Cina, azionario in rally e nuovi stimoli. Ecco cosa succede

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Nel week end nuovi stimoli per l'immobiliare, ma il recupero dell'azionario cinese si nutre anche di alcune misure ad hoc e nel sistema economico della Repubblica Popolare rimangono ancora diverse fragilità

Cina, azionario in rally e nuovi stimoli. Ecco cosa succede

Ancora in rally le maggiori borse cinesi oggi dopo l’ultimo round di stimoli al mercato immobiliare del week end. Lo Shanghai Stock Exchange Composite ha chiuso la seduta con un balzo dell’8,06% a 3336 punti. Aveva aggiornato dei minimi di periodo a 2.689 appena martedì 18 settembre, riavvicinandosi ai bottom di inizio anno, poi l’annuncio delle nuove misure della Banca centrale, la PBOC (People’s Bank of China) e un rally sui livelli attuali che incorporano un balzo del 24% in meno di 10 sedute. Nello stesso lasso di tempo l’indice CSI 300, che comprende le prime 300 azioni per capitalizzazione di Shanghai e Shenzen, ha fatto un balzo del 27% e l’Hang Seng di Hong Kong ha guadagnato il 24% circa.

Cina, la domanda della Repubblica Popolare è un fattore chiave anche per l'Occidente

In altre parole gli investitori hanno comprato a mani basse puntando molto sul successo dei nuovi stimoli cinesi nell’operazione di rilancio dei consumi e del mercato immobiliare locale che sono da tempo tra i malati più sorvegliati dell’economia globale. Il mercato cinese è infatti sempre di più un fattore fondamentale dello stato di salute della finanza globale.

Il lusso va male? Colpa della debolezza dei consumi cinesi che taglia quella differenza angolare fra crescita e decrescita del settore.
Il petrolio cala? La debolezza dei consumi cinesi fa venir meno quella domanda di barili che sosterrebbe i prezzi del greggio.
E così per molti altri settori, fino ad arrivare all’auto che ormai gioca in difesa anche nei mercati di casa.

Oggi crolla a Londra il titolo di Aston Martin dopo il profit warning appena lanciato, le cause? Difficoltà negli approvvigionamenti che spingono a ritardi e inefficienze e persistente debolezza della domanda cinese. Anche Stellantis va in retromarcia dopo una revisione al ribasso delle stime, fra i fattori critici la maggiore concorrenza cinese.

La Cina insomma diventa sempre più strategica sia come luogo di domanda (di materie prime, di lusso, di attrezzature), che come concorrente su settori chiave, come quello dell’automotive.

Per questo guardare da vicino cosa succede nella Repubblica Popolare può far comprendere molto di più anche quello che succede in Occidente. Da tempo alle prese con un mercato immobiliare in spaventosa crisi e quindi con un forte indebolimento della domanda interna la Cina ha alimentato il prodotto interno lordo degli ultimi mesi con un boom di esportazioni che ha cercato di battere sul tempo l’ondata di dazi in arrivo in diverse economie rilevanti, come gli Stati Uniti e l’Eurozona, ma non solo.

Gli osservatori internazionali però chiedono da tempo politiche economiche di stimolo della domanda interna che possano fa rivivere il progetto di rafforzare i consumi e le condizioni di lavoro del Paese.

Cina, i nuovi stimoli vanno al mattone e anche ai listini azionari

In questo contesto sono stati accolti con entusiasmo gli ultimi stimoli lanciati dalla Banca centrale la scorsa settimana e nel week end e incentrati sul mercato immobiliare e dei mutui, ma non solo. Come parte degli aiuti al mattone cinese in crisi è stato annunciato un ribasso dei tassi sui mutui che in media, secondo Reuters, potrebbe raggiungere anche i 50 punti base e dovrebbe porsi sopra i 30 punti base minimi di taglio. Previste anche altre misure come l’estensione dal 60 al 100% della possibilità di finanziamento dei prestiti da parte della banca centrale alle istituzioni finanziarie esposte nel settore immobiliare.

