Epopea Visibilia, breve riassunto di una storia di crisi

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Daniela Santanché non è più socia da ottobre, ma è stata nella storia della società negli ultimi 10 anni e non è stata una storia di successo

Epopea Visibilia, breve riassunto di una storia di crisi

Visibilia in latino significa le cose che si vedono ed è una piccola quotata di Piazza Affari oggetto insieme a Ki Group e altri piccoli soggetti finanziari di Borsa di un’inchiesta di Report che scava sulla vita imprenditoriale della ministra del Turismo Daniela Santanché e del suo ex fidanzato Canio Mazzaro.

Se il disastro economico e finanziario di Ki Group, Bioera e Visibilia è fattualmente incontestabile, è chiaro anche che l’immagine di imprenditrice che ha sostenuto da anni la carriera politica della Santanché rischia di vacillare e non stupisce che la ministra abbia già annunciato querela.

La questione è lunga anni e si intreccia tra mercati finanziari, rapporti con i fornitori, con i manager, con i dipendenti e con una fitta rete di nomi di peso della destra italiana.

Visibilia, una fotografia a fine 2022

Visibilia Editore è una società che nel bilancio 2022 dichiara un valore della produzione in lieve calo a poco meno di 4 milioni di euro.

Per capire bene il giro d’affari del gruppo bisogna andare alla voce dei ricavi per vendite e prestazioni, che nel 2022 è di circa 3,93 milioni.
Ben 1,65 milioni sono pubblicità su carta, 1,26 milioni sono nella categoria Edicola, 529 mila euro sono da pubblicità web e 405 mila euro vengono da abbonamenti cartacei.

Agli altri ricavi contribuisce in maniera importante la voce “Contributi in conto esercizio” da 227.677 euro che è relativa ai contributi per il credito di imposta editoria ottenuti per le quote dell’esercizio 2020 e gli acquisti di carta dell’esercizio 2021.

Il conto economico dello scorso esercizio mostra costi superiori al valore della produzione nonostante appunto i proventi non ricorrenti da 227 mila euro.

Così l’ebitda è negativo per 838.934 euro e a fine anno l’esercizio si chiude con una perdita di circa 1,3 milioni di euro, ossia più di un quarto del fatturato.

Meglio del 2021, quando la perdita era addirittura di 3,53 milioni di euro. Ma come si capisce da queste perdite e questi numeri sono anni un po’ particolari.

Fra i costi della produzione spuntano infatti oneri non ricorrenti per oltre 890 mila euro (quindi una cifra importante per una società con un giro d’affari da 4 milioni).

Sono attribuiti

1) ai costi del cambio dell’oggetto sociale per il recesso degli azionisti,

2) a sanzioni tributarie per il pagamento tardivo di cartelle esattoriali di anni precedenti e

3) a oneri per la riorganizzazione operativa della testata PC Professionale.

Oltre a PC Professionale, Visibilia controlla testate più o meno note come Novella 2000, Visto, Visto TV, Visto Pet, Novella Sposa, Ciak, Novella Cucina, VilleGiardini.

Il gruppo a fine dicembre conta la controllante Visibilia Editore Spa e la controllata Visibilia Editrice Srl (comprata a fine 2021).

A fine dicembre il gruppo si trova nella fattispecie dell’articolo 2446 del codice civile, ossia ha perso più di un terzo del capitale sociale e quindi deve aumentarlo per riportare in equilibrio le finanze.

In numeri il capitale sociale della capogruppo era di 1,312 milioni, poi è arrivata una perdita netta da 1,302 milioni e quindi il patrimonio netto si è polverizzato a 10.874 euro.

Non è la prima volta: a inizio 2022 la società aveva un capitale di 3,65 milioni, poi ha incassato la perdita 2021 da 3,53 milioni e quindi è rimasto un patrimonio di 117.406 euro.

