Opa su Unieuro, l'ultima mossa del miliardario Kretinsky

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Ricca l'offerta della francese Fnac per Unieuro, ma dietro c'è il miliardario ceco dell'energia. D'altronde la storia del retailer italiano è straniera da un pezzo. Ecco il quadro generale

Opa su Unieuro, l'ultima mossa del miliardario Kretinsky

Colpaccio in borsa per gli azionisti di Unieuro che vedono da ieri sera in campo un’offerta che ai prezzi del 15 luglio valeva 12,02 euro contro la chiusura di ieri a 8,51. Il confronto sui prezzi deriva dal fatto che l’opa di FNAC e Ruby è mista di contanti (9,00 euro) e contanti (0,1 azioni di Fnac di nuova emissione, con il titolo in queste ore tornato a 29,4 euro, -1,18%, dopo un primo allungo a 31,634).

Si tratta quindi formalmente di un’offerta di acquisto e scambio e i premi dal 42% sul 15 luglio al 33% sulla media ponderata degli ultimi sei mesi spiegano il balzo di Unieuro di queste ore: +36,41% a 11,24 euro.

Rally non da poco in queste sedute di deboli performance del listino italiano fra scarsi volumi e repricing di varie asset class.  Con il primo allungo a 11,64 euro l’azione di Unieuro ha rivisto livelli che non toccava dalla metà del febbraio 2023. Certo storicamente il titolo ha registrato ben altre valutazioni, con il boom del dopo-Covid aveva persino toccato un massimo storico di 31,36 euro nel giugno 2021, ma poi aveva appunto più che dimezzato il proprio valore pian piano che procedeva la normalizzazione del business.

Unieuro, la storia straniera da un pezzo di un gruppo contendibile (e conteso)

Eppure l’opa sul gruppo Unieuro è da sempre una possibilità, vista la natura di public company del suo assetto societario. Anzi proprio negli anni brillanti del volo in Borsa un segnale importante al mercato era giunto con l’ingresso di Xavier Niel, il famoso fondatore di Iliad, nella compagine societaria con il 12%, un’operazione i cui valori non sono stati mai ufficializzati ma che, conclusasi ad aprile, era stata stimata sui 50 milioni di euro (quindi per il numero di azioni di allora circa 20,46 euro per azione, ma appunto i valori non furono ufficializzati). Xavier Niel intanto si preparava a delistare Iliad mentre rafforzava il suo posizionamento europeo. L’investimento veniva da due anni di proficua collaborazione nella distribuzione di SIM Iliad attraverso le Simbox collocate in 200 dei 500 punti vendita Unieuro.

Niel ha mantenuto quelle quote, ancora oggi è al 12,356% dei diritti di voto, tramite Iliad SA, mentre gli altri soci sono Giuseppe Silvestrini (6,162%) e un altro fondo francese, il colosso Amundi al 5,01% circa.

Giuseppe Silvestrini, insieme a Pier Luigi Bernasconi (Media World), è considerato uno dei decani della storia della grande distribuzione specializzata in Italia.

Il fondatore di Unieuro, che all’inizio era un supermercato, in realtà fu Paolo Farinetti, ma il figlio Oscar decise nel 2003 di vendere agli inglesi di Dixons Retail per fondare dopo Eataly.

Il corteggiamento di Farinetti in realtà veniva dal 2001, quando l’acquisto del 24% di Unieuro era costato 64 milioni di sterline con un’opzione sul resto esercitata nel 2003: alla fine Farinetti riesce a vendere per la straordinaria cifra di 528 milioni di euro, è il secondo retailer per elettrodomestici d’Italia per quota di mercato, ma ha appena 88 outlet.

In realtà nel 2002 il colosso britannico Dixons compra il 77,66% di Unieuro da un consorzio di JP Morgan, Rhone Capital e Sofipa oltreché dal management, quindi Rhone Capital che dieci anni dopo, nel 2013, comprerà da Dixons in pratica Unieuro conosceva già da tempo il gruppo.

L’operazione del 2013 però nasce da due premesse: la prima è che Unieuro era entrata già a inizio anni Duemila nel consorzio Expert Italy Consortile che faceva riferimento ai Silvestrini e proprio questi avrebbero venduto la loro società SGM Distribuzione al private equity Rhone Capital nel 2005.

La seconda premessa è che nel 2013 Dixons tenta diverse volte di vendere fino a che non approda a una partnership con la SGM e la fonde con Unieuro, unendo aree di distribuzione piemontesi e liguri a quelle emiliane e venete di SGM. Il nuovo gruppo Unieuro esce dal consorzio Expert e sposta la sede a Forlì.

Si tratta appunto per Dixons di un partenariato alternativo al mancato successo di alcuni tentativi di vendita, ma anche della rinascita di Unieuro a guida Rhone Capital che moltiplica il proprio perimetro di vendita in periodo duri di concorrenza dell’e-commerce.

Si arriva così alla pandemia e ad anni di importante sviluppo sotto la guida dell’ad Giancarlo Nicosanti Monterastelli. All’inizio del 2020 Rhone annuncia la vendita delle ultime quote in Unieuro, il 17,6% circa del capitale per 45 milioni di euro, ossia circa 13,25 euro ad azione. Forse pochi visto il rally degli anni successivi, ma comunque un affare finale visto che, aggiunto ai proventi dell’IPO del gruppo, Rhone se ne va con circa 202 milioni di euro di proventi.

