Terna risultati e obiettivi in crescita, il cda mette un floor al dividendo
pubblicato:Un 2024 a doppia cifra: l’utile cresce del 20% e il saldo del dividendo di giugno sarà di € 0,277. Il totale della cedola incorpora un dividend yield di quasi il 4,9% Crescono gli asset regolati, che poi sono il motore dei ricavi. Nuova politica dei dividendi e investimenti per 17,7 miliardi nell’arco del piano al 2028

Un 2024 in forte crescita e piani ambiziosi per il 2028. Terna ha chiuso lo scorso esercizio con un balzo dei ricavi del 15,5% a 3,186 miliardi di euro e con performance ancora più brillanti per le altre voci del conto economico, a partire dall’EBITDA che cresce del 18,3% a 2,168 mld, con un fenomenale margine del 69% dei ricavi (in leggera crescita) e dall’utile netto, che cresce di quasi un quinto a 1,061 mld (+19,9%).
Terna, la nuova politica dei dividendi
Piatto forte del piano, come sempre per le utility e i titoli tipicamente da cassettisti come Terna, è la nuova politica dei dividendi. Con il nuovo piano inoltre il gestore della rete elettrica nazionale ha introdotto un livello minimo di dividendo, un floor a 39,62 centesimi, che ai corsi di queste ore (8,108 euro, +0,74%) significa un dividend yield del 4,9% quasi.
In particolare il gruppo ha annunciato che il dividendo nell’arco del piano 2024-2028 sarà calcolato come il valore maggiore tra:
· La cedola del 2024 pari appunto a 39,62 centesimi (floor)
· Il valore che sconta una crescita annua del dividendo per azione del 4% a partire dal 2023, ossia da un riferimento a 33,96 centesimi.
Alla prossima assemblea il consiglio di amministrazione proporrà quindi, tra l’altro, un dividendo da 39,62 centesimi per azione (payout ratio del 75%) a valere sui risultati del 2024, ma attenzione, lo stacco della cedola n. 42 previsto per il prossimo 23 giugno manderà in pagamento per gli azionisti soltanto 27,7 centesimi (saldo del dividendo), perché già a novembre c’è stato il pagamento di un acconto da 11,92 centesimi.
Si tratta comunque di un saldo importante che vale circa il 3,4% (lordo) del valore delle azioni in queste ore.
Terna i risultati a doppia cifra del 2024, ma cresce anche il debito
A trascinare il balzo dei ricavi (+15,5% appunto a € 3,68 mld) hanno contribuito soprattutto i ricavi RAB (quelli regolati) e l’aumento della WAAC riconosciuta (il tasso di remunerazione del capitale investito riconosciuto è stato per Terna del 5,8% l’anno scorso per la trasmissione elettrica, ma dovrebbe flettere al 5,5% quest’anno).
In particolare i ricavi da attività regolate sono balzati del 16% a 3,09 miliardi e coprono quindi più dell’84% dei ricavi complessivi, contro il 72,5% del 2023.
L’anno scorso il gruppo guidato dal CEO Giuseppina Di Foggia (in foto) non ha però lesinato gli investimenti, che sono balzati dal 17,6% a quasi 2,7 miliardi, i più alti della storia di Terna. Progetti strategici come i cavi sottomarini dell’Adriatic Link (tra Marche e Abruzzo), l’Elmed (Italia-Tunisia), l’elettrodotto Bolano-Annunziata (Sicilia-Calabria) confermano il ruolo chiave del gruppo non solo nella sicurezza energetica dell’Italia e nell’adattamento necessario della rete elettrica all’esplosivo sviluppo degli impianti da fonti rinnovabili, ma indicano anche un ruolo attivo nella gestione di questo tema industriale fondamentale per il presente del Bel Paese. Da segnalare anche l’avanzamento del Tyrrhenian Link, un collegamento sottomarino tra Campani, Sicilia e Sardegna.
Il debito finanziario netto di Terna è però cresciuto di 666 milioni di euro, da 10,49 a 11,16 miliardi di euro. Il patrimonio netto di Gruppo è pari a 7.524,2 milioni. Questo significa un rapporto debt/equity di circa 1,48x che vede ancora una netta prevalenza dei mezzi di terzi, ma in miglioramento rispetto all’1,66x di un anno fa. Se poi si considera la leva finanziaria (il rapporto tra posizione finanziaria netta ed ebitda) il miglioramento da 4,84x a 4,35x si dimostra ancora più significativo in un’ottica di sostenibilità del debito e redditività.
L’attenzione del management per la gestione del debito traspare anche da un dettaglio non secondario del nuovo piano industriale 2024-2028: il costo medio del debito netto di piano è previsto in calo al 3,1% rispetto al 3,3% del piano precedente.
