Trimestrali, a che punto siamo, multipli e attese in vista

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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C'è chi è andato male come Stellantis ed STM, chi bene come Unicredit ed Eni. Ecco i numeri usciti e i multipli attuali, ecco chi si prepara per la pubblicazione a breve

Trimestrali, a che punto siamo, multipli e attese in vista

Brutta frenata per Stellantis

Stellantis perde ancora quota dopo la terribile ultima settimana che ha visto dati in forte calo, l’annuncio contrastato della cessione dell’automazione di Comau a un private equity e tante, tante vendite sul titolo.

Il 25 luglio l’annuncio di ricavi semestrali in calo del 14% e di un utile in crollo del 48% a 5,6 miliardi di euro non era piaciuto affatto ai mercati. Né era piaciuto l’utile operativo ordinario – una misurazione resa fondamentale dalla società negli ultimi anni – crollato di 5,7 miliardi a 8,46 miliardi nel trimestre a causa del Nord America, con impatti sui flussi di cassa industriali netti a -0,4 miliardi.

Il mercato aveva tagliato il prezzo dell’azione Stellantis dell’8,6% in una seduta, aprendo un gap down da oltre un euro sul grafico che ancora si deve ricolmare.

Le vendite sono continuate nelle due sedute successive, oggi compreso e almeno due supporti statici sbaragliati in una seduta si allontanano. Ai corsi attuali il titolo vale appena 2,75 volte gli utili del 2023 e 3,12 volte quelli del 2024. Praticamente un regalo, se non fosse che appunto il grafico sembra il classico coltello che cade.

STM, un'altra revisione che non piace

L’altra protagonista della scorsa settimana, purtroppo anch’essa in negativo è stata STM. Il colosso franco-italiano del chip aveva già anticipato che il secondo trimestre del 2024 sarebbe stato il peggiore dell’anno tagliando la guidance con i dati del primo trimestre, ad aprile, ma poi la scorsa settimana oltre a confermare la contrazione delle attività ha ridotto ulteriormente la guidance innervosendo non poco gli investitori in una periodo in cui le rotazioni di portafoglio avvantaggiano le PMI ai danni dei tecnologici del Nasdaq.

Un utile per azione da 0,38 dollari (-64,2%) e ricavi in calo del 25,3% descrivono bene la situazione di STM che non ha riscontrato la sperata ripresa della domanda industriale anzi e subisce ancora la contrazione dell’automotive, in un legame negativo tutt’altro che casuale anche con Stellantis.

La casa guidata da Jean-Marc Chery è fornitore di colossi come Apple e Tesla e sta investendo nel futuro con nuovi impianti di peso. Ambisce insomma a essere un partner strategico della decarbonizzazione e del green, ma in pratica per ora il suo mercato si contrae e i multipli, già sacrificati anche troppo rispetto ai competitor europei e statunitensi, soffrono.

Dopo essere scesi a 7,62x di P/E sui dati del 2023, il titolo è ora risalito a 16,91x di P/E Forward ossia quota a poco meno di 17 volte gli utili ora attesi per il 2024, un rialzo che è figlio del peggioramento della guidance e che segue da vicino il tracollo del quadro grafico.

Ai corsi attuali, pur con il rimbalzo dell’1,35% di queste ore, quei 31,12 euro valgono circa il 16% in meno dei livelli pre-trimestrale. Un disastro e c’è già chi monitora i supporti di area 27,4 euro, visto che purtroppo STM ha avviato un solido trend ribassista da ormai un anno.

Iveco, brutte nuove dalla cassa, il titolo non apprezza

Viene da pensare a un’altra big del Ftse MIB in crisi, Iveco. Anche la società italiana dei camion (che poi come Stellantis ha sede in Olanda, mentre STM ha da sempre quartier generale a Ginevra) ha pubblicato la scorsa settimana brutti dati e registrato forti vendite. Il 24 luglio ha dichiarato ricavi trimestrali in forte calo a 3,919 miliardi di euro dai 4,124 miliardi del secondo quarto del 2023, un EBIT in contrazione da 304 a 284 milioni, un inatteso assorbimento di cassa dalle attività industriali di 98 milioni di euro (era positivo per 135 milioni un anno fa).