A quel punto c’è stato un aumento di capitale da 1,29 milioni, ma le nuove perdite hanno riportato a 10.874 euro, come detto, il patrimonio netto a fine 2022.

Ed è andata pure bene, perché grazie alla deroga concessa dal DL 198/2022 (il Milleproroghe) Visibilia ha potuto evitare l’ammortamento annuo al 100% del costo di immobilizzazioni materiali e immateriali, mantenendole al valore di iscrizione.

Insomma ha rinviato di un anno questo ammortamento che sarebbe stato di 320.845 euro e così ha vincolato le riserve degli esercizi futuri ma ha evitato di chiudere l’anno con un rosso di 1,64 milioni (ma “soltanto” di 1,3 mln appunto).

Il debito di Visibilia

La situazione debitoria di Visibilia non è meno complessa e articolata.

A fine 2022 i debiti verso le banche calano di circa 277 mila euro ma ammontano ancora a 1,119 milioni con esposizioni verso la Popolare di Sondrio, la Popolare di Milano (Banco BPM) e il Credito Valtellinese (Credit Agricole).

Non mancano i debiti verso i fornitori, che invece crescono ancora e raggiungono gli 1,435 milioni.

Ci sono poi i debiti tributari che diminuiscono di 549 mila euro circa a 1,595 milioni.

Crescono anche i debiti previdenziali, da circa 661 mila a circa 684 mila euro.

E crescono i debiti diversi, sono 741 mila euro circa, di cui oltre 348 mila euro verso gli abbonati di Villegiardini, Ciak e PC Professionale e 264.952 euro verso i dipendenti di PC Professionale per la buonuscita. Ai dipendenti del gruppo fa anche riferimento un debito di 94.170 euro per ferie e ratei di 14ma mensilità.

Non serve scendere oltre nel dettaglio per dire che a fronte di una liquidità di poco meno di 50 mila euro, ci sono milioni di euro di debiti non bilanciati da un patrimonio netto ormai inconsistente (appunto meno di 11 mila euro).

Visibilia il cavaliere italiano, quello di Dubai e il socio delle Bahamas

Con una situazione così sarebbe facile immaginare il patatrac, ma invece in Visibilia diversi investitori continuano a riversare denaro.

Uno sguardo alla compagine azionaria lo conferma e permette di riassumere la storia recente. Come le inchieste di Report dimostrano, la storia di Visibilia è stata in gran parte quella dell’imprenditrice e oggi ministra Daniela Santanché.

Bisogna fare però un passo indietro al 2014. C’era questa nota società di comunicazione finanziaria che si chiamava PMS, la sigla era l’acronimo del nome del fondatore, un noto comunicatore d’esperienza, Patrizio Maria Surace e la società si era quotata sull’allora AIM Italia (oggi EGM) nel 2010, ma nel 2012 il fondatore era scomparso prematuramente e la società era entrata in crisi.

Sarebbe stata la Visibilia della Santanché a rilevare il controllo di PMS a breve usando la società come un veicolo di quotazione per poi vendere tutta l’attività tradizionale di comunicazione corporate per la cifra simbolica di un euro a Cambre Italia di Giancarlo Frè Torelli, già vicepresidente di Pms.

PMS era appunto in crisi e la Santanché era amica di Elena Rodriguez Palacios, la moglie del defunto Surace.

Un’altra (ex) amica è la giornalista Paola Ferrari, moglie di Marco De Benedetti (figlio dell’”Ingegnere”) che partecipa all’operazione con una quota rilevante, ma donna di destra, socia al 5,6% e presidente di PMS fino alla rottura nel 2016 che finirà in Tribunale.

Le perdite continuano anche sotto altre insegne. Si arriva così al 2022, l’anno scorso, quando la neoquotata SIF Italia, ossia la società di Luca Ruffino che è in pratica uno dei maggiori (se non il maggiore) amministratore di condomini di Milano, rileva le quote di maggioranza di Visibilia. L’intenzione dichiarata è quella di fare pubblicità sulle facciate dei condomini meneghini.

