Italgas, arriva il via libera condizionato all'acquisto di 2i Rete Gas

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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L'Antitrust vincola la maxi-acquisizione da oltre due miliardi a cessioni e incentivi alla concorrenza. In 65 ambiti territoriali previste delle vendite. Utility alla finestra per le gare in arrivo

Italgas, arriva il via libera condizionato all'acquisto di 2i Rete Gas

Remix. Come da attese la maxi operazione di acquisizione di 2i Rete Gas da parte di Italgas passerà per un rimescolamento del mercato in diverse regioni d’Italia.

Se si fondono il primo e il secondo operatore della distribuzione di gas in Italia è d’altronde inevitabile mettere in conto la necessità di alleggerire la presenza del nuovo gigante in una serie di contesti locali dove altrimenti la concorrenza reale verrebbe meno.

Come da attese quindi l’Antitrust ha approvato l’acquisizione da 2,06 miliardi di euro con cui Italgas strappa alla quotazione 2i Rete Gas (i venditori sono F2i SGR e la Finavias del gruppo Ardian), ma dovrà vendere le attività in numerosi territori per scongiurare il pericolo monopolio.

L’attesa decisione dell’Autorità per la Concorrenza è giunta dunque oggi sul mercato dopo la delibera del 6 marzo e lo scambio di carteggi con le proposte della stessa Italgas e gli appunti di altri operatori (Acea, Ascopiave, AGSM AIM, Erogasmet, Assogas, e Anima- Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia e Affine). Si tratta di un corposo documento da 68 pagine che ha dovuto passare in rassegna praticamente tutto l’assetto nazionale della distribuzione del gas.

Italgas-2i Rete Gas: come funziona l'Italia delle reti del gas

Passo indietro. In Italia, a seguito di un’evoluzione normativa europea e di un cambiamento industriale importante, si assiste da tempo a un consolidamento delle attività di distribuzione del gas che ha portato alla concentrazione da 6.950 comuni ad appena 177 ATEM, gli ambiti territoriali minimi in parte sovrapponibili alle province, in parte no (le grandi città hanno spesso più ATEM e queste circoscrizioni sono disegnate anche in base alle caratteristiche morfologiche e infrastrutturali dei territori).

Ogni ATEM periodicamente deve indire una gara (gestita dal comune capofila) per affidare la concessione della distribuzione del gas che dura ben 12 anni.

Bene, la maxi acquisizione di 2i Rete Gas da parte di Italgas secondo l’Antitrust rischia di restringere il mercato e di disincentivare la partecipazione di terzi alle gare in ben 65 ATEM italiani e in gran parte di regioni chiave ad elevata popolazione, come la Sicilia, la Lombardia, la Campania e il Piemonte.

Se ATEM è la prima parolina chiave per capire il dossier, la seconda è PDR, ossia Punto Di Raccolta del gas, in pratica i singoli contatori assimilabili al numero dei clienti (si va da massimo di oltre 1,35 milioni nell’ATEM Roma 1 a un minimo di 17.802 PDR nell’ATEM Valle d’Aosta).

In pratica un insieme territoriale di PDR costituisce un ATEM per il quale si tiene periodicamente una gara pubblica per l’assegnazione di una ricca concessione di 12 anni e nel tempo la galassia di piccoli operatori locali, spesso società storiche comunali che avevano costruito la rete gas territoriale, è stata sostituita da pochi giganti integrati che operano su scala regionale o nazionale. Come appunto Italgas e 2i Rete Gas.

Italgas-2i Rete Gas, la gara per gli ambiti territoriali e il consolidamento formidabile

La concorrenza per le concessioni si gioca quindi sempre dentro i singoli ATEM e lì in base al numero di PDR (ossia in pratica clienti) gestiti si possono prendere le misure per vedere se c’è un monopolio che rischia di appesantire la bolletta dei clienti o se c’è un mercato concorrenziale.

Bene alla fine la maxifusione minaccia la concorrenza in ben 65 Ambiti territoriali e quindi la nuova Italgas-2i Rete Gas dovrà cedere alla concorrenza alcune attività e adottare alcune misure per tutelare i clienti finali.

In un mercato fortemente regolato come quello della distribuzione del gas gli appetiti non mancano ed è prevedibile che molti concorrenti di Italgas e 2i Rete Gas si affaccino sul dossier.

