa continentale in attesa del Ponte sullo Stretto che rischia più dai colpi della stampa che dal vento e dai sismi, dalla politica che dalla fisica, dopo la notizia delle 68 mancanze o criticità del progetto del consorzio Eurolink (Webuild 45%, spagnola Sacyr 18,7%, Condotte d'Acqua 15%, Cmc 13%, la giapponese IHI al 6,3% e il Consorzio ACI al 2%) che non hanno cancellato il sostanziale via libera del comitato scientifico tecnico terzo nominato ad hoc.
Ma tornando al 2023 si deve nominare anche il completamento delle stazioni Tricolore e San Babila della metro 4 a Milano, opera che ha caratterizzato anche le operazioni straordinarie di fusione & acquisizione vista la cessione della quota della M4 di Milano per 141 milioni di euro. In Australia, come accennato, il gruppo ha comprato Clough e all’inizio di quest’anno Webuild ha ribadito l’eccellenza nel ramo delle ferrovie sotterranee con i contratti per la Ontario Line cui ha aggiunto quelli per la futuristica città di NEOM in Arabia Saudita, quello in Florida per l’ampliamento di una sezione stradare (un progetto da circa 276 milioni di euro) e, più vicino in Italia, la progettazione e l’adeguamento della A25 Torano Pescara da 131 milioni di euro (ma il progetto è in un consorzio al 60% di Cossi Costruzioni).
Webuild, prospettive e dividendi (che incoraggiano il rally delle risparmio)
Le attività di Webuild sono comunque troppe per renderne conto in breve, ma sicuramente i soci guarderanno anche al dividendo che è stato aumentato del 25% a 0,071 euro per ogni azione ordinaria e 0,824 euro per ogni azione di risparmio, che tra l’altro oggi è in rally con un +11,49% a 9,70 euro.
Qui due calcoli bisogna farli.
In queste ore le ordinarie di Webuild risalgono a 2,386 euro (+1,36%). A questi prezzi il prossimo dividendo da € 0,071 implicherebbe un rendimento del 2,29% circa.
Le risparmio invece, con la nuova proposta di cedola, promettono un rendimento ai corsi di queste ore dell’8,49% abbondante.
In termini di rendimento, al netto dei diritti politici, non ci sarebbe storia dunque, ma ovviamente un titolo che scambia 15 mila pezzi circa (questa la media giornaliera dell’ultimo mese delle risparmio) è molto meno liquido e quindi potenzialmente più rischioso di uno che ne scambia oltre 4 milioni in un giorno (media delle ordinarie). Se si prende l'outstanding, inteso come numero totale dei titoli emessi, ci si contano 1.017.523.150 azioni ordinarie e 1.615.491 azioni di risparmio.
Le valutazioni dovranno quindi prendere in considerazioni tutti i fatti, comprese le previsioni.
Per il 2024 Webuild si aspetta ancora una forte crescita: i ricavi dovrebbero superare gli 11 miliardi di euro e l’ebitda i 900 milioni. È un consolidamento e la costruzione su dati straordinari che comunque non potranno ripetersi, anche se lamentarsi di una crescita dei ricavi di almeno il 10% e dell’ebitda del 9,89% sarà difficile anche per il mercato.
La generazione di cassa operativa record da 1,431 mld di euro contro gli 1,16 mld del 2022 sarà quindi messa alla prova quest’anno.
Sicuramente l’Italia sarà protagonista dei prossimi sviluppi: nonostante l’internazionalizzazione spinta del gruppo che si vede anche nella composizione del portafoglio, We Build mantiene ancora un backlog al 48% italiano, nonostante il PNRR e gli investimenti infrastrutturali nazionali in cui sicuramente la società avrà molto da dire.
Di certo ancora il mondo anglosassone continuerà a dare soddisfazioni quest’anno e i prossimi contribuendo sempre di più a un mix che parla sempre più a mercati internazionali decisamente più grandi, come l’Australia, il Canada o gli Stati Uniti.