Boeing, le obbligazioni potrebbero diventare junk bond

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Dal 13 settembre è in atto uno sciopero che minaccia la ripresa della compagnia. L'ultima rottura tra azienda e sindacati porta allo stallo e si aggiunge alle tensioni sulla produzione. S&P mette in la società credit watch negativo e paventa un miliardo di perdite al mese con lo sciopero. Moody's l'aveva già fatto all'inizio delle proteste. Per entrambe le agenzie un downgrade porterebbe i titoli di Boeing al livello di junk bond

Boeing, le obbligazioni potrebbero diventare junk bond

Crisi senza fine per Boeing, il colosso statunitense degli aeroplani da tempo in difficoltà, registra oggi un altro cattivo segnale dal mercato.

Boeing, trattative in stallo, per S&P's si rischia un rating da junk bond

L’agenzia di rating S&P ha infatti messo il titolo in credit watch negativo, ossia sotto osservazione per valutare un taglio del rating.

Alla base della decisione dell’agenzia lo sciopero di quattro settimane avviato dai sindacati di categoria già lo scorso venerdì 13 settembre, quando 33 mila lavoratori di Boeing hanno iniziato a lasciare il lavoro per le proteste sul contratto.

Si tratta del primo sciopero in 16 anni ma le richieste sono importanti: un aumento della paga di almeno il 40% entro tre o quattro anni, maggiori misure di sicurezza e controllo della qualità del personale e dei processi di manifattura, reinsediamento del piano previdenziale abbandonato nel 2014, abbassamento dei costi sanitari “out of pocket” (fuori dal perimetro dei risarcimenti assicurativi automatici), alleggerimento degli straordinari obbligatori e altre regole per un miglior bilanciamento vita privata/lavoro, l’assicurazione che il prossimo aereo della Boeing sia costruito nella regione Puget Sound (WA).

Lo sciopero va avanti da settimane e minaccia ormai la tenuta industriale e finanziaria di Boeing. Proprio ieri un altro segnale di rottura è arrivato sui mercati.

Sono infatti state interrotte nuovamente le trattative tra l’azienda e i lavoratori e Boeing ha ritirato la proposta avanzata per gli stipendi di 33 mila dipendenti senza calendarizzare nuovi incontri e trattative. La società aveva proposto prima aumenti salariali del 25% e successivamente si era spinta al 30% aggiungendo altri benefit, ma i sindacati non hanno accettato.

Stephanie Pope, a capo della divisione aerei commerciali di Boeing, ha dichiarato “Sfortunatamente i sindacati non hanno preso sul serio le nostre proposte”. E quelle dei lavoratori? “Non negoziabili. A questo punto ulteriori confronti non hanno senso”.

Boeing lo sciopero potrebbe costare un miliardo di dollari al mese

Di fronte a questo scenario di stallo Standard & Poor’s ha fatto allora due calcoli ieri sera e commentato: “Lo sciopero pone a rischio la ripresa di Boeing”. Secondo l’agenzia, a questo punto Boeing non raggiungerà l’obiettivo di produrre fino a 38 unità Max al mese entro la fine dell’anno. Lo sciopero inoltre aggiunge pressione sui flussi di cassa, secondo S&P’s costerà alla società più di un miliardo di dollari al mese e questo si aggiunge alle stime della stessa agenzia di ingenti deflussi di cassa quest’anno.

Boeing aveva costruito circolante netto per supportare la produzione dei Max e ancora il suo business della difesa non è redditizio.

Secondo le stime dell’agenzia di rating la società impiegherà circa 10 miliardi di dollari nel 2024, ammesso che lo sciopero finisca nel quarto trimestre.

