Dividendi, in Europa Allianz si aspetta un aumento anche nel 2025

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Nel 2024 cedole per 440 miliardi di euro in Europa, quest'anno attesa un'altra crescita del 4%
Italia sopra la media con un dividend yield del 4,9%

Dividendi, in Europa Allianz si aspetta un aumento anche nel 2025

 

Anche nel 2025 i dividendi in Europa dovrebbero crescere. Lo stima l’ultimo Dividend Study di Allianz Global Investors, un colosso del settore finanziario globale con 560 miliardi di euro in gestione.

Dividendi attesi in crescita anche nel 2025, all'attenzione tech ed healthcare

Secondo gli analisti già nel 2024 i dividendi distribuiti dalle società che compongono l’indice azionario MSCI Europe hanno raggiunto complessivamente i 440 miliardi di euro circa.
Quest’anno questa cifra è prevista in ulteriore crescita del 4% a quota 459 miliardi di euro.
Le prospettive per gli investitori sono inoltre rosee anche per il 2026, quando il monte cedole dell’MSCI Europe dovrebbe raggiungere i 496 miliardi di euro, ossia l’8% in più di quanto atteso nel 2025 e il 12% in più che nel 2024.

Grant Cheng, Portfolio Manager Dividends di AllianzGI, ritiene in particolare che saranno i settori Tecnologia ed Healthcare a registrare i maggiori aumenti dei dividendi nel 2025. Al contrario tenderanno a diminuire i dividendi del settore energetico, secondo questo studio. Il settore finanziario resterà comunque quello che distribuisce in assoluto i maggiori dividendi, anche se è previsto quest’anno un rallentamento della crescita delle cedole.

Dividendi, anche il dividend yield dovrebbe crescere nel 2025, Italia sopra la media

Lo studio di AllianzGI proietta la crescita anche sul dividend yield, ossia sul rendimento della cedola in percentuale del valore dell’azione che la distribuisce. Se il 2024 si è chiuso con un dividend yield dell’MSCI Europe al 3,3%, nel 2025 si potrebbe salire al 3,5%.

In Italia nel 2024 le società incluse nell’indice MSCI Europe hanno registrato un dividend yield superiore alla media e pari al 4,9% Nel 2025 il rendimento della cedola dovrebbe crescere al 5,2%

A livello europeo le distribuzioni più generose sono però quelle dell’Austria, che a fine 2024 mostrava un dividend yield del 6,2% che dovrebbe essere confermato quest’anno.

Dividendi, una risorsa in più secondo AllianzGI

Fra le tesi dello studio di AllianzGI, c’è quella in base alla quale le spinte demografiche derivanti dall’allungamento della vita e dalla necessità di reperire fonti di reddito integrative di quelle del lavoro possano trovare nel dividendo dei mercati azionari una risorsa aggiuntiva.

Secondo Hans-Jorg Naumer, Director Global Capital Markets & Thematic Research di AllianzGI, in un’epoca di macchine intelligenti (capaci di causare delle scosse nelle dinamiche del mondo del lavoro) e di pensioni pubbliche scricchiolanti sotto il peso della spinta demografica all’invecchiamento, c’è bisogno di redditi aggiuntivi. E i dividendi potrebbero costituire un’opportunità.

E’ vero che la storia non si ripete, ma un esempio interessante, nello studio vale la pena di essere riportato. Se 10 anni fa si fossero investiti 100 mila euro nello STOXX Europe 600, un paniere ben diversificato di società europee quotate, e si fossero reinvestiti tutti i flussi cedolari provenienti da questo benchmark, si sarebbero guadagnati oggi quasi 40 mila euro.
Allo stesso tempo la somma originale investita sarebbe cresciuta da 100 a 150 mila euro.

Si tratta ovviamente di un approccio “total return”, che quindi guarda agli indici total return che reinvestono con costanza i dividendi, invece che agli indici normalmente guardati dagli investitori che puntano alla realizzazione di plusvalenze e di utili da trading, piuttosto che al reinvestimento dei dividendi.

Plasticamente le differenze emergono dal confronto tra il FTSE MIB italiano che in questi giorni, dopo i rialzi degli ultimi tre anni, si confronta ancora con i livelli della grande crisi del 2008 e tratta a circa 36.250 punti e il FTSE MIB Total Return, che invece da tempo si muove su nuovi record e dai 29 mila punti circa delle prime contrattazioni del 2011 è passato a oltre 92 mila punti.

Approcci diversi di cui in ogni caso sarà giusto tenere conto.