STM, ancora scintille nella governance, il gruppo annuncia fino a 2.800 esuberi
pubblicato:L'accordo al MIMIT conferma che non saranno chiusi impianti, forti investimenti in arrivo in Italia. Intanto però, tra il Consiglio di Sorveglianza e il MEF gli attriti aumentano

Il comunicato odierno del Consiglio di sorveglianza di STMicroelectronics presieduto da Nicolas Dufourcq, directeur general di Bpifrance, la cassaforte delle partecipazioni dello Stato francese, ha fatto tre precisazioni che invece di alleggerire il clima già pesante nella governance di STM rischiano di aggravarlo.
La prima: le vendite di azioni di due componenti del consiglio di gestione di STM prima della pubblicazione dei risultati sono state effettuate automaticamente e in linea con le norme.
Nel mirino ci sarebbero le vendite di azioni del top management di STMicroelectronics prima dei risultati disastrosi che hanno punteggiato l’anno scorso. Si tratterebbe, sostiene il consiglio di sorveglianza, di vendite automatiche gestite da amministrazioni dei titoli del management in linea con le norme fiscali svizzere per i membri del consiglio di gestione.
Ieri il ministro dell’Economia Gianfranco Giorgetti aveva lanciato un nuovo attacco alla governance della partecipata del chip: “La posizione dell'azionista italiano è chiarissima. Ed è testimoniato dalla dirigenza stessa che ha venduto le azioni di StM il giorno prima di annunciare risultati negativi. Condividiamo il giudizio che si sono autodati gli interessati e il comportamento dell'azionista italiano d'ora in poi sarà, diciamo, di critica e opposizione a questa dirigenza”.
STM, un 2024 decisamente difficile
Dopo un 2024 di profit warning chiusosi con ricavi da 13,27 miliardi circa, in calo del 23% e con un utile netto da 1,55 miliardi in calo del 63% in qualunque società quotata di una certa dimensione il dibattito sulla governance si sarebbe aperto già da tempo, né sono mancati i segnali più o meno filtrati giunti dal Ministero dell’Economia che chiedevano un segnale di discontinuità in una gestione che, tra crisi dell’automotive e rallentamento della domanda industriale di chip, ha visto i numeri e le prospettive di STM perdere sempre più terreno e il titolo subire perdite decisamente singolari.
La crisi della società inevitabilmente è diventata critica al consiglio di gestione e nel tempo, più che una composizione, è emersa una frattura sempre più ampia.
Il 19 marzo 2025 si è arrivati alle dimissioni di Maurizio Tamagnini dal consiglio di sorveglianza con effetto immediato. Un segnale che chiariva le intenzioni dell’azionariato italiano di avviare una revisione del management che ha chiuso il 2024 male e ha iniziato male anche il 2025 con un contesto ritenuto ancora sfidante.
Il braccio di ferro è interno a ST Holding, la società controllata in quote uguali dal Ministero dell’Economia di Giorgetti e appunto BPI France.
Attualmente il presidente del consiglio di sorveglianza è francese e il vicepresidente era Tamagnini, le regole indicano un’alternanza dei due soci pubblici di riferimento in questi due incarichi, ma con le dimissioni si è dovuto procedere a un’integrazione del consiglio che ha 9 membri di cui 6 sono appunto espressione di ST Holding.
L’altro ieri il consiglio di supervisione ha deciso di indicare Simonetta Acri come proprio membro dopo le dimissioni di Tamagnini, così le quote italiane, tre consiglieri che adesso sono due (segnatamente Donatella Sciuto e Paolo Visca), sono formalmente pronte per essere integrate, ma la decisione del consiglio di gestione, organo di rappresentanza appunto dei soci, non è stata affatto pacifica, perché ha bocciato la candidatura di Marcello Sala, direttore generale dell’Economia al MEF di Giorgetti e quindi candidato forte del governo italiano.
Alla base della decisione di non nominare il manager dal parte del consiglio di sorveglianza di STM ci sarebbero proprio delle critiche all’operato del CEO Jean-Marc Chery.
L’esclusione di Sala è stata definita da Giorgetti “incomprensibile, gravissima e inaccettabile”.
Da lì sono arrivate appunto le accuse al management di aver venduto le azioni di STM prima dei risultati etcetera a cui risponde oggi il consiglio di sorveglianza di STM parlando di automatismi ed entrando anche in due altri argomenti.
STM, la class action americana? Fiduciosi nei nostri argomenti
Il primo è la class action americana, studi legali USA affilano da tempo le lame per contestare le dichiarazioni del management che non avrebbe rappresentato nel dovuto modo la situazione dell’impresa.