Detto questo il free cash flow del gruppo è ancora negativo, anche se il saldo passa da -1,19 mld a -869 milioni. In altre parole i flussi cassa delle attività operative da 1,82 mld non coprono gli investimenti (appunto 2,69 mld) e anche per questo cresce il debito.
Terna, il piano al 2028 e la guidance 2025
Ma passiamo alla prospettiva. L’attività strategica di un gruppo come Terna, che gestisce il potenziamento e l’adattamento della rete in questa fase di profonda transizione energetica e digitale, va oltre la valenza industriale del gruppo per allargarsi alla costruzione di un orizzonte condiviso di sviluppo del Paese.
Le reti non sono soltanto la chiave del business della maggior parte delle utili, ma in questa fase sono il vettore del cambiamento strutturale delle economie, non solo in termini di adattamento alla produzione da rinnovabili – e già questo con il balzo al 41% di energia green nel mix italiano e ben 50 GW di potenza installata sarebbe un piano narrativo autosufficiente – ma anche perché poi l’elettrificazione dei consumi, la nuova imperiosa domanda dei server per il cloud e l’intelligenza artificiale, l’elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento e mille altre componenti del nostro panorama quotidiano passano da lì. I prezzi dell’energia per le industrie italiane passano da lì, la bolletta delle famiglie e quindi la propensione al consumo passa spesso anche da lì.
Nel 2023 la potenza rinnovabile installata era di 43 GW, oggi è di 50 GW e i progetti sono per quota 107 GW nel 2030. Per un Paese come l’Italia storicamente dipendente dall’energia altrui e da materie prime straniere è un’opportunità di crescente autonomia, anche politica.
La scala degli impianti di storage, di conservazione dell’energia può e deve giocare un ruolo fondamentale nel disaccoppiamento dei prezzi dal gas. Lo storage elettrochimico italiano è balzato a quota 12,9 GWh (10,1 GWh in più del 2022), ma servono almeno 72 GWh entro il 2030, per ridurre la dipendenza dalle materie prime importate dal 60% al 37%
In questo scenario il ruolo dei 17,7 miliardi di euro che Terna vuole investire in cinque anni è fondamentale, si tratta di ricucire e integrare le parti del Paese, di trasformare la rete in questo contesto profondamente mutato e in ulteriore rapida evoluzione, geografie dinamiche del Paese e dei suoi collegamenti con l’estero che dovranno coprire questa enorme trasformazione in direzione della generazione elettrica diffusa.
Significa anche sicurezza della rete, anche cybersecurity, e significa numeri concreti, perché circa il 90% dei progetti previsti dal piano è stato già autorizzato e sull’80% circa degli investimenti regolati circa 13 miliardi hanno già un contratto di procurement.
Nel nuovo piano gli investimenti operativi, i capex, nelle attività regolate salgono dai 15,5 mld del vecchio piano a 16,6 miliardi di euro e per le stesse attività regolate, i RAB, è prevista una crescita media annuale del 9% già a 24,8 miliardi in quest’anno 2025 e a 31,8 miliardi nel 2028.
In termini meramente economici per il 2025 la guidance di Terna prevede ricavi per 4,03 miliardi di euro, un EBITDA pari a 2,70 miliardi di euro e un utile netto di Gruppo pari a 1,08 miliardi di euro. Tutti dati in crescita (rispettivamente è un +9,5% dei ricavi, un +5,2% dell'ebitda e un +1,7% dell'utile di gruppo).
Nell'arco del piano è crescita una crescita media annua dell'ebitda del 9% (CAGR) con 3,36 mld al 2028. L'utile netto a fine periodo dovrebbe raggiungere gli 1,19 miliardi di euro (vs. 1,10 nel precedente piano).
Dentro tutti questi investimenti regolati ci sono 10,8 miliardi di euro per i grandi programmi citati (il Tyrrhenian Link da 3,7 mld in totale, l’Adriatic Link da 1,3 miliardi, il Central Link di ricostruzione degli elettrodotti tra Umbria e Toscana, il SA.CO.I. 3, il collegamento tra i di Sardegna, Corsica e penisola italiana che da solo vale 950 mln, e poi la risoluzione delle congestioni sulla rete e l’integrazione delle rinnovabili).
Altri 3,6 miliardi andranno a efficienza, qualità e ambient e 2,3 miliardi in digitalizzazione, resilienza, cybersecurity e altro ancora.
Tutti progetti strategici destinati all’adattamento e la trasformazione dell’infrastruttura elettrica italiana gestita da Terna.