BTP Green, la nuova emissione è davvero sostenibile?

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Il Tesoro riduce ulteriormente la duration per questa terza emissione di bond sostenibili dello Stato italiano. In passato i collocamenti sono stati dei successi, anche se la prima emissione si è molto svalutata dopo gli interventi della Bce. Vediamo un po’ da vicino in cosa consistono gli investimenti green di questi BTP

BTP Green, la nuova emissione è davvero sostenibile?

È in arrivo il nuovo BTP Green della Repubblica Italiana. Viene dunque confermato l’impegno sulla sostenibilità dell’Italia con questi strumenti.

La prima emissione di questo tipo risale al marzo 2021, quando il primo BTP Green 2045 registrò un grande successo con un record europeo di richieste: ben 530 investitori per una domanda di 80 miliardi di euro per la prima tranche e altri 350 investitori per la seconda tranche messa sul mercato nell’ottobre 2021.

Domanda molto elevata dunque, se si pensa che l’ammontare delle due tranche era di 13,5 miliardi di nominale complessivo.

Un successo confermato anche dalla seconda emissione di BTP Green dello scorso settembre: questa volta si trattava di bond con scadenza ad aprile 2035 e di 6 miliardi di euro di offerta, ma la domanda da oltre 40 miliardi non ha lasciato dubbi sulla forte richiesta di questo nuovo genere di titoli.

Per questa nuova emissione di aprile 2023 la scadenza dei titoli in collocamento è stata ridotta ulteriormente portandola all’ottobre 2031, quindi con una durata ancora più breve e pari a 8 anni.

Il quadro di riferimento dell'emissione resta ovviamente il framework per l’emissione di titoli di Stato Green messo a punto dal Tesoro. Uno strumento fondamentale per capire cosa fa lo Stato italiano delle risorse raccolte con i Green Bond.

BTP Green, in cosa vengono investite le risorse

La natura delle spese statali sostenute con le risorse raccolte con i BTP Green è ovviamente una delle discriminanti maggiori in ogni scelta di investimento ESG, anche se ovviamente il pubblico indistinto e professionale guarda anche alle altre variabili più finanziarie come il rendimento e il prezzo di emissione.

I BTP Green raccolgono risorse spese “ambientalmente sostenibili”, segnatamente fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica e termica, efficienza energetica, trasporti, prevenzione e controllo dell’inquinamento ed energia circolare, tutela dell’ambiente e della diversità biologica, ricerca.

Su questo fronte il Tesoro italiano è particolarmente attento e virtuoso, anche in confronto ad altri emittenti sovrani. Al framework citato si possono infatti abbinare anche la second party opinion emessa da Vigeo Eiris e il Rapporto di Allocazione e Impatto BTP Green 2022 che rendiconta in dettaglio come lo Stato italiano ha investito le risorse raccolte finora con le emissioni green.

Si apprendono così le prime risultanze del green bond al 2045: nel quadriennio tra il 2018 e il 2021 ha coperto quasi 300 milioni di investimenti nelle rinnovabili, segnatamente con gli incentivi fiscali in materia.

Altri 1,63 miliardi di euro sono andati agli incentivi per l’efficientamento energetico nel 2018, quindi 7,62 miliardi circa destinati ai trasporti hanno finanziato la sostenibilità delle metropolitane, del trasporto merci, degli interventi per infrastrutture ferroviarie e linee AV/AC e per il sistema idroviario padano-veneto.

Dei 13,36 miliardi di euro a disposizione del BTP Green 2045, altri 524 milioni sono stati dedicati a “prevenzione e controllo dell’inquinamento ed economia circolare”: contrasto dell’inquinamento marino, al recupero ambientale e al ciclo integrato dei rifiuti, alla depurazione delle acque, al miglioramento della qualità dell’aria.

Altri 2 miliardi sono andati ad ambiente e diversità biologica, finanziando in particolare interventi di difesa del suolo, per le aree marine protette e le riserve naturali, per le infrastrutture idriche e infine per il MO.S.E. e la salvaguardia della laguna veneta.

Infine alla ricerca sono andati 1,25 miliardi di euro tra Ena, Centro Euro-Mediterraneo, ECMWF, OGS e ricerca antartica, la ricerca sulla fusione nucleare INTER-DDT, la promozione dello sviluppo sostenibile, la Stazione zoologica Anton Dohrin di Napoli e un contributo all’ISPRA di oltre 90 milioni di euro.

Riassumendo la voce maggiore di investimento è stata quella dei trasporti (oltre 7,6 miliardi): sostanzialmente si è trattato di efficientamento di infrastrutture e veicoli ferroviari, che sono già elettrici, ma la cui efficienza può essere migliorata.

