Prove di fusione tra Poste e TIM? Per molti l'opzione Iliad resta sul tavolo
pubblicato:Poste Italiane diventa azionista forte di Telecom Italia e punta a importanti sinergie.
La Cassa si concentra su Nexi.
Le voci di intervento di Iliad e CVC su TIM si raffreddano, ma non si spengono
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Reazione positiva in Borsa per TIM e Poste Italiane dopo la notizia del fine settimana. Vengono confermate le indiscrezioni e quindi Poste Italiane compra il 9,81% di TIM da CDP e in cambio le cede il 3,78% della società dei pagamenti digitali Nexi più un concambio in denaro che sembra ammonti a circa 180 milioni di euro.
La quota della Cassa Depositi e Prestiti in Nexi sale dunque dal 14,46 al 18,25% e il gruppo guidato dall’amministratore delegato Dario Scannapieco conferma quindi il suo sostegno al business dei pagamenti su cui ha sempre puntato.
TIM, i rumors su CVC e Iliad, la frenata del governo
Per il titolo di TIM che ha molto sofferto nelle ultime sedute è una giornata di pausa, persino di parziale ripresa.
Nel corse delle ultime sedute l’azione aveva registrato un certo appeal speculativo grazie all’interesse di CVC per le quote del socio di riferimento Vivendi e alle contemporanee pressioni del concorrente Iliad che punterebbe a una fusione con il gruppo e in particolare con la sua divisione consumer.
Rumors su una possibile opa in arrivo, scavalcando i dati sul business giunti con i preliminari del 2024, avevano scaldato i corsi di TIM, ma poi il governo aveva tirato il freno sull’operazione.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, senza chiudere a nessuna ipotesi, aveva ricordato la prevalenza dell’interesse nazionale e la possibilità dell’eventuale ricorso al golden power su TIM in caso di necessità.
Un nuovo intervento straniero sulle tlc italiane, dopo la cessione della rete fissa agli americani di KKR, sembrava guardato con sospetto. Si ribadiva la necessità di una valutazione alla luce del superiore interesse nazionale.
La reazione dei corsi di TIM era stata negativa con forti volumi in vendita sul titolo e il passaggio rapido dei corsi da 31,73 centesimi a 27,36. Nel frattempo emergeva il nuovo intervento di Poste e CDP che metteva in altra prospettiva il dossier.
L’amministratore delegato di TIM Pietro Labriola aveva confermato che l'importanza del consolidamento nelle telecomunicazioni italiane, anche alla luce di Fastweb-Vodafone, e che per la società italiana il bivio era sempre stato tra Iliad e Poste.
TIM, lo swap delle quote nel week end e la reazione oggi delle azioni
Poi nel weekend il rimescolamento delle quote e oggi la reazione dei corsi.
TIM recupera lo 0,51% e si riporta a 27,64 centesimi (dopo un allungo sopra i 28).
Poste Italiane segna un +1,29% a 14,89 euro.
Nexi guadagna l’1,89% e torna a 4,8 euro.
TIM, per Poste è un accordo strategico, ma la porta a Iliad per molti non è chiusa
Il comunicato di Telecom Italia sull’operazione sottolinea l’evoluzione dei rapporti commerciali tra TIM e Poste Italiane e aggiunge che la negoziazione per la fornitura di servizi per l’accesso di Postepay e all’infrastruttura mobile di TIM è in fase avanzata. Poste sottolinea che l’investimento è di natura strategica e punta alle sinergie tra le imprese e al consolidamento delle tlc in Italia.
Si potrebbe subito pensare che alla fine la via decisa sia quella della fusione tra Poste e TIM, ma non tutto converge verso questa ipotesi.
Banca Akros ha promosso ancora TIM da accumulate a buy con un prezzo obiettivo a 33 centesimi, oltre i recenti massimi. Per gli analisti l’ingresso di Poste nel capitale della società guidata da Labriola non esclude l’opzione di un merger con i francesi di Iliad.
Anche Equita, che su TIM ha un buy con target price a ben 0,36 euro, ritiene che la possibile combinazione tra TIM Consumer e Iliad Italia rimanga ancora possibile, anzi per gli analisti è ancora preferibile.
Anche importanti commenti all’operazione, come quello sul Sole 24 Ore di ieri, indicano che la strada per un’integrazione tra TIM e Iliad non è sbarrata, anzi ci si potrebbe procedere per gradi.
Il deal di TIM con Poste presenta delle sinergie di costi importanti e i vantaggi potrebbero essere su più fronti, dai pagamenti appunto al cloud. Ma tutto questo non esclude che poi ulteriori vantaggi si estraggano da una successiva combinazione con Iliad, che oltretutto trarrebbe un certo vantaggio dall’alleanza con un gruppo capace di abbinare la platea di clienti di TIM alla rete di Poste che conta 12.800 uffici sul territorio.
Per Poste e TIM insomma il valore ci sarebbe già ora con i nuovi deal, ma l’allargamento dei piani a Iliad potrebbe portare ulteriori vantaggi.
Su Affari & Finanza, l’inserto economico de la Repubblica del lunedì, è bene evidenziato il carattere strategico di questo consolidamento nel quale quindi anche un ruolo del governo al tempo degli investimenti del PNRR appare naturale. Oltretutto ci sono anche esiti non secondari dell’operazione per gli attori coinvolti. CDP cedendo le quote di TIM a Poste si libera del possibile conflitto derivante dalle nozze tra la rete fissa ceduta a KKR e la Open Fiber di cui è il principale azionista (60%), non è cosa da poco.
Secondo l’inserto a questo punto però l’ingresso di Poste in TIM avrebbe sbarrato il passo all’acquisto delle quote di Vivendi da parte di CVC con l’obiettivo di potenziare TIM Enterprise e MaticMind.
Resta anche da vedere se ora Poste chiederà un posto nel cda di TIM, così come è da capire se in una seconda fase di ripotrà aprire il dossier di TIM con Iliad o se questa dovrà verosimilmente guardare altrove, per esempio a Wind3.
C’è poi la questione sociale, con oltre 16.700 dipendenti anche dopo la vendita della rete fissa, TIM rimane anche uno snodo sociale e il presidio del governo nella fase successiva anche al disimpegno dalle torri di Inwit e da Sparkle doveva trasformarsi senza cessare. D’altronde dopo i tentativi falliti di Iliad di comprare Vodafone, che appunto si è fusa con Fastweb, lasciavano l’operatore francese alla ricerca di una preda.
Sembra naturale a questo punto che la partnership tra Poste e TIM, dopo essersi consolidata, si guardi intorno, forse anche in direzione di Iliad.
Di certo lo Stato questa volta è nella partita.
Il mercato italiano rimane attraente per la forza della sua domanda e la sua necessità di investimenti e quindi anche l’ultimo deal non allontanerà gli investitori globali che si sono ormai da anni affacciati sulle telecomunicazioni del Bel Paese.