Unicredit lancia un'offerta carta contro carta su Banco BPM

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Operazione in carta contro carta con un premio di appena lo 0,5% Intanto la Germania frena ancora su Commerzbank. Banco BPM è un piano B? Di certo le conseguenze di una fusione tra Unicredit e Piazza Meda sarebbero importanti, a partire dalla liquefazione delle ipotesi di terzo polo Banco BPM & MPS

Unicredit lancia un'offerta carta contro carta su Banco BPM

Colpo di scena a Piazza Affari. Nonostante il CEO Andrea Orcel abbia dichiarato che l’offerta di Unicredit carta contro carta su Banco BPM non dovrebbe sorprendere, le reazioni dei listini, del mercato, degli osservatori sono di stupore. Rimane in essere la proposta per la tedesca Commerzbank, che intanto cede il 5,21% e sconta forse un allontanamento dei termini dell’eventuale integrazione d’altronde già preannunciata dal manager e comunque nei fatti con la crisi politica in corso in Germania.

Unicredit su Banco BPM, il dossier MPS potrebbe allontanarsi

Ma oggi il focus ritorna sull’Italia. L’offerta di Unicredit per Banco BPM è dirompente per molti versi. Soprattutto per gli assetti futuri italiani che già ne sarebbero scossi in una fase ordinaria di mercato, ma ne potrebbero essere ancor più scossi visto che Orcel ha già dichiarato stamane di non essere interessato a MPS.

Banco BPM, come noto, ha annunciato appena lo scorso 6 novembre un’opa su Anima da 6,20 euro con l’obiettivo di un delisting (il titolo in queste ore viaggia a 6,135 euro con un calo dell’1,13% e si è stabilizzato solo da qualche giorno sotto il prezzo dell’offerta) e il 13 novembre ha poi comunicato di avere rilevato il 5% di MPS per difendere la rete di Anima, che dopo il Banco BPM stesso ha nella banca senese il suo secondo pilastro.

Nonostante il Banco abbia precisato di non volere chiedere l’autorizzazione a superare il 10% del capitale di MPS, il mercato ha subito puntato tutto sulla creazione del terzo polo tra Banco BPM ed MPS, premiando con forti acquisti le banche interessate.

L’offerta di Unicredit annunciata oggi torna però alla lettera di quelle dichiarazioni, perché avendo dichiarato il manager di non essere interessato a MPS, l’assetto del nuovo eventuale gruppo Unicredit-Banco BPM non prevede, sulla carta, l’allargamento anche a MPS. Ma di conseguenza, se tutto andasse in porto con Banco BPM su Anima e Unicredit su Banco BPM, diverrebbe illogica la partecipazione indiretta e corposa di Unicredit su MPS.

Ma anche il fronte della bancassurance ha un forte peso e coinvolge gli assetti proprietari del Banco. Il Banco BPM si è mosso in maniera eccellente negli ultimi mesi costruendo una strategia credibile di diversificazione dei ricavi in fase di calo dei tassi d’interesse e Anima è senz’altro basilare in questo contesto. Fanno parte del pacchetto anche l’acquisto di Vera Vita e BBPM Life dac e l’accordo con Credit Agricole Assurance SA che ha preso il controllo di Vera Assicurazioni, Vera Protecione e Banco BPM Assicurazioni.

Il colosso francese Credit Agricole – questo è molto importante – è infatti il primo azionista del Banco BPM con il 9,18% del capitale.
Si tratta di una quota che supera anche il 6,5% dei pattisti italiani (Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Fondazione ENPAM, Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Fondazione Cassa di Risparmio di Reggio Emilia Pietro Manodori, Inarcassa – Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti e Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense).
Ma nell’azionariato di Banco BPM si nota anche BlackRock che ha un corposo 5,24% ed è anche il primo azionista di Unicredit (e l’unico sopra le soglie rilevanti) con il 7,019% del capitale. Sicuramente qualcosa vuol dire anche questo.

