Opas, Banca Ifis punta su Illimity con un'offerta mista di carta e contanti

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
7 min

Rally della banca di Passera oltre i 300 milioni messi sul piatto dalla banca dei Furstenberg, ma la proposta è anche industriale e Illimity vale meno della metà di quanto valesse alla quotazione

Opas, Banca Ifis punta su Illimity con un'offerta mista di carta e contanti

Ce n’è per tutti. L’ultima offerta su una banca italiana scuote ancora Piazza Affari, questa volta è Illimity Bank a finire nel mirino di Banca Ifis che punta così a consolidare un polo nella specialty finance con un’opas, ossia un’offerta mista di carta e contanti.

Sul piatto 0,1 una azioni di Banca Ifis e un compenso in denaro di € 1,414 per ogni titolo di Illimity apportato all’offerta. Un’operazione non concordata con la banca fondata da Corrado Passera che da tempo soffre in Borsa, tanto da essere scivolata di recente sui minimi storici a 2,846 euro (il 27 novembre scorso) ben sotto la metà dei 7,6 euro del primo prezzo battuto alla quotazione del marzo 2019. La distanza dai record del 2021 a 14,25 euro è poi ancora maggiore, siderale, nonostante conti solidi e la distribuzione di dividendi. Al punto che a più riprese diversi osservatori del mercato si erano interrogati sulla contendibilità della banca e sulle valutazioni di mercato ritenute ingenerose.

Illimity, una proprietà divisa, ma con nomi di peso

L’assetto proprietario di Illimity d’altronde ne fa da tempo un gruppo contendibile, sebbene con pezzi da novanta tra i soci rilevanti che separatamente controllano il 45,8% del capitale.

Si parte da Banca Sella, che ha il 10% circa di Illimity, quota acquisita nell’ambito di una partnership a inizio 2021. L’alleanza è stata fondata sulla fintech Hype controllata già allora dalla Fabrik di Banca Sella. Hype è una banca digitale creata nel 2015 da alcuni start-upper e rivolta a una clientela particolarmente giovane: la “neobank” ha raggiunto il breakeven nei primi due mesi del 2024 con un balzo dei ricavi dell’87% nel 2023 a 39,1 milioni di euro e conta circa 1,8 milioni di clienti. Joint Venture paritetica tra Sella e Illimity, Hype non esclude la quotazione. Ma questa è un’altra storia.

Se si scorre la tabella dei soci di Illimity salta all’occhio poi l’LR Trust che controlla il 9,745% del capitale e fa riferimento ai fratelli Lucio e Luca Rovati, rampolli della dinastia del settore farmaceutico attivi in diversi campi.

In ordine di peso sull’assetto proprietario spunta Atlas Merchant Capital, il 7,741% di Illimity si inserisce in un portafoglio da oltre 1,6 mld (dati SEC, ma del 2023). La finanziaria è in Illimity dal 2018, da prima della quotazione.

Fra i soci di Illimity non si può poi tralasciare Andrea Pignataro, noto in Italia perché il suo ION Group ha comprato il Cerved, Cedacri, quote in MPS, nella Cassa di Risparmio di Volterra, il gruppo Prelios e appunto il 7,255% di Illimity. E’ considerato il secondo miliardario d’Italia, nonostante sia anche un gigante dell’understatement, ma non è noto se aderirà all’offerta di Banca Ifis.

La Tensile Capital Management di San Francisco, altra società di investimento con circa 1,9 miliardi di asset in gestione a fine maggio, ha un altro 7,01% di Illimity ed è seguita da ultimo da Corrado Passera (4,09%), che è lo storico CEO del gruppo.

Illimity, il rally rende svantaggiosa l'offerta

Messi assieme tutti questi azionisti potrebbero bloccare l’offerta di Ifis, ma non è affatto detto che invece non l’approvino anche se il mercato sicuramente è stato preso di sorpresa visto che in queste ore Illimity segna un rally dell’11,2% a 3,768 euro e anche Banca Ifis guadagna un 2,53% a 21,9 euro.

A questi livelli l’offerta non conviene implica uno sconto sui corsi di Illimity del 4,35% rispetto al premio del 4,8% di ieri a mercato chiuso, ma ovviamente gli azionisti di Illimity (e di Ifis) guarderanno anche ad altro.

Illimity, Banca Ifis ha le risorse per portare avanti il deal

Intanto va precisato che ai corsi attuali Illimity viene valutata circa 300 milioni di euro (298 mln alla chiusura di ieri, 303 mln circa ai prezzi attuali).