E va bene che anche in questo caso, come in Stellantis, c’è una fase di transizione e di investimento nel lancio di nuovi modelli che dovrebbero stimolare il mercato, ma i dati sono stati comunque letti con pessimismo dal mercato.

Il grafico di Iveco, già impostato al ribasso dallo scorso aprile mostra un titolo ancora in calo dello 0,43% a 9,212 euro, significa il 21,7% in meno delle quotazioni pre-trimestrale. Secondo Reuters il titolo Iveco quota 10,06 volte gli utili degli ultimi 12 mesi e appena 6,49 volte quelli attesi a fine 2024. Anche in questo caso però forse ogni valutazioni sarà più prudente dopo l’eventuale consolidamento di qualche supporto.

Unicredit racconta un'altra storia e il balzo delle commissioni incoraggia il mercato

Tutta un’altra storia quella di Unicredit. La banca guidata da Andrea Orcel lo scorso 24 luglio ha alzato le stime e pubblicato risultati in crescita ben oltre le attese. Un eps trimestrale in rialzo del 30,3% a 1,61 euro, commissioni da 2,1 mld (+10%) a fronte di un margine di interesse stabile a 6,3 miliardi (-0,7%). A fine 2024 Unicredit intende ora superare i 23 miliardi di ricavi e una generazione organica di capitale oltre i 350 punti base con altri 10 miliardi di euro da distribuire ai soci quest’anno.

Il grafico, in una giornata molto difficile per le banche europee con epicentri sismici in irradiazione da Deutsche Bank, ha barcollato e recuperato i livelli, mostrando ancora una volta la resilienza del titolo, nonostante ci siano da tempo le condizioni per prese di beneficio. Il titolo oggi vale 38 euro contro i 39 del pre-trimestrale, ma il trend rialzista di fondo appare intatto.

Cucinelli e Moncler, il lusso italiano resiste ai venti contrari

Una buona notizia per tutti e una capacità del mercato italiano di esprimere valore autonomo, anche quando gli altri barcollano, che è molto positiva e si è vista in queste sedute soprattutto nel lusso, dove la debolezza del mercato cinese ha intaccato trimestrali e prezzi di giganti come LVMH e Kering, ma ha trovato solide performance in Brunello Cucinelli e Moncler.

L’11 luglio scorso Brunello Cucinelli ha annunciato a mercato chiuso un primo semestre con ricavi preliminari in crescita del 14,1% a cambi correnti a 620,7 milioni di euro. Mentre il mercato del lusso la scorsa settimana crollava, Cucinelli ha accusato qualche debolezza, ma poi ha vigorosamente recuperato e ora è tornata sui valori pre-ricavi preliminari. Gli oltre 94 euro del 12 luglio sono ancora lontani dagli attuali 86,6 euro, ma il titolo mostra autonomia e tiene ancora un multiplo P/E dei 12 mesi di 51,64 e un P/E Forward a 46,79x.

Moncler qualche giorno dopo, quel fatidico 24 luglio, annunciava nel primo semestre ricavi in crescita dell’8% a cambi correnti a 1,230 miliardi, con un utile balzato da 145,4 a 180,7 milioni e una PFN ancora saldamente in cassa per 845,8 milioni. Dopo i dati a mercato chiuso, il titolo il giorno dopo affondava a 53,34 euro, salvo innescare poi una reazione potente fino ai 55,44 e dopo sarebbe cresciuto ancora.

Oggi quota a 55,76 euro. Con un P/E ordinario dei 12 mesi di 23,66x e un P/E forward di 23,51x è relativamente a buon mercato per il comparto lusso.

