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Profit warning di Volkswagen, le quattro ruote europee non trovano la strada

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
5 min

Il quadro dell'auto UE resta caotico. Volkswagen valuta la chiusura del sito Audi di Bruxelles per il crollo della domanda delle elettriche Audi Q8 e-tron. Si accumulano i costi straordinari previsti e la casa rivede le previsioni per il 2024. Al contrario BMW annuncia un balzo di consegne di auto elettriche nel semestre, ma poi spunta un caso Usa sugli airbag. Tanti dossier e tante incertezze insomma, ma di certo la Cina è al centro del quadro

Profit warning di Volkswagen, le quattro ruote europee non trovano la strada

Un’altra brutta notizia per l’automobile europea. Audi registra un calo globale degli ordini di auto elettriche del segmento luxury, le Q8 e-tron e le Q8 Sportback e-tron, dei gioiellini da oltre 80 mila euro ai prezzi base di listino.

Questo sega le linee di produzione di Bruxelles, al punto che la casa dei quattro anelli avvia una ristrutturazione dell’impianto che dal 2018 registrava importanti successi. Il crollo rapido degli ordini ora mette in discussione tutto, comprese le criticità passate in secondo piano nel passato, dalla vicinanza al centro cittadino agli elevati costi di logistica che pesano sui costi di produzione.

Entra nel novero delle opzioni la chiusura anticipata di questa produzione a Bruxelles e non si esclude più nulla, neanche la chiusura della fabbrica. Un allarme insomma che rimbalza subito sulla capogruppo Volkswagen, che mette nel paniere di questo brutto 2024 anche questa notizia e malvolentieri lancia un profit warning, rivedendo le stime al ribasso. Il risultato è un calo del titolo dello 0,98%

Volkswagen, un 2024 decisamente difficile

Costi maggiori del previsto sono certi nel terzo trimestre e già il secondo quarto di quest’anno per la casa di Wolfsburg ha accumulato diverse voci negative straordinarie.

Per esempio Volkswagen ha perso sui cambi con il deconsolidamento di Volkswagen Bank Rus nella divisione servizi finanziari. Il taglio dei legami con Mosca su questo fronte aveva comportato già perdite da svalutazione per 186 milioni di euro nel 2023. La vendita delle filiali russe Volkswagen Bank Rus e Volkswagen Group Finanz era stata già decisa a fine 2022, ma la cessione a un investitore esterno si è concretizzata il 18 gennaio di quest’anno. A seguito della riclassificazione in conto economico sulla base delle differenze di cambio, il deconsolidamento delle due società ha comportato una perdita di 62 milioni riconosciuta tra le spese operative. Fra l’altro quest’anno viene riconosciuta un’altra svalutazione da 16 milioni di euro.

Un’altra brutta novità per il gruppo Volkswagen è stata la chiusura del business delle turbine a gas di Man Energy Solutions. Quest’ultima è un gioiellino della transizione ecologica che pesa sempre di più nel perimetro di Volkswagen. Nel primo trimestre ha registrato ricavi in crescita a 1 miliardo di euro e un utile operativo in calo a 96 milioni. Parliamo di circa 14 mila persone in 120 siti del mondo, di megatrend come l’idrogeno e la decarbonizzazione marittima, ma già dal 2022 si è deciso che le turbine a gas non fanno più parte della strategia e la conseguenza è la vendita alla cinese CSIC Longjiang GH.

Qui però spunta il colpo di scena, perché la cessione doveva essere conclusa quest’anno, ma il governo tedesco ha bloccato pochi giorni fa il deal. Ancora una volta nell’ambito delle tensioni commerciale tra Europa e Repubblica Popolare.

Intanto Volkswagen abbassa le stime.

Ma non finisce qui. Oggi la casa automobilistica tedesca, la maggiore d’Europa, ricorda anche l’impatto da 0,9 miliardi di euro di accantonamenti per accordi di risoluzione di rapporti lavorativi. A fine 2023 il gruppo ha annunciato tagli dei costi da 10 miliardi di euro entro il 2026, anche per bilanciare inflazione e costi delle materie prime. Fra gli interventi dei tagli del personale e del costo del lavoro soprattutto sul fronte degli staff amministrativi per i quali è prevista una sforbiciata del 20% Probabilmente migliaia di posizioni potrebbero essere coinvolte, ma intanto si scontano i costi collegati agli accordi.

L’insieme di tutte queste voci straordinarie con la revisione dell’impianto Audi di Bruxelles avrà un impatto che potrebbe raggiungere i 2,6 miliardi di euro sul risultato operativo del gruppo.

“Alla luce degli ulteriori impatti sugli utili fino a 1,7 miliardi di euro oltre gli accordi di risoluzione di Volkswagen AG, il gruppo non si aspetta di riuscire a compensare queste voci nel corrente anno fiscale e quindi corregge le previsioni per l’anno 2024 sul gruppo e sulla divisione auto e adesso si attende un ritorno operativo sulle vendite compreso nella forchetta tra il 6,5% e il 7,0% contro una stima precedente nel range 7,0-7,5%. Le altre voci rimangono invariate”.

Una revisione al ribasso delle stime in definitiva, anche se per i dati puntuali del primo semestre bisognerà aspettare il primo agosto 2024.

Caso Volkswagen, ma i dati di BMW confondono il quadro

La reazione è a catena. Porsche, che controlla poco meno del 32% del capitale di Volkswagen, ma più del 53% dei diritti di voto, ha dovuto di conseguenza ridurre le proprie stime sul 2024 tagliando gli utili dopo le imposte di quest’anno nella forchetta 3,5-5,5 miliardi di euro contro i precedenti 3,8-5,8 miliardi di euro. Nessun impatto sul debito, ma questi 300 milioni potrebbero pesare sul titolo del brand di lusso di casa VW.

Invece non è così perché a sorpresa oggi arriva un altro annuncio sul mercato: BMW ha registrato un balzo delle consegne di auto elettriche del 34,1% nel primo semestre 2024. 179.557 veicoli andati quindi a ruba nel contesto di vendite del gruppo da oltre 1,21 milioni di unità tra BMW, Mini e Rolls Royce.

La notizia secondo molti osservatori incoraggia l’accelerazione di Porsche del 3,92% Anche Mercedes segna un +0,13% (dopo un crollo nei giorni scorsi a seguito della revisione al ribasso sulla produzione di batterie), anche Ferrari guadagna lo 0,53%

Ma BMW fatica e solo dopo diverse incertezze recupera un +0,13% a metà seduta perché spunta l’altra dirompente notizia del richiamo di oltre 390 mila veicoli negli Stati Uniti  a causa di airbag difettosi, qualcosa forse di simile a ciò che si è visto con Stellantis (+0,64%) nei mesi scorsi.

Lo scenario delle quattro ruote europee insomma è più che fluido, è caotico e sicuramente il mercato non apprezza la scarsa visibilità che si diffonde di giorno in giorno, fra dazi alle auto elettriche cinesi e tentativi di dialogo con Beijing, tra concorrenza formidabile straniera e shock della domanda sui mercati.

Tutti nodi che oggi sembrano ancora un po’ più stretti.