Il tasso minimo di anticipo per i nuovi mutui scende al 15% anche per le seconde case e al contempo la Banca centrale ha ridotto di 0,5 punti percentuali dal 27 settembre il tasso di riserva minimo per le istituzioni finanziarie portandolo a circa il 6,6% Altre manovre di stimolo sembrano in cantiere e le reazioni dei mercati, anche in Occidente, sono state – come detto - vigorose.

Ma il rally dei mercati azionari cinesi trova senza dubbio gran parte del carburante anche nelle misure specifiche annunciate dalla PBOC lo scorso 24 settembre, quando la banca centrale ha annunciato un programma di swap da 500 miliardi di yuan (circa 63,7 miliardi di euro ai cambi di oggi) destinato all’acquisto di titoli, fondi e compagnie assicurative e un altro schema di rifinanziamento da 300 miliardi di yuan (circa € 38,23  mld) per supportare i grandi investitori nelle operazioni di riacquisto di titoli proprio (i buyback). In pratica un pacchetto da oltre 100 miliardi di euro per finanziare i mercati azionari.

Morgan Stanley ha quantificato queste misure nel 3% della capitalizzazione complessiva del mercato domestico e sono state senz’altro uno dei carburanti del rally azionario cinese delle ultime sedute.
Anche perché il governatore della PBOC Pan Gongsheng ha affermato che non sono da escludere ulteriori 500 miliardi di yuan di stimoli se necessari…

Cina, i segnali giunti dai PMI manifatturiero e dei servizi

Ma le sfide dell’economia cinese in Patria rimangono ancora formidabili. Per esempio stamane l’indice dei direttori degli acquisti PMI manifatturiero di settembre sviluppato da Caixin e diffuso da S&P si è posto a 49,3 punti scivolando nell’area della contrazione economica (sotto i 50 punti) e facendo peggio delle attese (50,5 punti) e della rilevazione precedente (50,4 punti).

Gli analisti rilevano un deterioramento operativo del settore manifatturiero cinese a settembre dopo il miglioramento che c’era stato ad agosto. I nuovi ordini alla manifattura sono scesi al ritmo più veloce degli ultimi due anni. Il portafoglio ordini mantiene l’attività delle imprese manifatturiere cinesi, ma queste hanno ridotto le assunzioni e gli acquisti. La domanda ha registrato flessioni nel mercato domestico e dall’estero.

Anche i servizi hanno rallentato secondo il PMI non manifatturiero calcolato da Caixin: 50,0 punti a settembre dai 50,3 di agosto e sotto i 50,4 attesi. In questo caso però è stato un rallentamento della crescita a inviare segnali di pessimismo e non una vera contrazione, infatti sono continuate le assunzioni e la crescita dell’export di servizi, sono aumentati per il 21esimo mese i nuovi ordini e sono cresciuti i lanci di nuovi prodotti. Si rilevano però delle pressioni sui prezzi sul lato dei costi, mentre le imprese di servizi esitano ad aumentare i prezzi a valle a causa della persistente debolezza della domanda domestica.

Un altro dato allarmante è stato quello dei profitti industriali di agosto che in Cina, ha comunicato venerdì scorso il National Bureau of Statistics, sarebbero diminuiti del 17,8% anno su anno dopo la crescita del 4,1% ad agosto e un +0,5% di crescita nei primi 8 mesi in rallentamento. La domanda cinese, evidenziano questi ultimi dati, rimane ancora debole e il contesto internazionale si dimostra complesso e mutevole.

Tante incertezze che suggeriscono prudenza anche sull’efficacia delle ultime misure di stimolo da parte della banca centrale.
Il mercato aspetta da tempo stimoli fiscali importanti e promuove le ultime misure, ma è ancora troppo presto per archiviare la fase di debolezza recente della domanda domestica e non è affatto dimostrato che le misure annunciate riescano a rivitalizzarla come il governo vorrebbe.