Va poi notata la presenza ormai pluriennale di Davide Leone, scalpitante (come lo ha definito Starmag) socio dal 2020 di Banco BPM e oggi al 5,47% del capitale.

Ma veniamo ai numeri dell’operazione di Unicredit.

Unicredit, i numeri dell’offerta su Banco BPM

Unicredit ha messo in piedi un’offerta carta contro carta di 0,175 azioni proprie per ogni azione di Banco BPM che sarà portata in adesione. Alle chiusure di venerdì scorso (€ 38,041 per Unicredit ed € 6,657 per Banco BPM) si tratta di un premio di appena lo 0,5%, ma Piazza Gae Aulenti ha anche calcolato il +14,8% di premio sui prezzi precedenti il 6 novembre, la data “disturbante” delle valutazioni del Banco. In altre parole se l’ad di Banco BPM Giuseppe Castagna non avesse lanciato un’offerta strategica su Anima e il prezzo di Banco BPM fosse rimasto a 6,408 euro il premio di Unicredit sarebbe maggiore. Teoria, carta straccia forse in questa geografia dinamica di Piazza Affari e del mercato bancario europeo.

Ma proviamo a perimetrare meglio.
Ai prezzi di venerdì scorso Unicredit valeva circa 62,27 miliardi in Borsa e il Banco BPM circa 10 miliardi. Il valore aggiuntivo proposto da Unicredit appare di appena 265.157 euro. Ma ci sono ovviamente altri aspetti fondamentali da considerare per questa offerta.

Innanzitutto Unicredit non cambia con questa offerta gli obiettivi di redistribuzione di valore ai soci, che prevedono una crescita sia nel 2025, che nel 2026, con la distribuzione del capitale in eccesso sul 13% di CET1 ratio entro il 2027.

Sarebbe di 70 punti base sul CET 1 ratio l’impatto del deal, ma il gruppo Unicredit punta a creare con il Banco BPM un colosso da 13 mercati con circa 15 milioni di clienti e punta soprattutto ad accrescere quei ricavi sempre meno accessori per le banche sul fronte dei marchi, delle fabbriche prodotto e delle partnership del gruppo.

A regime Unicredit prevede sinergie (ante imposte) da 1,2 miliardi di euro, di cui 300 milioni in termini di sinergie di ricavo e 900 milioni in termini di sinergie di costo. Ma i costi di integrazione sono valutati in 2 miliardi di euro. Il valore quindi è visto in chiave prospettiva, ma su una prospettiva non troppo distante, entro 12 mesi l’integrazione ed entro 24 mesi le sinergie a regime.

Unicredit ha calcolato di poter raggiungere con il Banco il 20% della quota di mercato nel Nord Italia in termini di filiali (dall’attuale 11% senza banco) e di poter raggiungere il 15% dei volumi intermediati in Italia e il 14% dei depositi alla clientela (dal 9% attuale in entrambe le voci). Sul fronte essenziale della infrastruttura tecnologica del nuovo gruppo aggregato è già previsto il ricorso ad Aion Bank e Vodeno che Unicredit ha rilevato a luglio.

L’offerta di Unicredit punta al delisting di Banco BPM. Sul fronte dei numeri vanno comunque richiamate le principali condizioni dell’offerta: il via libera delle Antitrust, il 66,67% del capitale del Banco BPM (condizione soglia) riducibile al 50% più un’azione, la mancanza di operazioni che comportino significative variazioni (ma le norme sulla passivity rule vincolano già in questo senso).  Almeno la metà del capitale del Banco BPM più un’azione dovrebbe insomma essere raggiunto per attuare l’offerta.