Anzi è già successo, la laziale Acea, per esempio, il più grande gestore di servizi idrici d’Italia nonché colosso dei servizi nel Lazio e in altri territori, ha inviato le sue osservazioni e probabilmente è interessata ad alcuni ATEM “problematici”. Solo nel Lazio si contano fra questi Frosinone 2, Latina, Roma 4, Roma 5, Rieti e Viterbo.

Osservazioni sono giunte anche da Ascopiave, altra quotata che distribuisce gas già in ben 301 comuni del Nord Italia ed è il quinto operatore nazionale del settore.

Altre note sono ancora giunte da Hera, colosso presente soprattutto in Piemonte, Liguria, Reggio Emilia e Veneto e terzo operatore nazionale della distribuzione del gas (8% del mercato per volumi), e da Erogasmet, decimo operatore nazionale con presenza sia al Nord che al Sud.

AGSM AIM, è l’operatore principalmente veneto che è anche l’ottavo nella classifica nazionale dei distributori di gas: anche lei ha presentato delle osservazioni, così come le associazioni Assogas (che rappresenta ben 60 aziende del settore) e ANIMA (altra associazione di settore che riunisce più che altro produttori, fornitori e manutentori di contatori gas).

Italgas-2i Rete Gas potenzialmente al 55% dei contatori nazionali

Le criticità dell’operazione non sono mancate e d’altronde, come anticipato erano prevedibili: la fusione tra Italgas e 2i Rete Gas mette infatti insieme il 47% del mercato in termini di volumi e il 55% dei PDR gestiti e sostanzialmente sposa due dei pochi giganti in un mercato ancora frammentato tra innumerevoli piccoli player che sembrano destinati a scomparire.

Le minacce per la concorrenza sono anche prospettiche perché in pratica Italgas compra il maggiore concorrente e quindi in prospettiva rischia di vincere nuove gare di concessione a mani basse, senza reali antagonisti.

Già di recente l’aggiudicazione dell’ATEM Napoli 1 a 2i Rete Gas ha dimostrato che le gare possono agevolare l’irruzione nel mercato di grandi player anche se questi non hanno una presenza pregressa sul territorio da gestire. In media, sottolinea ancora l’Antitrust, nelle gare viste è raro che ci siano più di 2 o 3 partecipanti.

Italgas-2i Rete Gas, il nodo dei costi

Ma i timori sono soprattutto sull’efficienza di mercato, c’è il rischio che Italgas, oltre a eliminare il maggiore concorrente, consolidi un predominio ai danni degli utenti: Assogas ha presentato uno studio indipendente in cui appura che Italgas ha costi medi superiori a quelli dei singoli associati. Questo metterebbe in cattiva luce tutta l’architettura recente del mercato della distribuzione del gas, perché se gli operatori maggiori hanno invece costi medi superiori viene meno la leva di possibili economie di scala come carburante del consolidamento.

Un grande operatore dovrebbe in altre parole costare di meno, non di più. Peraltro uno studio del Politecnico di Milano valuta in 300-500 mila PDR la dimensione ideale di un distributore del gas, ma già a bocce ferme Italgas conta oltre 7,3 milioni di PDR e 2i Rete Gas ne conta 4,9 milioni.

Gli intrecci su base locale presentano oltretutto una elevata complessità, per esempio la società Umbria Distribuzione Gas che distribuisce il gas di Terni era fino a novembre indicata come una controllata di Italgas, ma è passata sotto il controllo di Acea (al 55%).

Stabilito che in molti casi bisognerà vendere, sarà opportuno, hanno chiesto alcuni degli operatori terzi, monitorare anche il prezzo: un prezzo troppo elevato finirebbe per allontanare le offerte di possibili concorrenti e perciò sarebbe forse opportuno avvicinare la valutazione degli asset in dismissione al RAB, la regulatory asset base, ossia il capitale investito netto nella rete sulla base della regolazione tariffaria.

In definitiva quindi molti operatori e concorrenti hanno denunciato la fusione come fortemente lesiva della concorrenza, ma su questo l’Antitrust ha espresso dei distinguo, ricordando per esempio che ci sono altre grandi multiutility in Italia capaci di competere e che lo stesso esito delle gare di affidamento di concessioni ha dimostrato che si può conquistare un ATEM senza una storia operativa locale pregressa.

Il dossier è insomma molto complesso e l’Authority ha dovuto bilanciare orientamenti, considerazioni, equilibri estremamente articolati e variegati su vari territori e tenendo conto delle istanze di numerosi stakeholder.

