Versamenti in contanti sul conto corrente, gli errori da non fare!
pubblicato:Quando si decide di effettuare dei versamenti in contanti sul proprio conto corrente, bisogna prestare attenzione a non fare alcuni errori per evitare controlli fiscali spiacevoli da parte dell'Agenzia delle Entrate. Scopriamo i dettagli.
È mai possibile che quando si fanno dei versamenti di contanti sul proprio conto corrente si debba prestare attenzione a non insospettire il Fisco? Sì! E non solo è possibile, è anche molto probabile. Il denaro contante versato sui propri conti correnti, infatti, è denaro che non passa dal controllo dell'Agenzia delle Entrate e per questo non ha una giustificazione fiscale valida.
Se l'Agenzia delle Entrate dovesse fare dei controlli sui nostri conti e trovare molteplici versamenti di contanti, supporrebbe che il denaro provenga da redditi non dichiarati e l'unico modo per non incappare in questo sospetto è essere pronti a giustificare quei versamenti.
Nello sfortunato caso in cui non si sia pronti a giustificare adeguatamente quei versamenti, l'Agenzia delle Entrate potrebbe decidere di tassarli, anche se non si tratta affatto di redditi provenienti da attività professionali o lavorative.
Quando scattano i controlli sui conti correnti e sui versamenti?
I controlli dell'Agenzia delle Entrate sui conti correnti e sui versamenti in contanti, non procedono in automatico, ma partono solo se, dopo alcune verifiche, emergono dei versamenti in contanti sproporzionati rispetto ai redditi percepiti dal titolare del conto corrente.
Ecco perché sono soprattutto i disoccupati senza reddito, coloro che beneficiano del reddito di cittadinanza o che guadagnano poco, che rischiano di subire i controlli del Fisco.
Se un soggetto percepisce un reddito di cittadinanza di 700 euro, ma sul conto corrente avvengono versamenti di contanti di 3.000 euro, probabilmente ci saranno controlli del Fisco volti a stabilire se quegli introiti derivano da lavori in nero.
Ecco perché il Fisco pretende che i versamenti di contanti siano giustificati con prova scritta: bonifici, assegni o qualsiasi altra traccia che possa dare giustificazione dei contanti versati.
Bisogna conservare sempre prova scritta dei versamenti in contanti
Se i versamenti sono il risultato di una donazione tra privati, dovrebbe esserci una scrittura privata scritta nella quale si afferma che quei soldi sono oggetto di una donazione volontaria, anche senza specificarne il motivo.
I documenti scritti vanno conservati per almeno 7 anni, perché è questo il periodo nel quale l'Agenzia delle Entrate può effettuare i controlli.
Bisogna prestare attenzione anche ad aprire un conto corrente all'estero
Aprire un conto corrente all'estero è una cosa perfettamente legale, l'importante è che l'intestatario lo dichiari anche in Italia. Se infatti si vuole aprire un conto estero e nasconderlo, si andrà in contro a molte difficoltà.
Grazie, infatti, ad accordi tra paesi membri dell'UE e anche paesi extra UE, i controlli fiscali incrociati sono sempre più diffusi e per il Fisco è sempre più semplice scoprire l'apertura di conti correnti esteri. Anche nei paesi dove vige il segreto bancario, il governo non può opporsi alla richiesta di un altro paese membro dell’Unione.
Il conto corrente estero deve essere dichiarato da chiunque abbia residenza fiscale in Italia se il saldo supera almeno una volta in un anno i 15 mila euro. Se invece la media del saldo è sui 5 mila euro, va addirittura pagata un'imposta allo Stato Italiano, chiamata IFAVE. I redditi riportati sul conto corrente estero devono essere dichiarati e riportati nel riquadro RW della dichiarazione dei redditi delle persone fisiche.
Il rischio di detenere un conto corrente estero non dichiarato è sempre quello di andare incontro ad accertamenti fiscali e a conseguenti sanzioni.