I numeri a tavolino della nuova entità sono imponenti con 200 miliardi di asset totali attesi, sul pro-forma nei 9 mesi del 2024 il gruppo avrebbe ricavi di 13 miliardi contro gli 8,6 miliardi di Unicredit solamente, il cost/income ratio dal 34% scenderebbe al 32,5% per il gruppo (da notare che oggi Banco BPM ha il 46,7%), l’utile netto adjusted balzerebbe da 3,5 a 5,2 miliardi di euro. I dati annuali 2024 prevederebbero 30 miliardi di ricavi, un 37% di cost/income l’utile netto ordinario sarebbe di 11 miliardi.

Unicredit, ma il mercato per ora chiede di più per Banco BPM

In tarda mattina, mentre ancora tarda e si fa attendere la reazione del Banco BPM, però i numeri di Borsa indicano che per gli azionisti del Banco ai corsi attuali, non è conveniente aderire all’offerta di Unicredit. In queste ore infatti l’azione di Unicredit è in calo del 3,35% a 36,765 euro; il valore dell’offerta per ogni azione di Banco BPM è quindi di 6,4338 euro circa, mentre il Banco BPM, che in queste ore cresce dell’1,54% e si porta a 6,746 euro, quindi l’adesione all’offerta, ai valori correnti, non sarebbe conveniente. Con un premio dello 0,5% appena, d’altronde è probabile che oscillazioni intorno al prezzo dell’offerta sono da mettere in conto, il che comunque evidenzia proprio che non è una proposta fiammeggiante.

Gli interrogativi d’altronde si moltiplicano e sono tutti significativi ovviamente.
Cosa farà a questo punto il Credit Agricole, maggior socio di Banco BPM, che ovviamente da una nuova fusione con Unicredit potrebbe non trarre i vantaggi industriali sperati dall’investimento in Piazza Meda? Il no comment appena trapelato, sicuramente copre riflessioni profonde.

Come sarà influenzata Commerzbank da queste manovre? Il deal eventuale sarà posticipato? Annullato? Orcel ha dichiarato che si tratta di dossier indipendenti e ha ribadito gli obiettivi già previsti, ma è naturale pensare che, se andasse male in Germania, ma bene in Italia, a questo punto salverebbe comunque la sua fama di uomo dell’M&A. Certo se andasse male su entrambi i fronti, sarebbe un altro discorso. Si tratta insomma di un lascia o raddoppia pericoloso. Ma proprio stamane il neo ministro delle Finanze tedesco (in attesa delle prossime elezioni) Joerg Kukies ha affermato di non attendersi che Unicredit vada avanti l'acquisizione di Commerzbank. La politica tedesca ribadisce insomma la propria contrarietà all'operazione.

C’è poi da vedere come gestirà il governo la partita, perché chiaramente l’operazione ha numeri tali da ridisegnare il panorama della finanza italiana. Anche in questo caso Orcel è andato per la sua strada, con un’offerta ai limiti della proposta ostile su un gruppo impegnato a sua volta su diversi dossier di sistema, come Anima ed MPS appunto.

Anche sul fronte dei pagamenti ci sarà poi da riflettere. Banco BPM ha appena perfezionato la partnership con Gruppo BCC Iccrea ed FSI su Numia, antagonista di Nexi di cui ora il Banco ha il 28,57% circa. Sarà una delle reti e partnership da rivedere?

E’ insomma gremito il panorama delle relazioni e dei progetti del Banco BPM che a questo punto potrebbero essere messi in forse dalla nuova mossa di Unicredit. E c’è anche il convitato di pietra di Unipol con le sue quote in Popolare di Sondrio e Bper. La compagnia è rimasta fuori dall’ultima privatizzazione di MPS che ha visto proprio Banco BPM come capofila al fianco di soggetti di peso della finanza italiana come il gruppo Caltagirone (3,5%) e Delfin (un altro 3,5% di Mps). Forse a questo punto anche per MPS (che cede l’1,42%) cambiano gli scenari. Né si può tacere di Intesa che dovrà valutare anch’essa le conseguenze dell’eventuale rafforzamento inatteso di Unicredit nel mercato italiano.