Opzione Donna 2023, pessime notizie: il Governo ritratta, salta il requisito figli
pubblicato:Retromarcia, da parte del Governo Meloni, in merito ad Opzione Donna 2023: il requisito figli rischia di saltare perché favorirebbe le madri lavoratrici. Ecco dunque cosa sta accadendo a Palazzo Chigi e cosa si discuterà in queste ore.
Ultime news su Opzione Donna 2023: il Governo avrebbe fatto marcia indietro, annullando le modifiche previste per il prossimo anno.
Da Palazzo Chigi erano infatti arrivate, mediante comunicato ufficiale, notizie di una proroga dell’Opzione per il 2023, ma con delle sostanziali modifiche.
La Manovra 2023 avrebbe dovuto legare l’età di uscita della lavoratrice dal mondo del lavoro al numero di figli avuti dalla donna.
In questo modo, Opzione Donna 2023 avrebbe dovuto garantire il pensionamento a 58 anni con almeno due figli, a 59 anni con almeno un figlio. Per tutte le altre lavoratrici, invece, la bozza della Manovra 2023 prevedeva un’uscita anticipata a 60 anni.
Tuttavia, sembra proprio che questa ipotesi non vedrà la luce. Vediamo, dunque, come si configurerà Opzione Donna 2023 con la nuova Legge di Bilancio.
Opzione Donna 2023, pessime notizie: il Governo ritratta, salta il requisito figli
Come anche notato nel seguente video di approfondimento a cura di Guardiacivica Consumatori, il testo attuale della Manovra 2023 sembrerebbe confermare le modifiche di cui, da settimane, ormai si parla:
Tuttavia, se la bozza non verrà modificata, di fatto, Opzione Donna 2023 finirà col favorire le madri. Ed per tale ragione che i cambiamenti all'Opzione, molto probabilmente, non verranno apportati.
Tali variazioni ipotizzate, tra le altre cose, hanno già sollevato le prime critiche prima ancora di essere apportate ufficialmente. La critica più ricorrente riguarda il fatto che, se il requisito figli dovesse essere confermato, Opzione Donna 2023 violerebbe il cosiddetto principio di uguaglianza.
L’opposizione ha addirittura parlato di “norme discriminatorie”, come ha avuto modo di far notale la senatrice D’Elia (PD).
Ma quella dell’opposizione non è l’unica voce ad essersi levata a sfavore dei cambiamenti ipotizzati per il 2023 in merito ad Opzione Donna. Anche i sindacati non sarebbero d’accordo con le modifiche prospettate dal Governo.
La CGIL, ad esempio, ha auspicato piuttosto il riconoscimento di contributi per ogni figlio avuto.
Opzione Donna 2023 dunque, così come prospettata inizialmente dal Governo Meloni, non convince. Da qui la decisione dell’esecutivo di fare marcia indietro e ripensare alle modifiche.
Opzione Donna 2023, verso una proroga senza alcuna modifica
L’esecutivo sembrerebbe ora orientato verso una proroga di Opzione Donna 2023 senza apportare modifiche. Se così fosse, salterebbe definitivamente l’ipotesi che legava l’età di uscita dal mondo del lavoro al numero di figli avuti.
E, di conseguenza, le donne lavoratrici intenzionate a richiedere la pensione anticipata potrebbero avere ancora la possibilità di sfruttare l’Opzione, secondo le regole già vigenti.
Mediante Opzione donna con proroga “secca” permetterebbe di uscire dal lavoro con i seguenti requisiti:
Tipologia di lavoro | Requisiti Opzione Donna |
---|---|
Lavoro Autonomo | 59 anni di età, 35 anni di contribuzione |
Lavoro dipendente | 58 anni di età, 35 anni di contribuzione |
Opzione Donna 2023, nessuna variazione agli importi dell’anticipo
Indipendentemente dal fatto che i requisiti di accesso ad Opzione Donna 2023 vengano modificati o meno, quel che di certo non verrà modificato è il calcolo dell’assegno mensile percepito dalle ex lavoratrici.
Un calcolo che si basa sul sistema contributivo, con la conseguenza che l’assegno mensile percepito verrà ridotto. I tagli all’importo della pensione regolare, senza accedervi mediante Opzione Donna, ammontano anche al 20%.