Su strada si è poi favorita la sostituzione del parco mezzi di trasporto pubblico con veicoli ad alimentazione elettrica o almeno, dove non era ancora possibile, con veicoli a carburante fossile meno inquinanti.

Sul fronte delle merci le misure STFM (Supporto Traffico Ferroviario Merci) e “Ferrobonus” hanno favorito lo spostamento del traffico merci dalla rete stradale a quella ferroviaria.

Ci sono anche progetti a metà tra l’ambizioso e il curioso, come i 14 milioni di euro destinati al sistema idroviario padano-veneto, in pratica un collegamento commerciale idroviario di oltre 300 chilometri tra Milano e Venezia che rappresenterebbe un pezzo fondamentale del progetto di una idrovia Locarno-Milano-Venezia che vorrebbe ripescare il sistema dei canali che per il Naviglio Grande di Milano risale al 1200, ma deve oggi confrontarsi con i noti problemi di siccità e del cambiamento climatico.

Nel capitolo da oltre mezzo miliardo di investimenti per il contrasto dell’inquinamento e l’economia circolare si trovano molte cose, da servizi di monitoraggio e contrasto dell’inquinamento marino, a crediti per le bonifiche di amianto e interventi sui siti di interesse nazionale (SIN), al sostegno del ciclo integrato dei rifiuti e alla bonifica e messa in sicurezza delle discariche.

Si parla inoltre di interventi su reti fognarie e depuratori, compresi impianti di trattamento, filtrazione e bonifica di falde dai PFAS (nel 2018 è stato dichiarato lo stato di emergenza da contaminazione di PFAS nelle province di Vicenza, Verona e Padova ed è stato nominato un Commissario PFAS per gli interventi).

C’è un po’ di tutto insomma, d’altronde parliamo di piani nazionali e internazionali spesso integrati e multidisciplinari. Si potrebbero citare anche gli interventi di difesa dal dissesto idrogeologico che si inseriscono nel Piano nazionale ad hoc approvato nel 2019 e monitorato dal sistema KRONOS sul Piano Stralcio 2019 e dal sistema RENDIS sul Piano Stralcio 2020. Bisogna dire che però andare più a fondo sugli esiti di queste spese risulta complesso.

In generale comunque dal quadro di rendicontazione dei BTP Green si inserisce nelle strategie complessive del Bel Paese nell’ambito del Green Deal europeo e quindi necessitano di una visione particolarmente ampia. Un utile supporto sono anche i pareri di terzi sugli investimenti effettuati grazie alle risorse dei BTP Green.

ISS ESG ha prodotto un impact reporting su queste emissioni e le ha sostanzialmente promosse, con qualche appunto di dettaglio (per esempio la destinazione di parte delle risorse al cosiddetto Ecobonus non è nei criteri originali del framework, cui comunque le emissioni sono generalmente allineate).

Vigeo Eiris ha giudicato “robusto” il contribuito alla sostenibilità del framework italiano per i green bond e avanzate le performance dell’emittente sul piano ESG.

BTP Green, i dati finanziari

Il rendimento del nuovo BTP Green è stato deciso dal mercato al 4,056% (considerato il prezzo a 99,888). Oggi il benchmark generale italiano a 8 anni è al 3,964% mentre sulle altre scadenze già in circolazione si notano gli effetti dei forti rialzi dei tassi della Bce. La cedola è a 4% annuo, i pagamenti sono semestrali al 30 aprile e al 30 ottobre di ogni anno. La scadenza esatta è 30 ottobre 2031. Collocati 10 miliardi di euro con domanda di 52,9 miliardi di euro.

Il titolo citato al 2045 con cedola all’1,5% ha visto il prezzo crollare letteralmente a 61 euro.

L’altra emissione, quella con rendimento al 4% e scadenza al 2035, quota a 98,16 euro, d’altronde, essendo del settembre 2022 sconta già gran parte dei rialzi dei tassi della Bce.

Nella prefazione al calendario 2023 delle emissioni del Dipartimento del tesoro il direttore del Debito Pubblico Davide Iacovoni ha dedicato il tradizionale calendario da scrivania proprio alla sostenibilità, sicuramente quindi i BTP Green saranno un tema caldo quest’anno.

D’altronde le scadenze di titoli a medio e lungo termine italiane attese nei restanti tre trimestri del 2023 superano i 232 miliardi di euro e quindi di spazio di rifinanziamento con emissioni green lo Stato sicuramente ne troverà.