Anche in questo caso emergono vecchie amicizie e contiguità anche politiche.

Nell’ottobre 2022 Ruffino fa un primo e deciso ingresso sia tramite SIF che direttamente in Visibilia, poco meno del 22% del capitale complessivamente.

Pochi giorni fa supera la soglia del 30% e arriva al 45,81% grazie a un aumento di capitale, Visibilia è chiaramente in crisi, c’è l’esenzione dall’opa ai sensi del TF art. 49.

Luca Ruffino ha una storia politica che affianca quella imprenditoriale, è stato infatti segretario a Milano dell’UDC ed è stato coinvolto in un processo per presunti appalti pilotati nelle case popolari dell’Aler insieme a Marco Osnato, poi assolto nel 2017 e oggi deputato di Fratelli d’Italia e allora già genero di Romano La Russa, il fratello del presidente del Senato Ignazio La Russa e già assessore regionale lombardo all’Industria, prima di diventare oggi assessore alla Sicurezza e Protezione Civile.

Agli albori della sua carriera, negli anni Novanta, d’altronde Daniela Santanché era stata proprio assistente di Ignazio La Russa. Anche Ruffino sarebbe stato in seguito assolto.

L’autunno di Visibilia e della Santanché, che diventa ministro del Turismo sotto il governo Meloni è d’altronde caldissimo.

A ottobre entra SIF, come detto, e Daniela Santanché comunica di essere del tutto uscita da Visibilia il 17 ottobre 2022.

A novembre la Procura di Milano chiede il fallimento di Visibilia, un’istanza di liquidazione giudiziale che parte da un nucleo di soci di minoranza. E si va alle Bahamas.

Già perché il capofila dei soci di minoranza che chiama in causa la Procura di Milano è il campano Giuseppe Zeno, un finanziere attivo a Monaco e cui fa riferimento una società delle Bahamas, la “Giuseppe Zeno Family Group”. Sale al 5% e cerca un contatto con i soci e i manager principali che però non riesce ad avvicinare.

Lo irrita soprattutto un’operazione però, una di quelle che a Piazza Affari stanno irritando diversi azionisti. Ossia un prestito convertibile di Negma. E si va negli Emirati Arabi Uniti.

Negma è un fondo di Dubai in realtà noto da anni a Piazza Affari per i suoi prestiti convertibili a diverse piccole quotate. Nel tempo molto spesso questi interventi hanno causato un deprezzamento dei corsi e generato più di un sospetto.

Negma ha finanziato in Italia diverse piccole quotate più o meno in crisi, a partire dalle Ki Group e Bioera già della stessa Santanché e del suo ex Canio Mazzaro poi finite anch’esse in crisi. Fra i finanziamenti di Negma si contano anche Caleido, Eprice, Energica, Prismi e Fidia. In passato anche altre.

Ma a Dubai Visibilia ci arriva già nel 2017, sempre con un prestito convertibile. Sono 3 milioni di euro messi a disposizione dalla Bracknor Capital Ltd presieduta da Aboudi Gassam.

Il contratto di finanziamento, un prestito remunerato che può se conveniente essere convertito in azioni, è stato poi ceduto appunto a Negma nel maggio del 2019.

Visibilia è nel frattempo in causa per 300 mila euro con alcuni ex dipendenti della Visibilia Magazine Srl.

Negma è guidata da Elaf Gassam che poi è lo stesso Aboudi Gassam di Bracknor, società fondata nel 2013 e guidata fino al 2018, quando nasce Negma. Nel suo team abbiamo anche gli italiani Rodolfo Galbiati, Roberto Culicchi e Roberto Castiglioni.

Così si arriva infine in Tribunale, dopo anni di perdite, licenziamenti, amicizie e finanziamenti. Per dimensioni è senz’altro una storia minore rispetto a quella di Ki Group e Bioera, ma forse è persino più emblematica di un certo modo di fare impresa.