BCE, atteso domani un taglio dei tassi dello 0,25%, ma la vera incognita sarà il ritmo dei prossimi mesi

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Gli analisti si aspettano un taglio di un quarto di punto, ma il ritmo successivo resta un'incognita, anche se l'opinione prevalente è di una pausa a ottobre e quindi un nuovo intervento a dicembre. I più recenti dati su inflazione e PIL confermano un quadro economico complesso, con la crescita economica che resta moderata e l'inflazione dei servizi ancora persistente

BCE, atteso domani un taglio dei tassi dello 0,25%, ma la vera incognita sarà il ritmo dei prossimi mesi

L’attesa quasi unanime è per un taglio dei tassi di un quarto di punto percentuale: al 4% quindi per il tasso di rifinanziamento principale e al 3,5% quindi per quello sui depositi che da tempo è quello che conta davvero. La riunione della Banca Centrale Europea (BCE) di domani, 12 settembre 2024, si profila sotto questi auspici, tanto più che appena sei giorni dopo è prevista la riunione della Fed statunitense che potrebbe tagliare i tassi di 25 punti base o di 50 punti base.

Se è vero che la Bce ha già avviato la normalizzazione della politica monetaria in indipendenza e che formalmente non ha obiettivi statutari sui tassi di cambio con il dollaro, è indubitabile che si guarda anche a questo nell’Eurotower, anche se il cambio euro/dollaro è sostanzialmente stabile dalla fine del 2022. Un apprezzamento del dollaro che potrebbe nutrirsi di tassi d’interesse molto più bassi in Europa sarebbe un disastro per l’Eurozona in quanto riporterebbe inflazione energetica e non nel Vecchio Continente e costituirebbe una variabile esogena pericolosa per la struttura dei prezzi europei.

Tuttavia per la Fed le previsioni restano di un taglio di almeno 25 punti base e quindi anche il nuovo intervento della Bce potrebbe lasciare il differenziale di tasso invariato a un punto e un quarto, l’1,25% (5,25% dei tassi della Fed se saranno tagliati di un quarto di punto meno il 4% dei tassi Bce se saranno tagliati anch’essi di 25 punti base).

In comune i due meeting avranno il supporto dei rispettivi staff macroeconomici con la disposizione dunque di tutto il bagaglio di elaborazioni sincroniche e prospettiche necessarie a fornire anche una prospettiva sulle prossime evoluzioni. Per questo i due incontri saranno fondamentali soprattutto, per la prospettiva che sapranno fornire ai mercati in un contesto estremamente incerto come quello attuale, in cui le tensioni geopolitiche montano e si affiancano a un rallentamento dell’economia di qua e di là dell’Oceano Atlantico. Ovviamente le differenze di ciclo sono importanti e ciascuno farà la propria strada, ma il mercato cercherà dai banchieri centrali dei riferimenti in un contesto di crescente frammentazione politica e dei mercati finanziari.

BCE, gli analisti puntano su un taglio di 25 punti base

Economisti, investment manager e analisti offrono visioni contrastanti su come la BCE gestirà le decisioni future, in un contesto caratterizzato da inflazione elevata nei servizi e una crescita economica moderata.

Michael Krautzberger, Global CIO Fixed Income di AllianzGI, sposa l’opinione prevalente di un prossimo taglio di 25 punti base, dopo gli ultimi dati macroeconomici giunti in estate. L’estate 2024 è stata infatti uno spartiacque per la Bce che ha avviato il primo taglio dei tassi dopo una sequenza di rialzi avviata nel luglio 2022 (appena due anni fa) abbassando il tasso principale dal 4,5 al 4,25% (il tasso sui depositi dal 4,00% al 3,75%). Questa estate diversi dati importanti sui salari e sui livelli di inflazione e crescita avrebbero dovuto fornire nuovi elementi di giudizio per questo meeting di settembre in arrivo. E così è stato.

Il 14 agosto 2024, Eurostat ha pubblicato le stime flash per il PIL del secondo trimestre del 2024 dell’Eurozona: +0,3% sia nell'area euro che nell'Unione Europea rispetto al trimestre precedente.
Il PIL è aumentato dello 0,6% nell'area euro e dello 0,8% nell'UE Rispetto allo stesso trimestre del 2023. Dati che confermano una crescita stabile, ma moderata. Un consolidamento della crescita contro cui però cozzano le indicazioni più recenti sulla debolezza dell’economia tedesca e della produzione industriale italiana. Detto questo un rallentamento della crescita economica in Europa è un stimolo in più e non in meno ad abbassare i tassi. Il Pil non rientra tra gli obiettivi della BCE, ma la curva della domanda aggregata lo rapporta all’inflazione che invece è il vero obiettivo della banca centrale e un raffreddamento della crescita economica tende a portare con se un raffreddamento dei prezzi.