Il Consiglio di Sorveglianza ribadisce la fiducia nei propri argomenti e nel successo in fase processuale.
STM, il consiglio di sorveglianza ribadisce la fiducia a Chery
Ma sono le ultime righe quelle che restituiscono la vera cifra del messaggio: “Il Consiglio di Supervisione esprime il proprio rinnovato supporto a Jean-Marc Chery, a Lorenzo Grandi, al management, in particolare per la loro capacità di attuare la trasformazione durante un periodo sfidante per l’industria dei semiconduttori”.
Il periodo sfidante in realtà non è stato tale per tutti, nel 2024 Nvidia ha fatto numeri astrali e anche se Intel è crollata (a causa soprattutto degli investimenti in patria), nel mondo le vendite di semiconduttori registrate dalla Semiconductor Industry Association (SIA) hanno raggiunto i 627,6 miliardi di dollari con un incremento del 19,1% rispetto all’anno precedente.
Sicuramente su STM hanno pesato le contrazioni del mercato giapponese (-0,4%) ed europeo (-8,1%), la debolezza dell'automotive UE, la fragilità della produzione industriale in mercati chiave come l'Italia e la Germania.
Ma forse anche l’incapacità di sfruttare i macrotrend e le aree geografiche con maggiori opportunità non può essere ascritta in qualche misura all’attuale management?
STM, l'assemblea a fine maggio
Adesso l’attesa per la prossima assemblea di STM, in calendario per il 28 maggio 2025 cresce. In agenda c’è la conferma di Jean-Marc Chery alla guida della società e di Lorenzo Grandi nel managin board. C’è anche all’ordine del giorno la conferma di Nicolas Dufourcq, di Janet Davidson, di Pascal Daloz e ci sono i piani di compensazione azionaria commisurati ai risultati. Sicuramente prima di allora scoccheranno nuove scintille.
STM, 2800 esuberi in arrivo
Oggi un’altra nota (è assolutamente raro che STM emetta più di un comunicato al giorno) dettaglia il piano di revisione della produzione del gruppo. Viene messo nero su bianco che si programmano fino a 2.800 esuberi su scala globale, anche se su base volontaria ed entro tre anni.
Vengono ribaditi i piani sui wafer da 300 millimetri al silicio e su quelli al carburo di silicio da 200 millimetri, viene definita una ripartizione geografica: alla Francia le tecnologie digitali, all’Italia quelle analogiche e di potenza, a Singapore quelle ‘mature’. Si rafforzerà la fabbrica da 300 millimetri di Agrate con l’obiettivo di raddoppiare la produzione entro il 2027. A Crolles (Francia) si punta a una capacità di 14 mila wpw entro il 2027.
A Catania si punta sul carburo di silicio.
La lettura del MIMIT, che oggi ha ospitato il primo tavolo plenario sul piano industriale di STM è più precisa. Il ministro Adolfo Urso ha rivendicato che “STMicroelectronics ha ribadito l’intenzione di destinare già nel primo triennio 2025-2027 la maggior parte degli investimenti al nostro Paese, sia in termini complessivi – 4 miliardi su un totale di 6,5 miliardi a livello europeo – sia per singolo stabilimento, con 2,6 miliardi destinati al sito di Catania, parte del più importante investimento strategico che si dispiegherà progressivamente anche negli anni successivi”.
Lo stabilimento di Catania dovrebbe insomma diventare il polo più significativo in Europa per la produzione di carburo di silicio da 200 millimetri con ciclo verticale integrato grazie a investimenti di STMicroelectronics di 5 miliardi entro il 2032 (di cui 2 miliardi in risorse pubbliche autorizzate dalla Commissione europea in quanto progetto unico nel suo genere).
Gli altri investimenti previsti saranno per il sito di Agrate per l’aumento della produzione di nuovi wafer da 300 mm da 4.000 a settimana a 8.500 nel medio termine e fino a un massimo di 14.000 entro il 2030.
STMicroelectronics ha, inoltre, confermato che nessuno degli attuali siti, in Italia e nel mondo, sarà chiuso, ognuno manterrà il proprio ruolo e la propria missione specifica.
“L'azienda intende inoltre avviare un dialogo costruttivo con le parti sociali, fornendo tutti i chiarimenti già richiesti al tavolo da parte della Regione e dei sindacati, al fine di individuare soluzioni condivise con la garanzia del Mimit”.
Investimenti nella produzione e difesa degli impianti, ma di certo 2.800 esuberi non sono pochi. Né i conflitti sulla gestione sembrano sopiti.