Vivendi, manovre a tutti i livelli e anche TIM e l'ex Mediaset potrebbero esserne toccate
pubblicato:Cosa bolle nella pentola di Bollorè? Dal combattutissimo split di Vivendi (Canal+, Havas e Lagardere) al rafforzamento della catena proprietaria a monte, dalla vendita miliardaria della logistica alla gestione delle quote di UMG il gruppo sta attraversando una trasformazione profonda e questo potrebbe ovviamente chiamare in causa le quote in TIM e nella ex Mediaset MediaForEurope
Agli analisti di Moody’s lo spezzatino che Vivendi ha messo in cantiere da un anno non piace proprio. C’è da dire che già oggi la media company europea ha un giudizio Baa 2 posto due livelli sopra quello dell’investment grade, a due passi dal junk bond insomma secondo la rating agency.
Ma con l’ultimo report di ieri Moody’s afferma che ora questo merito di credito – questo il termine italiano più prossimo al rating – potrebbe perdere un altro o altri due livelli (notch), scivolando quindi nel peggiore dei casi a Ba1 sul livello di un junk bond.
I se si moltiplicano sulla strada delle ipotesi perché la complessa operazione di split che Vivendi ha annunciato a dicembre subisce continui aggiornamenti e non tutte le conseguenze dell’operazione sono note, ma senz’altro potrebbe essere un terremoto. Ma dopo più di un anno di lavoro sul dossier e aggiornamenti al mercato, è stato il nuovo finanziamento annunciato appena lo scorso 27 settembre ai mercati a spingere gli analisti di Moody’s a mettere nero su bianco una view più negativa sul percorso.
E si tratta proprio di quel finanziamento che ha, tra le varie garanzie, i pegni del gruppo sulle azioni UMG, Telefonica, Telecom Italia e MediaForEurope.
Essendo ancora Vivendi il maggiore azionista di TIM con il 17,04% del capitale e il secondo azionista della ex Mediaset con il 19,79% del capitale fra azioni MFE A e azioni MFE B, il caso richiama molto da vicino anche gli assetti di due società di punta di Piazza Affari e di due industrie strategiche italiane (sedi ad Amsterdam a parte).
Vivendi, come evolve il piano di spezzatino tra Londra, Amsterdam e Parigi (e forse Sudafrica)
Riassunto delle puntate precedenti. Il 13 dicembre 2023 Vivendi pubblica un annuncio strategico: fin dalla vendita delle quote di Universal Music Group del 2021, la media company francese ha registrato un forte sconto holding sul mercato che ne ha limitato la crescita.
Le controllate Canal+, Havas e Lagardere stanno crescendo, ma sono limitate dallo stato delle cose. La soluzione per i manager è lo spezzatino con la quotazione – si apprenderà solo il 22 luglio 2024 – di Canal+ a Londra, sul London Stock Exchange; di Havas ad Amsterdam (su Euronext Amsterdam); della nuova Louis Hachette Group a Parigi, sull’Euronext Growth dove concentrerà sotto un unico ticker il 63,5% di Lagardere e il 100% di Prismi Media, quindi sostanzialmente pubblicazioni e distribuzioni del gruppo.
L’operazione appare da subito complicata, per esempio Canal+ deve rimanere di nazionalità (e tassazione) francese, nonostante la quotazione extra-UE a Londra e forse anche in Sudafrica alla Borsa di Johannesburg, perché ha delle licenze di trasmissione in Francia che non possono passare sotto il contro di un soggetto extra-europeo per più del 20%. Non è ancora chiaro se poi giunte al dunque Parigi non farà sentire la sua voce sull’operazione. Né gli altri passaggi sono del tutto pacifici.
Vivendi, il rifinanziamento con pegno anche sulle azioni di TIM e Mediaset
Ma ora la notizia del 27 settembre mette altra carne al fuoco. In poche parole quel giorno Vivendi ha sottoscritto un finanziamento strutturato bilaterale da 2 miliardi di euro con 5 banche riguardante le quote azionarie residue di Universal Music Group (UMG, sono pari al 9,94%). Con quei soldi Vivendi intende cancellare le linee di credito revolving sindacate da 1,5 miliardi di euro in scadenza al gennaio 2026 e 8 accordi bilaterali di linee di credito da 800 milioni in scadenza al dicembre 2027. A supporto dell’operazione Vivendi ha anche 1,1 miliardi di euro di cassa a fine giugno 2024.
A garanzia del nuovo finanziamento da 2 miliardi ci sono le citate quote del 9,94% in UMG, l’1,04% di Telefonica e il 19,79% di MediaForEurope che potrebbero quindi essere soggette a margin call se qualcosa dovesse andare storto.
Si tratta a guardarli da vicino di investimenti che hanno (eccettuata UMG) minusvalenze potenziali importanti, ma che se dovessero passare di mano condizionerebbero diversi equilibri importanti anche in Italia.
