Dividendi, ecco le azioni che devono ancora recuperarli
pubblicato:Le banche hanno spesso recuperato, ma ora ripiegano. Altre azioni richiedono spesso del tempo per produrre i risultati necessari. Poi ci sono le operazioni straordinarie e a volte i buyback che aiutano i corsi
Per il recupero del dividendo ci vuole tempo. Deve ancora recuperare i valori del pre-cedola il titolo di A2A: prima del dividend day del 20 maggio scorso l’azione valeva 2,01 euro circa, ma dopo lo stacco dalla cedola da 0,10 euro (€ 0,0958 per l’esattezza), il titolo ha registrato un calo e una parziale rimonta per poi ripiegare sui livelli attuali sotto quota 1,9.
Non è l’unico caso. Il colosso Generali, uno dei titoli di riferimento per i cassettisti italiani ed europei, la “cassaforte d’Italia”, dopo aver staccato un dividendo da 1,28 euro lo scorso maggio, un interessante 5,14% lordo sul prezzo di chiusura precedente a 24,88 euro, viaggia in queste ore a 23,48 euro, sotto il valore di apertura della data di stacco della cedola. Non è però un novità assoluta nella storia del Leone di Trieste, ci sono voluti parecchi mesi per recuperare anche la cedola del 2022, del 2021, del 2018…
Dividendi, alcune operazioni straordinarie influenzano i corsi
Quello di Generali è un destino condiviso da un altro titolo da dividendo, Italgas. Chiusura del 17 maggio a 5,415 euro, sottratto il ricco dividendo di 0,352 euro (il 6,5%), si arriverebbe ai nastri di partenza di un eventuale recupero a quota 5,06 euro circa. Ma il titolo quota a 4,914 euro. In questo caso in realtà il colosso della distribuzione del gas deve ancora recuperare il dividendo del 2023 e quello del 2022, ma va detto che nel lungo periodo i 5 euro sono un’area molto stabile di prezzo per Italgas e che il gruppo è impegnato da maggio sulla possibile conquista di 2i Rete Gas.
Non fa eccezione neanche il titolo di Unipol, ma anche il colosso bolognese è alle prese con una grossa operazione straordinaria. È ormai prossimo il delisting di Unipolsai al termine dell’offerta pubblica di acquisto: dopo il superamento del 95% del capitale a fine mese si dovrebbe chiudere la fusione. Le azioni di Unipol trattano in queste ore poco al di sotto dei 9 euro; immediatamente prima della cedola del 20 maggio scorso da 38 centesimi valevano 9,26 euro (dividend yield 4,1%), quindi siamo sotto i corsi pre-cedola. In realtà però in questo caso va detto che l’azione nel frattempo ha registrato un allungo fino a 9,57 euro e che il titolo aveva aperto la seduta del venerdì pre-dividendo a 9,03 euro, quindi in realtà solo gli investitori dell’ultimo minuto non hanno recuperato i prezzi di pre-cedola. D’altronde il titolo di Unipol ha rivisto con i citati massimi del 31 maggio livelli che non vedeva dal 2011.
Non è riuscita a recuperare neanche Recordati. Il colosso farmaceutico valeva 51,2 euro alla chiusura di venerdì 17 maggio e la politica di distribuzione prevedeva per gli azionisti 0,63 euro il lunedì successivo (l’1,23%), ma l’azione quota sui 49 euro in queste ore e ha segnato nel frattempo anche livelli inferiori.
Dividendi, le banche hanno spesso recuperato, ma ora ripiegano
Ma parliamo di banche. Banco BPM ha staccato per i soci 0,56 euro lo scorso 22 aprile. Il 19 aprile aveva chiuso a 6,39, proprio in queste ore con il calo del 3,7% ritorna sotto quei livelli portandosi a 6,2 euro. Unicredit invece viaggia sopra i livelli del pre-stacco: i 35,36 euro di queste ore sono superiori alla chiusura di venerdì 19 aprile a 35,275 euro, il lunedì successivo aveva staccato un dividendo da 1,803 euro quasi.
Intesa è invece sotto la chiusura del 17 maggio a 3,769 euro: l’azione il lunedì successivo avrebbe staccato il 4,03% (0,152 euro), ma in queste ore il titolo segna un calo del 2,12% a 3,49 euro.
Non hanno recuperato il dividendo neanche Bper, la Popolare di Sondrio, Inwit e Moncler. Il sospetto che, incassata la cedola sui risultati straordinari del 2023 e di inizio 2024, molti azionisti abbiano venduto è legittimo, ma bisogna anche fare un’altra considerazione sulla natura del dividendo.
Dividendi, per produrli ci vuole soprattutto tempo
Il tempo è il segreto di tutti gli investimenti e in particolar modo di quelli diretti sui titoli ai quali si chiedono cedole. Serve tempo perché le società maturino gli utili che permettono di incassare un dividendo e l’orizzonte di investimento non può essere quindi, con questo approccio, di qualche settimana.
D’altronde si sono avuti quest’anno fattori straordinari come il rialzo dei tassi che ha portato enormi risorse nei bilanci bancari. Molti gruppi però hanno avviato reazioni a tutela dei corsi, come i riacquisti di titoli propri (buyback).
Di certo la massima di investire soltanto in società dalle prospettive e dalla storia convincenti resta confermata.