Italgas-2i Rete Gas, le decisioni finali dell'Antitrust

Alla fine ha deciso che Italgas dovrà cedere il controllo (di fatto o di diritto) di almeno il 20% dei PDR totali negli ATEM di Agrigento, Bari 2, Benevento, Brescia 5,  Caltanissetta, Campobasso, Caserta 2, Catania 1, Frosinone 2, L’Aquila 2, Mantova 2, Massa Carrara, Matera, Messina 2, Napoli 2, Novara 2, Padova 2, Padova 3, Potenza 1, Potenza 2, Ragusa, Reggio di Calabria-Vibo Valentia, Roma 4, Roma 5, Salerno 1, Salerno 3, Teramo, Torino 6, Trapani, Varese 1 e Viterbo Dovrà inoltre cedere il controllo delle attività negli ATEM di Barletta- Andria-Trani, Caserta 1, Cosenza 2 e Pisa corrispondenti ad almeno il numero di PDR che Italgas S.p.A. avrà acquisito da 2i Rete Gas.

Saranno inclusi in queste cessioni obbligate le concessioni, gli impianti e il personale e le vendite dovranno essere pubbliche, trasparenti e competitive.
Sulle modalità di cessione l’Antitrust ha poi precisato un ventaglio di misure necessarie a garantirne l’efficacia competitiva.

In merito alle attività residue negli ATEM coinvolti Italgas dovrà inoltre garantire dei vantaggi agli acquirenti in subentro per le gare d’ambito (la dilazione del Valore Industriale Residuo o un indennizzo, la misura del TSA, la misura occupazionale, la misura informativa) e dovrà comunicare al mercato queste misure incentivanti.

Queste misure incentivanti (con alcune specifiche ulteriori) dovranno essere applicate anche agli ATEM di di Alessandria 4, Ascoli Piceno, Asti, Cosenza 1, Cuneo 1, Foggia 2, Genova 2, Imperia, Isernia, Latina, Lecce 2, Lecco 2, Lodi 2, Lucca, Messina 1, Milano 2, Milano 3, Milano 4, Monza Brianza 1, Napoli 4, Palermo 2, Perugia 1, Pescara, Rieti, Rovigo, Savona 1, Savona 2, Siracusa, Terni e Verbano-Cusio-Ossola.

Italgas dovrà inoltre nominare un Monitoring Trustee incaricato di vigilare e presentare una relazione dettagliata ogni anno fino alla aggiudicazione di tutte le gare degli ATEM coinvolti.

Un terremoto in mezzo alle reti del gas di mezza Italia insomma e si può star certi che tutto il mondo delle grandi utility italiane ne sarà direttamente o indirettamente interessato.

Sarebbe forse stato utile che sul fronte dei costi per i consumatori fosse stata condotta qualche analisi ulteriori. In fondo le Autorità rispondono anche ai consumatori.

Se poi 2i Rete Gas ha confermato l’interesse alla valorizzazione finanziaria da parte di propri azionisti anche perché se fosse sbarcata in Borsa avrebbe poi dovuto adottare una politica dei dividendi (e ripagare appunto i soci), si spera che almeno gli azionisti di Italgas ottengano dei vantaggi dal merger.

Italgas, cosa prevede ora il piano industriale

Il piano industriale al 2030 prevede dalla fusione 200 milioni di euro di sinergie entro il 2030 e più di 80 milioni di ricavi addizionali entro l’orizzonte del piano. Il piano ha migliorato in effetti la guidance sui dividendi al 2026 fissandola nel maggiore tra il 65% del pay-out sull’utile netto adjusted per azione o il dividendo ottenuto aggiungendo ogni anno (a partire dagli 0,352 euro del 2023) un 5%.

Nel frattempo Italgas è cresciuta in Grecia e ha iniziato a operare anche nell’idrico.

Un potente argomento sulla concorrenza è stato il confronto con altri Paesi europei, in Francia GRDF ha il 77% dei PDR, nel Regno Unito Cadent il 50% circa, in Spagna Nedgia ha il 70% e in Portogallo Floene ha il 70% circa. Non è detto però che la concentrazione, se viene attuata (o ereditata) altrove funzioni, inoltre Italgas diventerà più grande di tutti i soggetti citati con oltre 12,9 milioni di PDR (comprendendo anche i 600 mila della Grecia dove gestisce tutti i punti di riconsegna del gas).

Ma l’Autorità si è espressa e ora tocca al mercato.