TIM in movimento dopo i dati

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Risultati complessivamente in linea con il consensus nel trimestre. Segnali di solidità sui conti dopo le poste straordinarie, cresce TIM Enterprise, Ebitda dei 9 mesi +9,8%

TIM in movimento dopo i dati

Reazione vivace di Tim a Piazza Affari oggi dopo la pubblicazione dei conti. Il titolo che ieri aveva chiuso a 21,72 centesimi in attesa dei dati in mattinata ha prima segnato un rally fino ai massimi di 22,43 centesimi e dopo ha ripiegato fino a 21,4 centesimi, in territorio negativo, per poi riportarsi in verde. A metà seduta (dopo la call del management con gli analisti) l’azione segna un rialzo importante del 4,88% a 22,78 centesimi.

TIM, dati del trimestre intorno al consensus, conferma dei target

In effetti i dati mostrano spunti positivi e negativi, soprattutto se confrontati con il consensus raccolto dalla stessa società.

Il gruppo ha chiuso il periodo del terzo trimestre con una crescita dei ricavi complessivi del 3,2% a 3,569 miliardi di euro, appena al di sotto delle stime da 3,584 mld. La divisione TIM Domestic però ha leggermente battuto le attese raggiungendo i 2,531 mld (+2,1%) contro un consensus di 2,526 mld).

Anche l’EBITDA del  gruppo a 1,111 mld (+7,6%) ha superato di stretta misura il consensus (1,109 mld), ma l’Ebitda AL (after lease) è stato invece leggermente sotto le attese (943 milioni, +7,6%, vs. 947 milioni).

Appena sopra il consensus anche l’indebitamento finanziario after lease da 7,988  miliardi (vs. 7,966 mld).

Il management ha sottolineato che il debito si sta riducendo come previsto e il calo dovrebbe accelerare nel quarto trimestre. Attualmente siamo a un livello di leverage, calcolato da TIM come Debito netto after lease su EBITDA after lease, di circa 2,2x e il target confermato per fine anno è di una riduzione a 2x.

TIM ha comunque confermato tutte le guidance fornite al mercato per l’anno in corso, quindi il piano Free to Run 2024-2026.

Il risultato netto dei soci della controllante nei primi nove mesi è ancora in perdita, ma dal rosso dei primi nove mesi del 2023, pari a 1,124 miliardi di euro, la perdita scende a 509 milioni di euro e se si considera che la perdita per i soci nei primi sei mesi del 2024 era di 646 milioni di euro, il dato in calo acquista un valore ancora maggiore, anche se va detto che il risultato finale “include il provento derivante dall’operazione di cessione di NetCo rilevato fra gli utili da attività cessate. L'impatto sul conto economico del Gruppo TIM in termini di plusvalenza netta, già tenuto conto dell'attribuzione dell'avviamento al valore ceduto, ammonta a circa 0,2 miliardi di euro, fatti salvi eventuali ulteriori adeguamenti connessi agli usuali meccanismi di aggiustamento prezzo post closing”.

Fra gli spunti emersi oggi durante la call con gli analisti si segnalano anche la possibilità di una remunerazione degli azionisti, l’ad Pietro Labriola ha detto che valuterà questa opzione a febbraio (probabilmente dipenderà dalla vendita di Sparkle ed è un’operazione che andrà eventualmente calibrata anche alla luce dei vincoli sulla remunerazione delle risparmio).
A febbraio sarà anche aggiornato il piano industriale.

TIM, anche i dossier Sparkle e Vivendi

Le poste straordinarie insomma rendono ancora molto complesso decifrare l’andamento del business di TIM senza la rete ed è ancora in essere la partita per TIM Sparkle. A inizio ottobre MEF e Retelit (oggi controllata dal fondo Asterion) hanno presentato una proposta che valuta l’enterprise value della società 700 milioni di euro, sono state avviate interlocuzioni esclusive di approfondimento tra il board di TIM e gli offerenti in vista della presentazione di un’offerta vincolante entro il 30 novembre.