Opa Unieuro, i numeri di Fnac e di Unieuro

Così si arriva ai giorni nostri, in cui nuovi operatori stranieri si affacciano sul controllo del gruppo con l’intenzione dichiarata di portarlo nuovamente fuori da Piazza Affari, trasferendolo nell’ombrello parigino più ampio di Fnac al prezzo di quasi 250 milioni di euro. Questo il valore dell'opa su Unieuro.
Meno di un decimo dei ricavi dell’ultimo esercizio (2,635 mld a fine febbraio 2024), ma circa 13,3 volte l’utile dello stesso periodo calato del 10,6% rispetto al dato di un anno prima. In realtà però tagliando il dossier con l’accetta l’operazione risulta più conveniente se si considera che il gruppo Unieuro, se l’opa e il delisting avranno successo, porta in dote cassa netta per 44,5 milioni.

Sacrificando qualche ulteriore indicazione economica, sugli assetti proprietari la nota dell’offerente è molto trasparente.

Grosso modo si potrebbe dire che Fnac un gruppo molto affine per performance a Unieuro, ma doppio per dimensioni. I ricavi 2023 sono leggermente calati a 7,875 miliardi (-0,9%), ma l’ebitda corrente da 533 milioni (-47%) aveva una marginalità del 6,7% contro il 5,46% dell’ebitda margin di Unieuro (143,9 mln su 2,635 miliardi).

L’utile da 31 milioni di Fnac nel 2023 è meno del doppio dei 18,7 milioni di Unieuro sui 12 mesi a fine febbraio.

Nell’ultimo esercizio Unieuro ha realizzato un free cash flow adjusted da 10,6 milioni (dimezzato sui 23,1 milioni dell’anno prima) che sale a 79,4 milioni se si includono le locazioni IFRS 16. La stessa voce di Fnac è di 180 milioni di euro.

Anche Fnac ha una posizione finanziaria netta positiva, ben 198 milioni di euro composti da cassa di 1,1 miliardi e debito lordo per 923 milioni di euro.

Unieuro, ma chi sono i futuri padroni?

Anche la “francese” Fnac è però straniera e segnatamente di un gruppo di grossi finanzieri e industriali. Al primo posto il finanziere e industriale del carbone di rango europeo Daniel Kretinsky che controlla il 30,6% dei diritti di voto tramite Vesa Equity Investment. Al secondo posto c’è la tedesca Ceconomy che controlla tra gli altri MediaMarkt (ossia Mediaworld in Italia), Saturn e Deutsche Technikberatung. Chi controlla questo gigante da oltre 22 miliardi di ricavi? C’è al 29,2% la famiglia Kellerhals con Convergenta, c’è la holding Haniel dell’omonima famiglia al 16,7% (fra l’altro in passato hanno venduto quote di Metro proprio a Kretinsky che poi salì fino all’attuale 46% circa), la fondazione Meridian all’11,1%, c’è anche la Exor di casa Elkann con un 4,2% Il terzo socio di Fnac di peso è il colosso francese dell’asset management Glas SAS con l’11,12%

Come detto però non è solo la Fnac guidata da Enrique Martinez a promuovere l’offerta, ma anche il fondo Ruby (RUBY Equity Investment), un private equity di stanza in lussemburgo controllato a sua volta sempre da Daniel Kretinsky che conferma così il suo ruolo di grande regista di questa nuova operazione cui probabilmente l’attuale socio Niel non si oppone.

I due si conoscono, Niel alla fine dello scorso anno ha acquisito le quote del ceco Kretinisky in Le Monde per 50 milioni di euro e poi le ha trasferite ai Fonds pour l'indépendance de la presse (secondo azionista vincolato del gruppo editoriale insieme al Pôle d'Indépendance).

L’investitore ceco Daniel Kretinsky è senz’altro uno dei finanzieri e industriali più attivi in Europa negli ultimi decenni.

Guida un consorzio che controlla ormai il 53,7% del gruppo francese Casino, un altro colosso del settore della distribuzione al dettaglio, ma orientato all’alimentare e all’abbigliamento.

Ad aprile la International Distribution Services ha accettato l’offerta di Daniel Kretinsky da 3,6 miliardi di sterline (oltre 4,2 miliardi di euro) per la Royal Mail in pratica la posta e la logistica britannica.

Quando nel 2015 la EPH di Kretinsky comprò in Italia gli asset a carbone  e a gas di Eon (forse per 200-300 milioni), il gruppo era già un protagonista europeo dell’idrocarburo più pesante.

L’anno dopo EPH avrebbe comprato il 50% di Slovenske Elektrarne e l’opzione per comprare l’altra metà da Enel che proprio in questo periodo potrebbe essere esercitata.

Il cuore dell’impero finanziario e industriale del manager Daniel Kretinsky rimane lì, nell’energia: la sua EPH ha registrato un ebitda da 7,3 miliardi di euro nel 2023 e alimenta poi i tentacoli di un gruppo sempre più differenziato, di cui ora l’ultimo tassello potrebbe essere proprio Unieuro.

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