L'America di Trump comincia da Musk?

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Il miliardario sudafricano è stato tra i maggiori sostenitori, con campagne su X e persino una lotteria. Ecco gli affari in gioco con Tesla e SpaceX

L'America di Trump comincia da Musk?

Game, set e match”. Gioco, partita e incontro. Il commento tennistico di Elon Musk di stamattina, ovviamente sulla sua X, ha fatto il giro del mondo e confermato che Donald Trump aveva vinto le elezioni.
In queste ore la CNN attribuisce al neopresidente 276 grandi elettori, ben oltre la soglia richiesta dei 270, e sembra chiara anche la maggioranza al Senato (con 51 seggi su 100), mentre prosegue lo spoglio per la Camera, dove i repubblicani con 201 seggi contro i 177 dei democratici lottano per una maggioranza che realizzerebbe la red sweep, l’onda rossa repubblicana sui vertici politici USA.

Trump, Musk raccoglie fino a circa 120 milioni di dollari, anche con una lotteria

Trump ha già tenuto il discorso della vittoria e ringraziato a lungo quel “sorprendente ragazzo”, il 53enne Elon Musk che è riuscito a raccogliere circa 120 milioni di dollari per la sua campagna elettorale.

Un supporto che è cresciuto esponenzialmente dopo l’attentato di Butler e che è passato dalla mobilitazione di massa pro-Trump sulla piattaforma X, la ex Twitter, forse anche con l’aiuto di qualche algoritmo di troppo secondo il Wall Street Journal.

Il trasferimento di Musk nello stato in bilico della Pennsylvania e una lunga intervista allo stesso Trump ad agosto hanno fatto rumore, ma sicuramente è stata la lotteria l’iniziativa più chiaccherata.
Perché Musk ha anche organizzato una lotteria da un milione di dollari al giorno per i sostenitori pro-Trump registratisi negli Stati in bilico, tutto a vantaggio dell’America PAC, il suo comitato elettorale pro-Trump. Per partecipare bastava firmare la petizione di America PAC a favore della libertà di parola e di possedere armi.

Trump, la spending review di Musk che strizza l'occhio alle criptovalute


Elon Musk potrebbe essere il simbolo più evidente della nuova America del presidente Trump e per questo il suo rapporto con la campagna elettorale repubblicana e con il tycoon stanno facendo il giro dei giornali del mondo.

Non a caso in un lungo approfondimento la NBC News si chiede se non sia Musk il maggior vincitore del secondo mandato di Trump. D’altronde lo stesso Elon Musk si è candidato per un nuovo ministero dell’efficienza amministrativa pubblica che si chiamerebbe Department of Government Efficiency, in sigla DOGE, la criptovaluta che lo stesso Musk sponsorizza da sempre e che in queste ore guadagna il 19%.

A New York pochi giorni fa il miliardario ha detto di avere in mente una spending review della spesa federale USA da “2 trilioni di dollari” di tagli possibili, due mila miliardi su una spesa lo scorso anno di oltre 6,5 miliardi di dollari, impossibile da fare senza toccare spesa militare e Social Security e forse neanche così, visto che la “spesa discrezionale del governo” l’anno scorso è stata di 1,6 trilioni di dollari. E anche così bisognerebbe tagliare di tutto, dalle borse di studio universitarie, alla sanità, alla scuola, alle spese militari e così via.

Ma il Committee for a Responsible Federal Budget ha stimato un impatto medio sul debito USA al 2035 di 3,95 trilioni di dollari dalle proposte di Kamala Harris e uno medio di 7,75 trilioni da quelle di Trump; quindi segnali di contenimento della spesa erano positivi per la campagna.

Trump, una linea con la Casa Bianca per Tesla e SpaceX

Ma per Elon Musk, uomo da 264,7 miliardi di dollari secondo la classifica di Fortune, gli interessi veri sono altrove, nella sua Tesla e nella sua Space X per cominciare. Ovviamente i tagli alla tassazione delle imprese incoraggerebbero anche quelle di Musk. Nel menù di Trump ci sarebbe tra l’altro la proroga del TCJA (Tax Cuts and Jobs Act, i tagli delle tasse di Trump del 2018) e la riduzione della tassazione delle imprese domestiche al 15%

Tesla guadagna in queste ore in pre-market quasi il 15%, ma per la nuova amministrazione Trump sarà un problema geopolitico perché uno dei cardini elettorali del nuovo presidente è la chiusura commerciale con dazi di base al 10% su ogni importazione e dal 60 al 100% sulle importazioni dalla Cina.
Ma la Tesla ha una base produttiva e commerciale fondamentale nella Repubblica Popolare. La capacità produttiva di Model 3 e Model Y della casa a Shanghai supera le 950 mila unità, più di quella di California e Texas messi assieme (per le auto).
La Cina da sola copre più del 60% del mercato globale di auto.

Ma i dazi serviranno a Trump per finanziare i suoi tagli delle tasse e quindi bisognerà trovare un equilibrio. D’altronde Trump ha definito in passato la crisi climatica “una bufala”, è a favore del petrolio e di nuove perforazioni nell’Artico, ha già tolto numerosi vincoli ambientali durante il suo primo mandato. Per la Tesla delle auto elettriche di Musk è un interlocutore importantissimo.

C’è anche il caso Space X, una società da 210 miliardi di dollari che vanta un primato molto simile al monopolio nel lancio di piccoli satelliti per le telecomunicazioni (come noto ha anche bussato in Italia). Secondo il sito specializzato BryceTech soltanto nel primo trimestre del 2024 ha lanciato in orbita circa 429 tonnellate di materiale spaziale (il secondo al mondo è la cinese CASC con meno di 30) e detiene un primato assoluto in termini di lanci.

Già oggi il Wall Street Journal lo definisce un monopolio di fatto, ma con una linea diretta con la Casa Bianca potrebbe diventare tutta un’altra storia, potrebbe potenziarsi nell’aerospazio in cui si registra la crisi profondissima di Boeing, potrebbe incoraggiare affari specifici in Ucraina e altrove.
Considerando che Musk sarebbe in frequente contatto con Vladimir Putin (sempre secondo il WSJ) e che descrive Taiwan come parte integrale della Repubblica Popolare cinese, i rischi geopolitici potrebbero essere importanti.

Ma questo probabilmente fa parte della nuova America di Trump.

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