Gli ultimi dati pubblicati il 30 agosto 2024 da Eurostat sui prezzi mostrano che l'inflazione complessiva nell'area euro è scesa al 2,2% ad agosto, rispetto al 2,6% di luglio, tuttavia resta il dato preoccupante dell’inflazione nei servizi, che è salita al 4,2% dal 4,0% del mese precedente confermando che questo settore continua a esercitare pressioni sull'economia e rappresenta uno degli ostacoli principali per un allentamento più rapido della politica monetaria. Nei mesi scorsi si è parlato di “sticky inflation” di inflazione appiccicosa, ossia persistente nonostante i cali dei prezzi dell’energia perché nel frattempo è riuscita a trasferirsi ai servizi. Proprio questo numero è infatti quello che preoccupa di più, anche per il peso che i servizi hanno nell’economia generale europea (un peso tanto più sostanziale in tempi di crisi della manifattura UE).

In proposito Krautzberger ha osservato che sia la crescita economica che l'inflazione sono state più deboli del previsto in estate con i salari che hanno sorpreso al ribasso e le attese sull’inflazione che si sono ripiegate sulla curva attesa. Questo giustificherebbe la decisione della BCE di un taglio di un quarto di punto, tuttavia, sottolinea il manager di AllianzGI, le decisioni future dipenderanno fortemente dai dati macroeconomici e anche dalle future decisioni della Fed. Se la banca centrale americana dovesse tagliare di 50 punti base anziché di 25 punti, per la Bce si aprirebbe la possibilità di un nuovo taglio già ottobre, prima della finestra trimestrale che per ora sembra essere stata allestita. E con una possibile accelerazione dei tagli entro la fine dell’anno se le condizioni economiche peggiorassero.

Anche Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income, conferma questa visione, e si aspetta un taglio di 25 punti base, seguito da una pausa a ottobre e un possibile nuovo taglio a dicembre. Tuttavia, Neiss mette in guardia contro un ciclo di tagli troppo aggressivi, affermando che “l'inflazione nei servizi è ancora troppo alta per permettere una riduzione più rapida dei tassi”.

Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING, afferma che “l'attenuazione delle pressioni inflazionistiche è l'argomento più forte a favore di un altro taglio dei tassi”, ma evidenzia come la BCE dovrà affrontare le sfide di una crescita salariale e di aspettative sui prezzi di vendita ancora elevate. Secondo Brzeski, “la lotta all'inflazione non è ancora conclusa”, e la BCE probabilmente non offrirà una nuova forward guidance, mantenendo la dipendenza dai dati per le decisioni future. Difficilmente insomma, secondo il manager, l’Eurotower si legherà a un percorso predeterminato (e quindi prevedibile) di riduzione dei tassi.

L’incertezza sul percorso futuro** è un punto d’attenzione anche per Tomasz Wieladek**, Chief European Economist di T. Rowe Price, secondo il quale “il ritmo trimestrale dei tagli sembra il più probabile”, con il caveat che un'inflazione dei servizi ancora sopra il 4% e un mercato del lavoro rigido spingeranno ancora alla cautela la BCE. Wieladek prevede che l’attenzione sarà rivolta a ulteriori tagli solo se la crescita rallenterà ulteriormente. Nel primo trimestre del 2024 la crescita dei salari orari del 5,1% a/a nell’Eurozona contro il +3,4% del quarto trimestre ha inviato un segnale di allarme sui prezzi appena 5 giorni dopo la decisione della Bce di avviare il taglio dei tassi. Ora le tensioni del mercato del lavoro sembrano essersi raffreddate, ma probabilmente la Bce manterrà un approccio prudente.

Sulla cautela pone l’accento anche** Alex Everett**, investment manager di abrdn, che evidenzia che la BCE, insieme alla BoE e alla Fed, ha intrapreso un percorso di normalizzazione dopo la fase di rialzi aggressivi dei tassi. Tuttavia, secondo Everett, “la BCE deve fare attenzione a non essere troppo esitante” nella fase di allentamento. Sebbene l’inflazione stia finalmente rallentando, rimane il rischio che la crescita economica non si stabilizzi come previsto, richiedendo una maggiore flessibilità nelle decisioni.

 

Impatti per i Mutuatari Italiani: “Un calo delle rate è già iniziato”

Gli effetti delle decisioni della BCE si rifletteranno direttamente sui mutuatari italiani con un tasso variabile. Facile.it ha calcolato che, con il taglio previsto di 25 punti base e la discesa dell’Euribor, la rata media di un mutuo variabile potrebbe diminuire di circa 18 euro già a settembre, con una riduzione complessiva di 85 euro entro la metà del 2025.

Questo rappresenta una buona notizia per chi ha stipulato mutui a tasso variabile negli ultimi anni, ma l'offerta delle banche rimane per ora ancora più vantaggiosa per i mutui a tasso fisso, con un TAN fisso che parte da 2,63%.

La riunione della BCE del 12 settembre 2024 segnerà quasi certamente un taglio dei tassi di 25 punti base, ma il futuro della politica monetaria rimane incerto. Con un'inflazione dei servizi ancora elevata e una crescita economica frammentata, la BCE continuerà a basare le sue decisioni sui dati. Sebbene il mercato anticipi ulteriori riduzioni dei tassi entro la fine dell’anno, molti esperti ritengono che la BCE adotterà un approccio cauto, limitando i tagli a ritmi trimestrali e mantenendo i tassi a livelli restrittivi per il prossimo futuro.

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