UK, Starmer ancora sotto pressione
pubblicato:Governo britannico ancora all'attenzione con gli ultimi dati di Pil e commercio. Smentita l'ipotesi di una nuova manovra a breve, ma il rialzo dei rendimenti del Gilt complica l'equilibrio di bilancio
Crisi nel Regno Unito finito nel tritacarne delle pressioni finanziarie a meno di un anno dall’insediamento del premier laburista Keir Starmer nominato appena lo scorso luglio dopo anni di gestione discutibile e discussa dei conservatori.
UK, i dati di novembre deludono le attese, ma ci sono anche spunti positivi
Gli ultimi dati pubblicati stamane dall’Ufficio nazionale di statistica non risollevano le prospettive grigie dell’attuale esecutivo. Un pool di segni rossi sui maggiori indicatori economici, che però fanno riferimento al mese di novembre, prima delle vacanze di Natale.
A novembre il Regno Unito ha mostrato un Pil in crescita dello 0,1% sul mese precedente: il dato migliora sul -0,1% della lettura anteriore, ma è sotto il consensus degli analisti posto su un +0,2% La variazione annuale del Pil flette dall’1,1% all’1,0%, ma il consensus era per un +1,3%.
Brutto anche il dato della produzione industriale che mostra un -1,8% a novembre contro il -1,1% di ottobre e il -1,0% delle attese.
Il saldo della bilancia commerciale britannica a novembre mostra un disavanzo di 19,311 miliardi di sterline in calo rispetto ai 19,327 miliardi di ottobre, ma nettamente superiore al consensus (17,9 miliardi). Crescono di 223 milioni le importazioni e di 239 milioni le esportazioni.
Il Pil britannico come detto ha invertito il segno a novembre con una crescita dello 0,1% sul mese precedente dopo il calo dello 0,1% di ottobre su settembre.
La crescita annuale comunque rallenta all’1%, che è molto più dell’Europa, ma non abbastanza per gli analisti.
Il Prodotto Interno Lordo britannico ammonta a circa 3.340 miliardi di dollari, il tasso di disoccupazione è al 4,3% (molto basso quindi), ma il disavanzo pubblico è del 4,4% circa e il debito/Pil ammonta al 98,1% mentre il saldo di conto corrente è negativo per il 3,3% del Pil. Ammonta a circa 68,14 milioni di abitanti la popolazione della Gran Bretagna.
UK, l'inflazione e la Banca d'Inghilterra
L'inflazione del Regno Unito ha rallentato a dicembre dal 2,6% al 2,5%, ma è ancora elevata anche perché l’inflazione core pura calata dal 3,5% al 3,2% è ancora sopra i target e per i prezzi al dettaglio si pone al 3,4%.
A dicembre, complice la stagionalità, c’è stato un bel segnale dal rilevamento delle vendite al dettaglio, con il passaggio da un -3,4% al +3,1% (nettamente sopra il consensus posto a -0,2%).
L’ambigua Bank of England l’ultima volta a dicembre ha lasciato al 4,75% il livello dei tassi. Dai massimi del 5,25% si è registrato lo scorso agosto un taglio di un quarto di punto, seguito da un altro taglio a novembre. Il prossimo meeting sarà il 6 febbraio, ma è stato l’ultimo mese quello di fuoco per Londra.
Il prezzo del Gilt a 10 anni, il corrispettivo del nostro BTP, infatti è crollato dai primi di dicembre del 7,8% portandosi su minimi a 88,94 sterline con i rendimenti che volavano al 4,76%
Da settembre a oggi la sterlina ha perso quasi circa il 10 sul dollaro e in una settimana ha perso più del 2% sull’euro.
Il Ftse 100 ha avviato un trading range che lo vede laterale tra gli 8000 e gli 8.400 punti dallo scorso maggio. In quel mese aveva aggiornato i record storici a 8.474 punti.
Ma non si tratta di un indice a buon mercato con un P/E a 19,2x alla data di ieri, certo non siamo sugli oltre il 30x dell’S&P 500.
