Stellantis rimbalza dopo un crollo dei ricavi del 27%, ecco cosa è successo
pubblicato:Persi 12 miliardi di fatturato e dipende soprattutto dal calo delle vendite USA. Ma era una debacle attesa e il gruppo conferma gli obiettivi e la gestione forte delle scorte a stelle strisce, così strappa un recupero alla Borsa
Crollo delle vendite di Stellantis nel terzo trimestre. I ricavi netti del gruppo nato dalla fusione tra Psa-Peugeot ed FCA si fermano nei tre mesi a 33 miliardi con un calo del 27% che è attribuito fattori numerosi fattori, dalla concorrenza sui prezzi e sui modelli alla trasformazione del mercato, ai cambi, ma che è soprattutto dovuto a un calo dei volumi.
Nel terzo trimestre del 2023 Stellantis fatturava 45,1 miliardi e quindi ha perso 12,1 miliardi di fatturato trimestrale in un anno, di questi 9,7 miliardi sono dovuti a volumi e mix di prodotto, 1,3 miliardi ai prezzi, 1,1 miliardi ai cambi. Stellantis in definitiva ha venduto meno auto e conferma la crisi dell’automotive che sta affliggendo i big tedeschi come Volkswagen e Mercedes e un po’ tutta l’industria su scala globale.
Stellantis, il problema grosso delle auto in concessionario negli Stati Uniti
Quel che preoccupa è il mercato chiave degli Stati Uniti. Nel Nord America Stellantis ha consegnato 470 mila veicoli nel terzo trimestre del 2023 e nel terzo trimestre del 2024 ne ha consegnati invece soltanto 299 mila: c’è un calo del 36,4%
In Europa, dove è passata da 599 mila veicoli a 496 mila, la flessione è stata molto minore, il 17,2% circa.
In termini di ricavi nel Nord America Stellantis è passata da 21,52 miliardi di euro a 12,42 miliardi con un crollo del 42% circa.
In Europa è scivolata da 14,12 miliardi a 12,48 miliardi, con un ben più gestibile -11,6% delle vendite.
La crisi è insomma a stelle e strisce soprattutto.
Non a caso gli scossoni maggiori il gruppo li ha ricevuti quando è emerso un problema di eccesso di scorte USA, che significa invenduto, un’emorragia in termini di valore.
Non a caso il comunicato di oggi del gruppo sottolinea subito che il problema dell’eccesso di scorte negli Stati Uniti è gestito con decisione: gli stock dei concessionari Usa sono stati abbattuti di 51 mila unità dallo scorso giugno e si prevede un taglio di altre 30 mila vetture dagli inventari a ottobre, quindi nel novembre 2024 si dovrebbe centrare l’obiettivo sfidante di una riduzione degli stock di 100 mila unità. Se si considera che in Europa il gruppo ha venduto poco più di 120 mila auto a settembre si capisce l’entità dello sforzo.
Anche se la sfida emerge imperiosa: a giugno gli stock dei concessionari USA erano a 431 mila unità, ora sono scesi sotto le 350 mila e l’obiettivo di novembre è a 330 mila unità, ma sono ancora tante, tante auto.
Stellantis riduce anche la produzione e in Italia intanto la situazione è già rovente
Il gruppo frena però al contempo anche sulla produzione e nel terzo trimestre del 2024 ha ridotto l’output di 173 mila veicoli rispetto a un anno prima proprio con l’obiettivo di normalizzare la dinamica delle scorte.
E non sono senza dubbio notizie che piacciono in Italia, dove in pratica da mesi si vive una paralisi produttiva del gruppo e dove il rifiuto del presidente del gruppo John Elkann di venire in audizione in Parlamento (dopo la recente tesissima audizione del CEO uscente Carlos Tavares) ha fatto scalpore.
La stessa premier Giorgia Meloni ha commentato: "Avrei evitato questa mancanza di rispetto per il Parlamento". Il manager ha dichiarato di non avere niente da aggiungere a quanto detto da Tavares e di aspettare il tavolo di confronto sull’automotive convocato presso il MIMIT di Adolfo Urso.
Attriti che ora cercano una composizione, mentre il clima anche per il governo volge al maltempo dopo il taglio di 4,6 miliardi dal fondo per la transizione dell’automotive italiano condannato con forza da ANFIA (l’associazione della filiera in Italia) e da UNRAE.
Piove sul bagnato in definitiva e la prossima politica industriale rischia di mancare di materia prima.
Stellantis, segnali positivi sui nuovi modelli e conferma dei target (rivisti al ribasso un mese fa)
Per non restare indietro (su scala globale) Stellantis conferma però l’offensiva sul fronte dei nuovi modelli, con circa 20 novità quest’anno. La viscosità della transizione energetica nel mondo dei trasporti resta insidiosa e si confronta anche con molteplici sfide sul fronte dell’integrazione delle piattaforme e della copertura dei mercati.
In totale il gruppo ha registrato un calo delle consegne del 20%, circa 279 mila auto, secondo Stellantis circa 150 mila di queste “auto in meno” sono da attribuire ai gap collegati alla transizione tecnologica ed energetica in corso, comprese circa 100 mila vetture elettriche in meno collegate al rinvio del lancio dei nuovi prodotti del segmento B (auto di piccole dimensioni).
Ancora una volta la prospettiva diventa essenziale, i target del gruppo erano già stati tagliati il 30 settembre (quando l’azione aveva perso quasi il 15%) e per fortuna non cambiano.
Comprendono un margine dell’utile operativo adjusted 2024 compreso tra il 5,5% e il 7,0% e un’erosione del free cash flow industriale tra i 5 e i 10 miliardi di euro dovuta al significativo ridimensionamento dell’utile operativo adjusted di cui sopra.
E’ un dato fondamentale per il margine dell’utile operativo adjusted era stimato dal piano Dare Forward (tuttora in essere) a doppia cifra per tutto il periodo dal 2024 al 2030, con punte oltre il 12% a fine periodo e ora invece si ridimensiona, per quest’anno tra il 5,5 e il 7%, il 30% in meno almeno.
Alla fine comunque sono dati tutto sommato attesi.
Il consensus raccolto da Reuters di recente era per 31,1 miliardi di euro di ricavi contro i 33 miliardi raggiunti. Anche Bernstein parla di un fatturato sostanzialmente in linea con le previsioni. Equita loda qualche spunto positivo dai nuovi ordini.
Sul fronte della “controffensiva” il gruppo presenta obiettivi interessanti infatti, dalla discussa joint venture con la cinese Leapmotor (per la quale in pratica Stellantis ha l’esclusiva fuori dalla Cina) si punta entro il 2030 a ordini oltre i 500 mila veicoli. La nuova generazione di Citroen C3 elettriche e mild hybrid ha già ordini iniziali oltre le 50 mila unità e la Peugeot 3008 (nelle versioni termica e della nuova elettrica) presenta ordini iniziali per 75 mila unità.
Sicuramente dati di vendite in forte calo, ma attesi dal mercato e la conferma della guidance, con gli spunti positivi sulla gestione delle scorte Usa e la risposta iniziale del mercato ai nuovi modelli contribuiscono a spiegare il rimbalzo del titolo Stellantis di oggi del 2,93%
Che le cose andassero male insomma lo si sapeva, ma oggi la situazione sembra un po’ più sotto controllo. Almeno dal punto di vista del mercato.