È stata inoltre posticipata dal 4 novembre a oggi 14 novembre la seconda udienza sulla causa civile intentata da Vivendi, primo azionista di TIM con circa il 24% del capitale, contro la decisione del consiglio di amministrazione di Telecom Italia di cedere la rete fissa al consorzio guidato da KKR a luglio. Vivendi non ha chiesto ulteriore documentazione e potrebbe esserci una sentenza immediata, ma questo chiaramente è un fattore di incertezza da tenere in considerazione.

TIM, guardando il business nei 9 mesi

Uno sguardo sui nove mesi può forse chiarire un poco il quadro. I ricavi consolidati passano da 10,441 miliardi a 10,63 miliardi, la crescita è dell’1,8%, ma sarebbe del 3,4% su base “like-for-like”. Se cioè si togliessero 150 milioni dai ricavi dei 9 mesi del 2023 come “Effetto conversione bilanci in valuta”; se si aggiungessero ai 9 mesi del 2023 101 milioni di euro di ricavi e ai 9 mesi di quest’anno 67 milioni dal Master Service Agreement (MSA) che regolamenta i rapporti tra TIM e la ex rete fissa rete NetCo; se infine si eliminassero 59 milioni dal 2023 e 16 milioni dal 2024 per altre voci.

Una lettura simile si ha sull’EBITDA che in termini di consolidato balza del 9,8% da 3,406 mln a 3,739 milioni (ma segna un -13,4% a 1,099 per il trimestre), ma dopo voci anche molto corpose (soprattutto il MSA che è negativo per 1,368 mld nel 2023 e per 902 mln nei 9 mesi 2024) e variegate, si lima a un EBITDA organico like-for-like in crescita dell’8,7% a 3,25 miliardi. Un balzo della gestione caratteristica che sicuramente influisce sulla performance dell’azione di oggi. E’ la stessa voce segnalata all’inizio per i tre mesi a 1,111 miliardi (+7,6%).

L’EBITDA after lease (altra metrica chiave) è cresciuto da 2,472 miliardi a 2,745 miliardi di euro e, ha sottolinea il management nella presentazione di oggi, ha accresciuto la marginalità sui ricavi dal 23,9% al 25,7%.

E anche l’EBIT (la netto delle discontinuità dalla rete) passa da 926 milioni a 1,322 milioni con una buona performance.

I capex dei 9 mesi della Business Unit Domestic sono diminuiti da 859 a 776 milioni di euro (al netto delle licenze), anche per una ricalibrazione in concomitanza con la cessione della rete. Il gruppo ha comunque sottolineato l’attuazione di politiche di efficientamento a 360 gradi.

L’operating free cash flow del gruppo è positivo e cresce nei 9 mesi da 1,624 a 1,737 miliardi di euro.

Altri segnali trasversali segnalati da TIM sono da tenere in considerazione.

La Business Unit TIM Domestic registra un repricing costante di TimVision (+23% a/a l’arpu, ossia i ricavi per utente), la stabilità del churn rate (ossia il tasso di abbandono), buoni ricavi da MVNO e roaming.

Sempre in termini di ricavi Tim Enterprise, uno dei centri valore più importanti, segna ricavi nei 9 mesi di 2,3 miliardi di euro in crescita del 5,8% e anche se il 62% viene da ricavi IT, il gruppo segnala il +22% del cloud, il +84% del Security e il +27% dell’IOT. Come a dire che i servizi a valore aggiunto ingranano e si consolida questo business fondamentale.

Va al solito molto bene il Brasile con ricavi in crescita nei nove mesi del 7,2% a 3,3 miliardi di euro e un ebitda che balza del 9% a 1,6 miliardi di euro (+14,4% a 1,3 miliardi di euro l’after lease), che si conferma un pilastro della proposta di valore di TIM.

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