Newlat si fa notare a Piazza Affari dopo i conti
pubblicato:La società reduce dall'acquisizione di New Princes (e in passato di Centrale del Latte) cresce ancora e tagli il debito grazie a una generazione di cassa importante. Spunti rialzisti importanti sul grafico, ma il mercato è ancora scottato dall'ABB dello scorso 12 febbraio

Nell’ultimo anno il colosso alimentare italiano Newlat Food ha guadagnato in Borsa l’86,56%. Contribuisce il rialzo dell’1,68% di stamane che riporta i prezzi, dopo la pubblicazione dei risultati del 2024, a 12,14 euro.
Negli ultimi tre mesi in realtà l’azione ha registrato un calo del 3,24%, ma gran parte di questo brutto inizio del 2025 è da imputare alla terribile seduta del 12 febbraio scorso.
Newlat, quel terribile 12 febbraio
Quel giorno Newlat Food comunicò che la holding svizzera Newlat Group SA (ha sede legale a Paradiso) aveva ceduto tramite un accelerated bookbuilding rivolto a istituzionali (in pratica un collocamento accelerato) ben 3 milioni di azioni, il 6,8% circa della quotata Newlat Food, al prezzo scontato di 12 euro per azione. Il titolo aveva chiuso la seduta precedente a 13,7 euro e – come spesso accade in Borsa – la notizia di un collocamento a sconto sui corsi di Borsa precipitò il titolo: l’azione chiuse il 12 febbraio a 11,52 euro, persino sotto il collocamento dell’ABB, con un crollo del 16% dal quale non si è ancora ripreso.
Newlat Group SA, società riferibile al presidente esecutivo Angelo Mastrolia, manteneva il 41,1% del capitale, peraltro con la maggiorazione del diritto di voto previsto dalla società, conservava la maggioranza decisa dei voti.
Quello stesso 12 febbraio Newlat Food annunciava l’emissione di un bond senior unrated non garantito, non convertibile e non subordinato per 350 milioni di euro con scadenza al 2031 destinato alla quotazione sul MOT e su Euronext Dublin. Un titolo dal taglio minimo di mille euro con un rendimento del 4,75% lordo. Una serie di operazioni che seguono quella fondamentale recente dell’acquisizione del New Princes Group che ha creato il colosso alimentare che oggi si presenta al mercato con i risultati del 2024.
Newlat, i risultati combined del 2024 dopo la fusione con New Princes
Bene l’anno scorso il nuovo colosso alimentare italiano ha registrato ricavi consolidati combined (ossia con la citata New Princes) per ben 2,77 miliardi di euro sostanzialmente stabili sul pro-forma 2023 (-0,1%, dato ricostituito integrando le voci corrispondenti dell’acquisita britannica).
Newlat oggi si presenta al mercato con oltre 30 marchi storici (come Polenghi, Giglio, Centrale del Latte, Princes, Delverde, Mukki e tanti altri). Newlat conta ormai oltre 8.800 dipendenti e 31 stabilimenti tra Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Polonia e Mauritius.
Il gruppo è anche il socio di controllo dell’altra quotata Centrale del Latte d’Italia conquistata nel 2020 con un’offerta mista di carta e contanti da 20 milioni di euro tra azioni proprie e un corrispettivo in denaro che valorizzavano la “preda” con un EV/EBITDA di 18,1 volte i dati del 2019 e 0,7 volte il valore di libro (P/BV) nonostante nel 2019 il gruppo avesse chiuso in perdita e con un cash flow negativo il 2019.
Al colosso internazionale di oggi da 2,77 miliardi non si è insomma arrivati con un passo soltanto e Newlat Food sta attraversando una fase di grande evoluzione industriale e dimensionale.
Detto questo nel 2024 il risultato operativo lordo pro forma registra un calo del 4,5% a 463,98 milioni di euro. A questa flessione si arriva a causa non tanto del lieve calo dei ricavi, quando dell’aumento del costo del venduto dello 0,8% a 2,311 miliardi. Più a valle del conto economico però l’azione amministrativa si dimostra vigorosa e riesce e tagliare in maniera significativa i costi (-15,7% delle spese amministrative a 241 mln, e -3,4% delle spese di vendita e distribuzione a 182,9 mln). Nel conteggio vanno anche i proventi da business combination indicati in 155 mln (160,2 nel 2023).
Di fatto l'ebitda normalizzato combined si pone a 177,6 milioni di euro (margine del 6,4% sui ricavi) e l’ebit di Newlat Food del 2024 cambia segno e registra un balzo del 10,1% a 194,53 milioni di euro con una marginalità sui ricavi che passa dal 6,4% al 7,0%.
La gestione finanziaria si mantiene efficace in questa fase difficile e mescola al +15,9% degli oneri finanziari (63,14 mln) il +25,2% dei proventi finanziari (12,24 mln), contenendo una voce che in altri conti economici ha fatto la differenza sul bilancio dell’anno.
L’utile netto del 2024 (sempre combined) si porta così a 142,31 milioni di euro con un aumento del 5,3% (circa 7,17 mln) nonostante il passaggio da un beneficio fiscale di 3,11 milioni di euro nel 2023 a una imposizione di 1,32 milioni nel 2024.
Con tali cambiamenti strutturali di perimetro il confronto rimane comunque complesso (ci sono almeno tre conti economici da considerare, dal combined, al consolidato al complessivo consolidato), ma una foto del business è comunque possibile e necessaria.
A conti fatti il titolo tratta in queste ore ad appena 3,78 volte gli utili del 2024 (P/E), con un EV/EBITDA di 4,98x. Multipli decisamente inferiori a quelli di molti altri titoli di Piazza Affari che rendono l'azione attraente agli occhi di chi guarda ai fondamentali societari.
Newlat, taglio del debito grazie alla cassa
A fine 2024 il patrimonio del gruppo Newlat è di 395,94, il suo debito, la PFN consolidata adjusted è però molto superiore, pari a un saldo negativo di 346 milioni di euro, sebbene in forte miglioramento dai 437,4 milioni di fine settembre 2024. Significa un debt/equity dello 0,87x e una leva finanziaria (PFN/ebitda) di 1,95x. Se poi si togliessero gli IFRS 16 (i leasing) la PFN sarebbe ancora più bassa, a 246,2 milioni e la leva sarebbe a 1,38x
Il gruppo attribuisce questo deciso taglio del debito alla generazione di cassa con un free cash flow di 197 milioni di euro (persino superiore all’ebitda) e un underlying fre cash flow (cash flow operativo ordinario-capex-minorities) di 225 milioni di euro.
Newlat, sul grafico spunti rialzisti importanti
In queste ore però anche i prezzi si fanno notare: l’azione guadagna a metà seduta il 2,68% e si riporta a 12,26 euro dopo un allungo a 12,3 euro. Il titolo tratta insomma nell’area del citato gap down apertosi il 12 febbraio che potrebbe alimentare un immediato rally a 13,46 euro (bottom della seduta dell’11 febbraio).
A 12,25 circa e a 12,5 euro ci sono resistenze statiche importanti, ma il recente superamento rapido (ieri) delle medie mobili esponenziali a 50 e 100 sedute depone in favore di ulteriori allunghi.
Contro questi scenari di apprezzamento si staglia però silente ancora la diffidenza del mercato dopo il recente ABB.