Eni procede con il piano satellitare e potrebbe anche migliorare la distribuzione ai soci

Tutt’altra dinamica quella di Eni, che ha mostrato di essere “on track” sul piano satellitare di ottimizzazione del capitale e già di recente ha avviato trattative per la cessione del 20-25% di Enilive per 11,5-12,5 miliardi di euro. Con la possibilità di un’ulteriore vendita del 10% visto l’interesse del mercato.

Una notizia importantissima per il cane a sei zampe pubblicata prima dell’apertura del 23 luglio. Tre giorni dopo, alle 7:38 del mattino Eni pubblicava la trimestrale sopra le attese: utile adjusted in calo del 21% a 1,519 miliardi di euro, ma crescita del 24% della capacità di produzione elettrica e del 6% della produzione di idrocarburi e soprattutto miglioramento della guidance con l’attesa ora di un ebit proforma adjusted a 15 miliardi di euro.

Claudio Descalzi, l’ad di Eni, ha anche accelerato sul buyback, alzato l’acconto sul dividendo del 6% a 1 euro e affermato che se il debito, come previsto, dovesse scendere più rapidamente delle attese grazie alle dismissioni da 8 miliardi di euro in corso, la distribuzione potrebbe crescere fino al limite del 35% del flusso di cassa operativo adjusted di budget, ossia si potrebbe materializzare un potenziale incremento del buyback di mezzo miliardo. Notizie che il mercato ha accolto a braccia aperte con un balzo del titolo che non si arresta e lo porta oggi a 14,71 euro contro i 14,02 della chiusura pre-semestrale. Sugli ultimi 12 mesi il P/E ordinario è di 13,27x, quello forward (quindi atteso sugli utili previsti per il 2024) scende a 6,78x, praticamente un’altra occasione.

Enel, ricavi in calo, ma margini in crescita grazie al green

Il dividendo è stato chiaramente anche un tema per Enel. La normalizzazione dei prezzi dell’energia ha segato anche i ricavi della società guidata da Flavio Cattaneo, ma le rinnovabili ha gonfiato margini e risultati operativi con un ebitda in crescita dell’8,8% a 11,68 miliardi (ebitda complessivo +32,9% grazie a varie cessioni, tra le quali il Perù) nonostante ricavi in calo del 17,8% Cattaneo ha prudentemente confermato la guidance fornita con il recente piano al 2026 che si impernia anche sull’ottimizzazione del capitale e sull’efficientamento della struttura, ma diversi analizzi credono di più adesso, che la distribuzione ai soci possa aumentare quest’anno. I numeri sembrano esserci.

L’azione di Enel non si è mossa molto dopo i dati e ha ridimensionato degli iniziali guadagni, ma il titolo si era apprezzato subito prima dell’ufficializzazione dei dati del trimestre e ha inviato un segnale importante colmando il gap down che si era aperto nei prezzi con la cedola da 22 centesimi staccata il 22 luglio.

Trimestrali, ecco le date delle prossime

Adesso altri colossi si preparano a scaldare l’estate 2024.

Oggi 29 luglio Poste Italiane, domani 30 luglio A2A, Brembo, Campari, Fineco, Intesa, Leonardo e Recordati.

Il 31 luglio Hera, Nexi, Prysmian, Snam e Telecom Italia.

Giovedì 1° agosto sarà la volta di Azimut, Banca Mediolanum, Ferrari e Pirelli.

Venerdì 2 agosto Buzzi, Erg.

Bisognerà aspettare il 5 agosto per MPS e Banco BPM.

Il 6 agosto per la Popolare di Sondrio e Bper.

L’8 agosto per Generali e Unipol.

Queste le date almeno in termini di approvazione del cda, la presentazione agli analisti è in molti casi spostata al giorno successivo.

Di certo ci saranno ancora scossoni sul mercato, di certo al termine dei prossimi 10 giorni si avrà una visibilità molto maggiore sui dati concreti di bilancio delle nostre grandi.