Banca MPS crolla nonostante l'upgrade del rating di DBRS

di FTA Online News pubblicato:
5 min

Anche Unicredit ancora in forte calo con l'impatto dei dazi

Banca MPS crolla nonostante l'upgrade del rating di DBRS

Pesante ribasso venerdì per Banca MPS che ha perso oltre 12 punti percentuali, nonostante la decisione di DBRS di alzare in area investment grade a BBB (low) i rating di Rocca Salimbeni in virtù del "rafforzamento della capacità di generare capitale e i solidi buffer patrimoniali [...] il significativo miglioramento della capacità di generare utili, anche grazie alla maggiore efficienza operativa, e l'efficacia della strategia di rilancio commerciale [...] il forte miglioramento del profilo di rischio, l'elevata componente di depositi commerciali nel funding e un accesso al mercato istituzionale".

DBRS ritiene che l'OPS su Mediobanca potrebbe essere positiva per il merito creditizio di MPS.

MPS reduce da un'ottava difficile

Graficamente dopo il ribasso di venerdì il titolo ha aperto la nuova ottava con un ulteriore calo del 10%, scendendo a 5,66 euro, scendendo sul 61,8% di ritracciamento del rialzo partito ad agosto.

Anche durante i primi scambi di oggi il titolo MPS subisce forti ribassi: l'azione cede in queste ore un altro 8,19% a 5,736 euro dopo un affondo a 5,546 euro.
Tra 5,40 e 5,60 i prezzi si giocano buona parte delle possibilità di un rimbalzo nel breve.

Se infatti tali sostegni dovessero cedere si farebbe elevato il rischio di assistere al proseguimento della corsa verso gli obiettivi successivi posizionati a 4,80 e 4,10 circa, dove troviamo i citati bottom di agosto.

Reazioni dai livelli attuali dovranno comunque percorrere molta strada per poter riequilibrare lo scenario di breve periodo. Solo oltre 6,80 infatti le tensioni si allenterebbero ma sarebbe poi necessario il superamento di quota 7,10 almeno per tornare a guardare al futuro con rinnovato ottimismo.

Unicredit in forte calo

Unicredit crolla nell'ultima seduta della settimana. Il titolo ha ceduto il 9,58% a 43,865 euro, dopo avere oscillato tra 42,005 e 47,63 euro.
Le azioni di Unicredit cominciano male anche questa ottava e subiscono le forti pressioni ribassiste dei mercati: il titolo cede in queste ore un altro 6,88% e si riporta a 40,845 dopo un affondo a quota 38,52.

L'annuncio di Trump di imporre dazi storicamente elevati ha scatenato timori di una recessione globale, con conseguenze drammatiche sui mercati bancari. Le azioni delle banche europee sono crollate e anche gli istituti di credito statunitensi hanno esteso i ribassi, segnalando un crollo globale del settore. L'ondata di vendite è accelerata quando il ministero delle Finanze cinese ha annunciato l'intenzione di applicare ulteriori tariffe del 34% su tutte le merci statunitensi a partire dal 10 aprile, in risposta alle misure di Trump.

Questo scenario ha fatto crollare le valutazioni dei titoli bancari, poiché gli investitori prevedono una recessione nel 2025: un calo della spesa dei consumatori, della domanda di prestiti e delle transazioni, unito alla necessità per le banche di aumentare le riserve per perdite su prestiti, peserà sugli utili.

In Asia, le megabanche giapponesi hanno chiuso la settimana con perdite record, un segnale inquietante simile a quello riscontrato durante la crisi finanziaria del 2008. Nonostante i dazi non colpiscano direttamente il settore bancario, possono indurre le aziende a sospendere operazioni di fusione e acquisizione e a ridurre il sentimento dei consumatori, con ripercussioni negative sulle commissioni delle banche d'investimento e sulla domanda di prestiti.

La attuale situazione evidenzia come le tensioni commerciali e le politiche protezionistiche possano avere effetti a catena sull'intero sistema economico globale. L'annuncio di dazi da parte di Trump, unito alla risposta aggressiva della Cina, ha generato un clima di incertezza che ha colpito duramente il settore bancario, tradizionalmente considerato un indicatore della salute economica. Le aspettative di una recessione nel 2025 stanno spingendo gli investitori a rivedere i rischi e a prepararsi per un periodo di maggiore volatilità.

Il crollo dei titoli bancari, sia in Europa che negli Stati Uniti, è una chiara indicazione che gli operatori di mercato temono una contrazione della domanda e un deterioramento della fiducia dei consumatori. Inoltre, il deterioramento delle condizioni nel settore bancario in Asia, con le megabanche giapponesi che registrano le perdite più significative dagli anni della crisi finanziaria, conferma che gli impatti della guerra commerciale di Trump potrebbero essere ancora più diffusi e gravi di quanto si pensasse.

In questo contesto, il ripensamento sulle strategie di investimento diventa fondamentale. Gli investitori dovranno monitorare attentamente non solo le evoluzioni delle politiche commerciali, ma anche i segnali economici e i dati macro, per orientarsi in un periodo di elevata incertezza. La situazione richiede una gestione prudente del rischio, con una possibile riallocazione degli investimenti verso asset meno volatili o strumenti di copertura, al fine di proteggersi da ulteriori shock di mercato.

Unicredit, il ribasso continua oggi

Il ribasso di Unicredit di venerdì si era arrestato sulla media mobile esponenziale a 40 settimane, supporto dinamico che aveva contenuto la discesa anche lo scorso agosto e a novembre 2024. Un tentativo di rimbalzo era possibile, anche se il quadro di lungo periodo costringe a considerare non ancora terminata la fase ribassista iniziata dal massimo di marzo a 55,60 euro.

In queste ore l'affondo a 40,7 euro (-7,18% dopo minimi a 38,52 euro) conferma l'intonazione ribassista dei corsi.

I prezzi hanno ritracciato 1/4 circa del rialzo dai minimi del 2020, le correzioni vere e proprie invece di solito ritracciano il 50% almeno (che in questo caso coincide con i minimi dello scorso agosto a 30,95 euro.

E' quindi probabile che dopo un tentativo di recupero, che potrebbe arrivare anche in area 49/50 euro, la discesa riprenda.

Il rimbalzo potrebbe anche essere molto meno esteso, lo stesso il primo target del ribasso sarebbe da considerare in area 31 euro.

Da notare che il massimo di marzo potrebbe essere il punto di arrivo della sequenza in 5 onde iniziata nel 2022, quindi adesso è lecito ipotizzare l'avvio di una correzione complessa e duratura.