Risorse da usare in emergenza e ad esse si potrebbero aggiungere altre partecipate non incluse tra i pegni in garanzia come Prisa o Banijay Group (ex FL Entertainment).
Vivendi, ma a Moody's lo split non piace
Secondo gli analisti di Moody’s questo ultimo rifinanziamento e più in generale il piano di split è però un pericolo per i creditori del gruppo in quanto non potranno più beneficiare del valore e dei flussi di cassa degli asset quotati sui vari mercati.
La nuova Vivendi sarà solo la holding di società quotate sul mercato, qualcosa di meno dell’aggregato precedente in termini di differenziazione del business e di flussi di cassa. Moody’s stima che il valore residuo saranno soprattutto le citate quote di UMG che valgono circa 4,3 miliardi di euro e coprono più del 60% del valore degli asset di Vivendi.
Dopo lo split inoltre i flussi di cassa del gruppo saranno essenzialmente generati dai dividendi delle azioni quotate in portafoglio. Complessivamente alla fine dello spezzatino gli analisti di Moody’s vedono un gruppo dal profilo creditizio “più debole”, con una “scala ridotta” e “minore diversificazione” senza chiarezza sulla strategia di lungo termine e sulle politiche finanziare post split.
Al momento però va ricordato che dall’annuncio dello split dello scorso dicembre a oggi il titolo ha comunque guadagnato qualcosa come il 14,6% nonostante i recenti ripiegamenti, quindi il mercato forse ritiene che dalla scissione delle attività possa trarsi valore.
Vivendi, ma per capirci di più bisogna guardare anche a monte, al gruppo Bollorè
D’altronde va anche ricordato che la società di casa Bolloré vede dei forti movimenti anche a monte della catena di controllo e la holding Bolloré SE ha appena annunciato (il 12 settembre) tre offerte tese al delisting su Compagnie du Cambodge, Financière Moncey e Société Industrielle et Financière de l’Artois nell’ambito di un dichiarato progetto di semplificazione: come si finanzia l’operazione? Il gruppo Bolloré offre contanti (93 euro per Compagnie du Cambodge con un premio del 27% sui prezzi al mese, 118 euro per ogni azione di Financière Moncey con un premio del 44% a un mese e 9.300 euro per ogni azione di Société Industrielle et Financière de l’Artois) in alternativa il gruppo propone proprio azioni di UMG (4,07 per ogni azione di Compagnie du Cambodge, 5,17 azioni per ognuna di Financière Moncey e 407 azioni per ogni titolo di Société Industrielle et Financière de l’Artois).
Se si allarga infatti lo sguardo da Vivendi al gruppo Bolloré, le azioni controllate in UMG dal gruppo della famiglia normanna sono pari infatti al 18,1% e bisogna poi aggiungere il 20,8% di Bigben Interactive (videogiochi), e il 39,8% di Socfin Group che gestisce più di 240 mila ettari di piantagioni tra Asia e Africa.
Certo a Vivendi fa riferimento gran parte del business, 9 miliardi di ricavi (+6%) nella prima metà del 2024 contro gli 1,35 miliardi di ricavi (-6%) di Bollorè Energy e contro i 178 milioni di ricavi della divisione industriale (+21%), ma è tutto il gruppo che si trasformando, non soltanto Vivendi con una liquidità schizzata a fine giugno, al netto di Vivendi, a ben 6 miliardi di euro alla fine di giugno grazie soprattutto alla storica vendita delle attività nella logistica (Bolloré Logistics) per 4,85 miliardi di euro alla CMA CGM che è uno dei maggiori gruppi navali del mondo e fa riferimento a Rodolphe Saadé e famiglia.
A luglio con un ultimo assorbimento di Compagnie de Cornouaille in Bolloré SE quest’ultima aveva raggiunto il 18% di UMG e il 29,3% di Vivendi. Ora con le offerte su Financière Moncey e Société Industrielle et Financière de l’Artois si vogliono fondere Compagnie du Cambodge con Société des Chemins de Fer et Tramways du Var et du Gard da un lato e Financière Moncey con Compagnie des Tramways de Rouen, se le assemblee degli azionisti di queste società daranno il via libera alle prossime assemblee del 21 ottobre 2024.
Dopo una decisione prevista sul progetto di split alla fine di questo mese si prevede che già a dicembre 2024 si potrebbe tenere l’assemblea straordinaria generale di Vivendi per dare il via libera o meno allo split e quindi alle quotazioni multiple degli asset principali della media company.
Di certo saranno quindi tre mesi molto intensi per il gruppo Bolloré dopo i 4,8 miliardi incassati con la vendita della logistica e l’avvio di un rafforzamento a monte del gruppo e lo split al contrario progettato a valle per i vari asset di Vivendi.