Italia: economia, notizie miste da Fitch e Banca d’Italia
pubblicato:L’agenzia di rating promuove l'economia italiana: è diversificata e la politica fiscale del governo è affidabile. Banca d’Italia, però, riduce le stime sulla crescita del Pil a causa dei dazi Usa

Venerdì 4 aprile l’agenzia di rating Fitch ha confermato un rating dell’Italia ‘BBB’ con outlook positivo e ha confermato una visione costruttiva sull’andamento dell’economia del Bel Paese.
Italia, economia diversificata e politica fiscale affidabile
Fra le tante sottolineature del report, l’economia ampia, diversificata e ad alto valore aggiunto dell’Italia. La debolezza risiede sempre nel debito pubblico elevato e nel basso potenziale di crescita.
L’agenzia di rating ha però sottolineato anche che l’Italia ha continuato a superare le proiezioni fiscali e le stime della stessa Fitch: l’anno scorso il deficit pubblico è stato pari al 3,4% (con un avanzo primario, cioè al netto della spesa per interessi, dello 0,4%), gli analisti si aspettavano un deficit del 3,7%, lo stesso governo a ottobre si attendeva un deficit più alto e pari al 3,8%
Sono sostanzialmente migliorati i dati dell’occupazione, dei salari, è aumentata la raccolta fiscale anche dalle imprese.
Secondo Fitch, ora nel 2025 il deficit potrebbe ridursi al 3% del Pil e scendere al 2,7% nel 2026. Si tratta di una prospettiva simile a quella degli obiettivi di medio termine del piano fiscale italiano (MTSFP), ossia del Patto di stabilità e crescita, che limita la crescita della spesa primaria netta all’1,5% l’anno, dando per scontato un incremento del Pil dello 0,5-0,6% ogni anno.
Per Fitch i piani fiscali del governo sono credibili, la stabilità politica è un punto di forza a supporto del consolidamento fiscale, ma sono limitati gli incrementi possibili della spesa pubblica in Difesa, anche con il deconsolidamento fiscale promesso dall’UE, dopo l’1,4% di Pil investito dall’Italia in difesa nel 2024.
Secondo Fitch, però, il rapido dispiegamento dei dazi Usa costituisce un pericolo economico per l’Italia che conta negli States il 9-10% delle proprie esportazioni.
Sotto questo profilo, l’Italia è per Fitch uno dei paesi europei più esposti ai dazi, ma la struttura delle sue esportazioni potrebbe mostrarsi più resiliente di quella di altri Paesi.
La Banca d'Italia rivede al ribasso le stime sul Pil, colpa dei dazi
Sulle incertezze internazionali ha posto l’attenzione anche la Banca d’Italia, che, sempre venerdì ha aggiornato e ridotto le proiezioni economiche per l’economia italiana citando esplicitamente l’”incertezza connessa con le tensioni internazionali” e i perduranti effetti del venir meno degli incentivi all’edilizia residenziale.
Il nuovo scenario di via Nazionale sulla nostra economia vede un Pil in crescita dello 0,6% nel 2025 (contro stime a dicembre di un +0,8%). Secondo la Banca d’Italia il Pil dovrebbe poi crescere dello 0,8% nel 2026 (vs. +1,1%) e dello 0,7% nel 2027 (vs. +0,9%).
Secondo la Banca d’Italia, l’inflazione si manterrà all’1,5% quest’anno e il prossimo (quindi sotto il target del 2% della Bce) e salirà al 2% nel 2027. L’inflazione sottostante, quella meno volatile privata di energia e alimentari freschi, dovrebbe essere dell’1,5% nell’intero triennio previsionale.
Quanto ai dazi – che come anticipato sono tra le maggiori cause della revisione al ribasso delle attese di crescita – la Banca d’Italia ha valutato che l’incremento dei dazi statunitensi possa avere un impatto negativo sul prodotto italiano di oltre mezzo punto percentuale nel triennio 2025-2027 (-0,5%).
Alcune forze positive si manterranno però in campo, per esempio i consumi delle famiglie dovrebbero crescere più del Pil grazie al recupero del potere d’acquisto.
Sarebbe contenuta inoltre la crescita degli investimenti, sui cui pesa il venir meno del Superbonus, ma producono benefici i fondi del PNRR. L’incertezza commerciale globale potrebbe penalizzare gli investimenti in beni strumentali.
La Banca d’Italia si attende quest’anno un calo dell’export dello 0,1% (c’era un +1,3% nelle previsioni di dicembre), quindi un recupero dell’1,5% nel 2026 e un +2,2% nel 2027.
Anche le previsioni sulle importazioni sono state riviste al ribasso, anche se comunque in espansione in tutto il periodo triennale.
La Banca d’Italia, come altri osservatori, conferma che i dazi annunciati da Trump lo scorso 2 aprile si sono dimostrati più marcati e generalizzati del previsto e questo ha portato a una limatura generale delle stime della crescita.