Ma anche se i flussi di cassa sono ancora previsti positivi per il 2025 per S&P il costo del funding di Boeing crescerà. Oltretutto il prossimo aprile andranno in scadenza finanziamenti per 4 miliardi di dollari e probabilmente la società dovrà reperire all’esterno altre risorse, probabilmente a un prezzo maggiore. Secondo S&P non è da escludere anche un ricorso al mercato azionario, ossia un aumento di capitale, ma a questo punto il gruppo è esposto a un impiego di cassa superiore alle attese e a un maggiore ricorso al debito il prossimo anno o i prossimi due.

Tutto questo potrebbe tradursi in un rinvio della ripresa e in uno scivolamento delle metriche aziendali sotto i requisiti di S&P per l’attuale livello di rating. Il pericolo di un downgrade insomma si materializza e da questo il credit watch negativo.

Attualmente il giudizio su Boeing di S&P è a BBB- (con credit watch negativo a questo punto), se davvero ci fosse una bocciatura si scenderebbe a BB+ quindi sul livello dei junk bond, dei titoli spazzatura, e le opzioni di rifinanziamento si irrigidirebbero ulteriormente.

Boeing, all'avvio dello sciopero il primo allerta di Moody's

Già lo scorso 13 settembre, all’avvio degli scioperi, Moody’s aveva posto il rating della compagnia a Baa3 in credit watch per un possibile downgrade. Moody’s evidenziava che il backlog da 516 miliardi di dollari al 30 giugno 2024 era leggermente al di sotto degli obiettivi annuali da 520 miliardi ma paventava rischi alla liquidità con i nuovi scioperi mentre già la produzione soffriva della fase di transizione con la formazione del personale, la digitalizzazione dei processi di assemblaggio e l’aumento dei controlli che rallentavano la produzione di 737.

Il divieto delle forniture delle fusoliere del 737 a Spirit rallentava già la produzione con impatti sui flussi di cassa. Permanevano rischi di esecuzione sul piano di ripresa e quindi con l’annuncio degli scioperi i pericoli si moltiplicavano.

Su questo fronte l'estate di Boeing è stata caldissima, infatti la società ha annunciato a luglio l'acquisizione di Spirit Aerosystems valutandola 4,7 miliardi di dollari e pagandola con azioni proprie. L'operazione sanciva una novità assoluta nella strategia di Boeing che per la prima volta internalizzava una parte consistente delle forniture per riguadagnare un controllo più accurato sui processi e quindi una maggiore di fiducia delle autorità dopo gli incidenti che hanno gravemente nuociuto alla compagnia, a partire dagli schianti dei 737 Max nel 2018 e nel 2019 che hanno ucciso 346 persone.

Anche l’eventualità di aumenti di capitale o il ritiro dei 12 miliardi di dollari di debito dovuto entro la fine del 2026 mettevano secondo Moody’s a rischio le metriche creditizie e il rating della compagnia. Anche in questo caso il rating a Baa3 è l’ultimo gradino dell’investment grade, prima dello scivolamento nel territorio dei titoli spazzatura. 

Boeing, i rapporti con Leonardo e il caso di Brindisi

Né la notizia riguarda solo Wall Street. Come noto la nostra Leonardo lavora molto con Boeing, non produce elementi del 737 ma produce circa il 14% della fusoliera del 787 e di recente a Brindisi la procura ha concluso le indagini preliminari su forniture sospette alla Leonardo-Aerostrutture. Sette persone e due società sono indagate, il sospetto è quello di forniture che non rispettavano i requisiti pattuiti con una componentistica strutturale in titanio puro meno resistente della prescritta lega di titanio. Anche le leghe di alluminio utilizzate non avrebbero rispettato i criteri richiesti. Con i pericoli in termini di minore resistenza che si possono immaginare.

In queste ore a Wall Street perde il 2,47% e si riporta a 150,83 dollari, dopo un affondo a 148,8 dollari. In un anno ha perso il 15,6% Ma il vero rischio è che il braccio di ferro tra sindacati e compagnia e la già forte tensione sulla produzione giungano a un punto di rottura e danneggino ulteriormente la ripresa fragile della società. E intanto lo sciopero continua.