Trump annuncia nuovi dazi su Messico e Canada
pubblicato:Il presidente eletto minaccia nuove tariffe, se non ci saranno interventi su immigrazione e droga. I mercati vendono il settore automotive, soprattutto Stellantis. In discussione gli accordi di libero scambio del Nord America
Si comincia. Il presidente eletto Donald Trump non si è neanche insediato e già agita i mercati e le cronache. Oggi Stellantis perde il 4,7% a Piazza Affari e si riporta a 12,21 euro dopo un affondo a 12,04. L’Euro Stoxx Automotive perde il 2% mentre Volkswagen arretra del 2,11% e Daimler del 3,89% Gli impatti si sono visti anche sui listini asiatici.
Dazi USA, l'annuncio di Trump
In un threat su Truth, il social network creato dalla Trump Media & Technology Group (TMTG), Trump ha annunciato:
“Il 20 gennaio, tra i miei primi ordini esecutivi, firmerò tutti i documenti necessari a caricare dazi del 25% su Messico e Canada per tutti i prodotti che vengono negli Stati Uniti dai loro ridicoli confini aperti”.
Il presidente in pectore degli Stati Uniti ha inoltre annunciato dazi del 10% sulla Cina.
I primi dazi della nuova amministrazione si rivolgono però ai confini a Nord e Sud degli Stati Uniti e mettono nel mirino il traffico di droga, e in particolare di Fentanyl, e l’immigrazione illegale.
Ma i mercati vedono soprattutto i possibili impatti sulle imprese. Quelle del settore automotive in molti casi hanno filiere di fornitura integrate a cavallo dei due confini, con produzioni e approvvigionamenti in Messico e Canada.
Dazi USA, l'impatto maggiore su Stellantis
Stellantis, secondo Intermonte, potrebbe essere la più colpita dai nuovi dazi: nel 2023 ha importato 358 mila veicoli dal Messico, nello stesso anno FCA US LLC vendeva poco più di 1,5 milioni di veicoli. Significa che circa un quarto delle vetture vendute dalla casa negli Stati Uniti proviene dal Messico.
Secondo gli analisti ogni punto percentuale di aumento dei dazi potrebbe avere un impatto di 160 milioni di euro sull’utile ante imposte atteso nel 2025.
Già nei giorni scorsi Bloomberg aveva ipotizzato una revisione dei piani di espansione della produzione di Stellantis in Messico dove il gruppo sta potenziando l’impianto di Santillo per produrre alcuni RAM 1500 (dei bestseller della casa) e produce anche alcuni truck e veicoli commerciali.
Gli investimenti messicani di Tavares non erano piaciuti in America, dove invece sono in vista 1.100 licenziamenti in Michigan, e Chris Feuell, manager a capo del brand RAM, aveva ammesso che tra gli scenari c’era una revisione dell’impronta produttiva e delle reti di approvvigionamento.
Dazi Usa, impatti a più livelli sull'automotive
La revisione della produzione potrebbe anche essere qualitativa, se si concretizzassero i rumors sulla rimozione del credito fiscale da 7,500 euro per gli acquirenti Usa di auto elettriche. Ma le restrizioni su hardware e software cinesi potrebbero anche erodere dall’interno le filiere transazionali le case automobilistiche hanno costruito in decenni. Per rimanere in Messico la cronaca finanziaria prevede degli impatti anche per le giapponesi Honda e Toyota e per la coreana Samsung.
Ma i nuovi dazi potrebbero essere un problema per tutti, anche per le altre case automobilistiche USA e per gli stessi acquirenti americani, che potrebbero vedere un forte rialzo dei prezzi a causa del reshoring delle produzioni.
Prima delle elezioni Mary Barra, CEO di GM, aveva confermato il lavoro sulla riduzione dei costi e, in merito eventuali interventi sulla produzione e le supply chain aveva argomentato: “Se guardi il numero di posti creati negli Stati Uniti, anche con alcuni veicoli che vengono prodotti all’estero, molti di questi derivano dai nostri partner che operano in una prospettiva di partnership. Penso che sia una situazione molto complessa”.
Il Detroit Free Press (il maggiore quotidiano della città) riporta che la Buick Envision di GM venduta negli Stati Uniti è assemblata in Cina e che in Messico la casa costruisce le Chevrolet Blazer, Equinox, Silverado, GMC Sierra e GMC Terrain, anche le Equinox e Blazer elettriche.
In Messico ha degli impianti di produzione anche la Ford.
Gli analisti di Baird stimano che nuovi dazi del 25% da Messico e Canada potrebbero ridurre negli Stati Uniti di 1,1 milioni di unità le vendite di auto negli Stati Uniti. Un numero enorme. Secondo Wards Intellligence circa il 16% dei veicoli che quest’anno saranno venduti negli Stati Uniti sarà costruito in Messico, circa 2,5 milioni di veicoli. Un altro 7% viene da Canada.
Ma va anche detto che secondo Bank of America GM e Ford potrebbero essere, tra le case automobilistiche, le maggiori beneficiarie della nuova amministrazione Trump. Tuttavia non sembrano affatto tranquille.
In premarket GM cede il 3,29% e Ford segna un ribasso del 2,37%
Dazi USA, nel mirino l'accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada
Ma lo scenario è ancora più ampio e secondo la maggior parte degli osservatori nel mirino c’è tutto l’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada, l’USMCA (U.S.-Mexico-Canada Agreement) che entrò in vigore nel 2020 al posto dello storico Nafta e che Trump ha definito “il peggiore accordo commerciale mai fatto”.
Difficile dire se si tratti solo di posizioni dure di Trump per ottenere nuovi vantaggi commerciali con i due Paesi o dei primi passi verso una decostruzione del commercio internazionale.
Di certo le ultime dichiarazioni del presidente eletto suggeriscono una riapertura dei patti, verosimilmente per un’inclusione negli accordi dei temi dell’immigrazione, della sicurezza e del traffico di droga. Se si vuole prendere il threat di Trump come un annuncio programmatico.
Il Wall Street Journal prova a tracciare un primo scenario, anche perché qualcosa del genere si è già visto durante il primo mandato di Trump. Se le tariffe sulle importazioni saranno attuate, il Messico e il Canada potrebbero applicare dei dazi su acciaio e alluminio. Sono i maggiori fornitori degli Stati Uniti, che comprano anche quasi tutto il petrolio del Canada. Ci potrebbero essere dei "second round effect" per gli automobilisti statunitensi.
Ma nel mirino potrebbero finire anche molti altri prodotti compresi mele, Bourbon, carne di maiale e formaggi.
Impegni più stringenti del Messico su immigrazione e traffico della droga potrebbero forse sventare il peggio, ossia una sequenza di forti rincari proprio per i consumatori statunitensi.