Risorse di cui Banca Ifis dispone ampiamente. Con un excess capital di circa 720 milioni di euro, la banca di casa Furstenberg (la holding La Scogliera ne controlla il 50,5% circa, affiancata con una minoranza del 3% da Riccardo Preve), non avrebbe problemi a liquidare l’operazione, fermo restando che la parte più consistente dell’offerta è nella componente carta contro carta.

Illimity, il piano industriale di Banca Ifis

Così i calcoli si spostano sulla ratio industriale della proposta. Ifis stima sinergie a regime da 75 milioni di euro. In parte dovute all’incremento previsto della produttività per cliente che dovrebbero crearsi con nuove offerte di Illimity da casa Ifis nei rami factoring, leasing e rental che dovrebbero favorire sinergie di ricavo da 25 milioni l’anno. Altri settori di business complementari, a partire dai deteriorati del settore NPL dovrebbero permettere sinergie di costo dell’ordine dei 50 milioni di euro l’anno.

A fusione avvenuta la banca veneta del factoring potrebbe mantenere nei piani un CET 1 ratio pro-forma oltre il 14% contro il 16,43% di Ifis a fine settembre e il 9% richiesto dalla BCE per l’attuale perimetro. La parola d’ordine è specialty finance, ossia quell’ampio ventaglio di attività finanziarie che spaziano dal recupero e dalla gestione dei crediti deteriorati al factoring, ai leasing, alle varie forme di credito privato che non rientrano nei mercati immobiliari aziendali o commerciali, ma sono garantite da asset reali. Lavori che Ifis conosce perfettamente e in cui eccelle da anni.

Ma anche la banca guidata dal CEO Frederik Geertman prevede vantaggi dall’eventuale fusione, soprattutto con l’accesso a nuovi segmenti di business made in Illimity come il turnaround financing e l’investment banking per le PMI che potrà scalare.

Solo nel settore degli NPL di piccola taglia, gli small ticket unsecured, si potrebbero aggiungere ai 23 miliardi di gross book value di Ifis altri 10 miliardi gestiti da ARECneprix, la specializzata di Illimity di settore.

Anche la raccolta bancaria potrebbe diversificarsi e stabilizzarsi e la proposta di sostenibilità alle imprese per la transizione si dovrebbe rafforzare in maniera consistente.

Illimity, era in corso una trasformazione

I soci di Illimity a questo punto dovranno decidere anche sulla base di queste opportunità strategiche, oltreché sui corsi di Borsa. La banca ha annunciato un accordo tecnologico con Apax Partners lo scorso 8 novembre, in occasione dei dati del terzo trimestre. Per l’occasione Passera aveva annunciato la riduzione significativa dell’esposizione al mercato dei deteriorati e una rifocalizzazione sul credito alle PMI in ambito performing e non performing. Della newco con Apax era prevista una quota del 48% anche se alla nuova realtà veniva ceduta in totale outsourcing la gestione dei propri sistemi informatici. La cessione del 52% di altermAInd (questo il nome della newco deciso alla fine) ad Apax aveva fruttato 62,4 milioni di euro, di cui 52 milioni circa di plusvalenze (molto più dell'utile dei primi 9 mesi messi insieme). La volontà di cogliere le sfide dell’evoluzione tecnologica della finanza bancaria animavano anche la partnership con Engineering ormai consolidata.

Ma il riposizionamento aveva avuto un costo: -21% del margine d’interesse a 116,4 milioni nei nove mesi e -21% del margine d’intermediazione a 222,3 milioni (ma con commissione cresciute del 24% a 63,1 milioni. Il risultato netto aveva scontato nei 9 mesi un crollo del 59% a 31 milioni. Il portafoglio era totalmente cambiato con investimenti diretti in portafogli di NPE (deteriorati) in calo da 598 a 129 milioni e una crescita degli impieghi Asset Based, Senior Financing & Other da 716 milioni a 1,31 miliardi.

I numeri di Banca Ifis

Una fase di transizione che ora potrebbe essere ridisegnata dall’offerta di Banca Ifis- se andrà a buon fine. Banca Ifis ha chiuso i nove mesi con risultati sostanzialmente stabili sui livelli del 2023: margine d’interesse da 404 milioni, commissioni da 70 milioni, utile netto a 126,5 milioni di euro… un CET 1 ratio passato dal 14,87% al 16,43% anche in concomitanza con il calo degli RWA da 10,39 a 9,69 miliardi.

Capitale nettamente in accesso sul parametro richiesto del 9% che ora si potrà spendere per la crescita tramite linee esterne.

La partita però è solo all’inizio.