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USA, passo indietro di Biden, e le borse?

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
4 min

Mercati poco scossi dalla designazione di Harris. Le agende restano quelle: green, social e industria per i democratici; deregulation, fossili e isolazionismo per i trumpiani... ecco la svolta elettorale dal punto di vista di Wall Street

USA, passo indietro di Biden, e le borse?

A giudicare dal particolare punto di vista dei mercati l’ultima novità politica statunitense oggi non ha scosso i mercati.
In Europa il mercato dei titoli del debito pubblico è poco mosso in queste ore, così come appare sostanzialmente invariato il rapporto euro/dollaro. I rendimenti del debito sovrano americano mostrano anch’essi piccole variazioni, mentre sono positivamente intonati i future sui maggiori indici azionari statunitensi e prevalgono acquisti anche sull’azionario europeo.

USA, continuità programmatiche

La rinuncia alla corsa elettorale di Joe Biden d’altronde presenta importantissimi segnali di continuità dal punto di vista politico e programmatico, a partire dal diretto e immediato sostegno alla sua vicepresidente Kamala Harris che non potrà che confermare le linee generali dell’agenda democratica.

Con Harris sarà molto più semplice il trasferimento diretto dei fondi per la campagna elettorale e su questo fronte la nuova front-runner democratica sembra essersi mossa per tempo, come riportava anche qualche giorno fa Politico.
I silenzi delle prime ore di Barack Obama e della ex presidente della Camera Nancy Pelosi confermano però che questo cambiamento senza cambiamento potrebbe registrare qualche attrito nel partito.

La nomina di Kamala Harris alla convention di Chicago dal 19 al 22 agosto potrebbe insomma anche essere contesa, sebbene con il passare delle ore questa ipotesi appaia sempre più improbabile. A tre mesi e mezzo dalle elezioni di novembre è già tardissimo insomma e i fondamentali dell’agenda democratica difficilmente potranno cambiare in profondità.

Vontobel, come altri analisti, ha sostanzialmente confermato la prospettiva di Wall Street sulle due agende, quella dei democratici e quella dei repubblicani.

Se Harris dovesse essere confermata alla guida del Partito e quindi alla sfida per la Casa Bianca, sicuramente dovrebbe esaltare i risultati dell’ultima Amministrazione (di cui era la numero due) e quindi l’attenzione per la questione climatica, per il monitoraggio delle pratiche delle big company e la pressione sulla Cina in politica estera. Così riassume UBS, ma sicuramente andrebbero aggiunti anche i temi della guerra in Ucraina, con il relativo supporto finanziario e bellico.

C'è poi il grande problema dei deficit pubblici crescenti americani, tema assai poco elettorale, ma molto presente agli investitori che in molti casi sconsigliano le scadenze più lunghe del debito Usa visti i piani di spesa di entrambe le parti.

Trump in ogni caso dovrebbe essere costretto a rivedere alcuni approcci e temi, senza considerare la necessità di maggiori attenzioni per i giovani, le minoranze e così via.

Sul fronte economico, se i dazi promessi dal leader repubblicano fossero mantenuti si potrebbero registrare impatti inflazionistici domestici importanti. L’agenda repubblicana sostiene comunque apertamente le fonti fossili (quindi petroliferi & co), Difesa e aerospazio, infrastrutture, tecnologia, finanza e telecomunicazioni, con un approccio teso alla deregolamentazione per tutti.

USA: le elezioni, i titoli blu e i titoli rossi

Restando ai settori, Vontobel sottolinea quelli che dall’agenda Biden verosimilmente passeranno a quella di Kamala Harris (o di un eventuale altro leader democratico). L’attenzione per i servizi sanitari alle persone potrebbe incoraggiare titoli come Eli Lilly, UnitedHealth, Thermo Fisher Scientific.

L’accento sulla mobilità green potrebbe spingere Tesla (anche se il supporto di Elon Musk a Trump è arci-notorio e la questione delle produzioni di Tesla in Cina potrebbe essere un tema trasversale alle due candidature). La cura sociale di tono democratico potrebbe anche spingere beni di consumo e titoli come Wallmart e Netflix, i finanziari delle carte di credito Visa e Mastercard, tecnologici come Broadcom e Qualcomm.

Questo almeno secondo Vontobel che passa al setaccio anche i titoli “blu” che potrebbero trarre vantaggio da una vittoria di Trump.

Ci sarebbero per esempio diverse banche che sperano in una minore attenzione sulle regole di compliance, da Bank of America a JP Morgan e Wells Fargo. Ovviamente anche colossi del petrolio come Exxon e Chevron potrebbero avvantaggiarsi dell’agenda Trump che non mette certo il green al primo posto.

Ma sono previsti spunti positivi anche per Amazon e i tecnologici Oracle, Qualcomm, AMD e Adobe.

Le contraddizioni non mancano in entrambi i campi. Wall Street si aspetta largamente da un Trump bis un largo alleggerimento delle regole, ma in passato il vicepresidente designato repubblicano JD Vance ha al contrario chiesto un maggior controllo delle grandi corporation e del big tech.

Kamala Harris, già procuratore generale della California, ha diverse amicizie dirette nel mondo dei tecnologici, ma ha anche imposto regolamentazioni importanti in passato a big del settore. Fra i suoi finanziatori ci sarebbero il cofondatore di Linkedin Reid Hoffman, l’ex COO di Facebook Sheryl Sandberg e il Ceo di Salesforce Marc Benioff.

Ma va ricordato che anche in questa campagna elettorale, come in molte altre, i colossi finanziari ed economici Usa per stare tranquilli finanziano spesso sia il fronte democratico, che quello repubblicano.