UK, il sell-off della scorsa settimana visto da Goldman Sachs
In una nota di lunedì pomeriggio (13 gennaio) Goldman Sachs si è posta l’obiettivo di analizzare “il sell-off delle esposizioni al Regno Unito” indicando le cause delle vendite in contemporanea della scorsa settimana su Gilt, sterline e azioni UK in una massiccia vendita di bond da parte di investitori statunitensi e nelle preoccupazioni per la crescita e la posizione fiscale della Gran Bretagna.
GS ha persino in parte richiamato il celebre mini-budget che costà a Liz Truss la posizione di premier nel 2022, ma con l’importante differenza che questa volta non c’è stato quel legame forte con una presa di posizione nella politica fiscale di Londra.
Lo spread tra Gilt e Treasury inoltre è calato, ma resta ben lontano dai numeri negativi del 2022. Certo i record di rendimenti chiesti al decennale venerdì scorso non si vedevano al 2008.
Secondo GS comunque le vendite sui titoli del Regno Unito, nonostante i chiari legami anche con eventi di mercato statunitensi, confermano il timore degli investitori su una crescita deludente della Gran Bretagna nel 2025.
GS raccoglie le stime che la Banca d’Inghilterra tagli i tassi non soltanto al meeting di febbraio, ma avvii un ritmo di un taglio ogni trimestre quest’anno, facendo quindi più delle previsioni per la Fed, ma forse meno di quanto si attenda per la BCE.
Ma per Goldman Sachs l’Inghilterra rimane ancora relativamente a sconto rispetto ad altri universi investibili e potrebbe beneficiare di una compressione dei premi al rischio se il governo Starmer si dimostrasse più prudente in campo fiscale.
Secondo il team Forex di GS comunque la sterlina dovrebbe rafforzarsi sull’euro nei prossimi mesi grazie alla diversa esposizione ai dazi di Trump. Secondo GS inoltre l’azionario UK è su valutazioni storicamente basse.
UK, Musk mette Starmer nel mirino
Quello a cui non fa riferimento l’analisi di Goldman Sachs è però la crescente pressione di Elon Musk sul governo Starmer. Musk ha accusato il premier di un coinvolgimento negli stupri di massa delle grooming gang che si verificarono nel Regno Unito tra il 1997 e il 2013, quando Starmer era a capo del Crown Prosecution Service. “Complice” di “stupri di massa in cambio di voto”, ha dichiarato il tycoon di Starmer con accuse gravissime che sembra non finiranno, stranamente, in tribunale.
UK, smentita una seconda manovra di aggiustamento
Di certo in questi giorni il ministro delle finanze UK Rachel Reeves è sotto pressione e ancora oggi ha affermato che il governo premerà sulle agenzie perché la crescita sia maggiore di quanto mostrato dai dati di stamane.
La pressione, come detto, nasce soprattutto dai mercati che ipotizzano, con probabilità crescente, una nuova manovra finanziaria britannica nei prossimi mesi che potrebbe richiedere nuovi tagli della spesa pubblica. L'aumento del premio al rischio, ossia il rialzo dei rendimenti che si traduce in una maggiore spesa pubblica per interessi rischia infatti di squilibrare conti pubblici già in deficit.
Intanto il budget britannico dello scorso 30 ottobre ha già mostrato più spese delle attese e si teme che il governo laburista possa fare ancora più deficit. Secondo l’OBR (Office for Budget Responsibility) le politiche fiscali di quella manovra finanziaria avrebbero aumentato il deficit britannico di 19,6 miliardi di sterline nel 2024 e di 32,3 miliardi nei successivi 5 anni.
Il problema però sono i rendimenti elevati degli ultimi giorni, secondo Ruth Gregory, deputy chief UK economist di Capital Economics, gli ultimi rialzi avrebbero già spazzato via 8,9 miliardi di sterline sui 9,9 miliardi di spazio di manovra previsti dalla Reeves. Secondo l'analista a breve insomma il Cancelliere dello Scacchiere potrebbe trovarsi nel difficile tradeoff tra innalzamento delle tasse o taglio della spesa pubblica. L'impegno politico del governo a non alzare le tasse rischia insomma di subire una prova ardua. Il cancelliere ha chiesto allo stesso OBR di produrre una previsione fiscale entro il prossimo 26 marzo. Una mossa che sembra ormai voler prendere tempo nella speranza che una normalizzazione dei mercati allontani una crescente urgenza di nuove risorse.