Superbonus 110, fondi esauriti: chi rischia di doverlo restituire?
pubblicato:Superbonus 110%, i fondi per finanziare i lavori di ristrutturazione e riqualificazione edilizia sono finiti: cosa cambia adesso? Qualcuno rischia di dover restituire il beneficio e il pericolo è quello di dover bloccare i lavori. Ultime notizie sul Superbonus 110%.
I fondi di finanziamento del Superbonus 110% sono finiti: le casse dello Stato sono vuote e, anzi, sono stati prenotati addirittura più soldi di quelli disponibili. Cosa cambia adesso?
Dopo la soddisfazione per la proroga del Superbonus 110 per le villette unifamiliari approvata dal Governo – con slittamento del termine intermedio di avanzamento dei lavori dal 30 giugno al 30 settembre 2022 – si torna a parlare dell’agevolazione edilizia. Purtroppo non ci sono buone notizie.
Con i fondi del Superbonus 110 esauriti, le strade percorribili sono poche: qualcuno potrebbe dover restituire il beneficio. Ecco cosa cambia e quali sono le ultime notizie sul bonus 110%.
Superbonus 110%: finiti i fondi a disposizione. Ecco le cifre!
A lanciare l’allarme sull’esaurimento dei fondi disponibili per finanziare il Superbonus 110% è stata Enea: le risorse stanziate per effettuare le ristrutturazioni edilizie e i lavori di efficientamento energetico ottenendo le detrazioni fiscali, gli sconti in fattura o le cessioni del credito sono esaurite.
Non solo: si stima che siano stati prenotati ben più dei fondi stanziati dal Governo. Ciò significa che qualcuno potrebbe dover restituire il Superbonus 110%, oltre al rischio di dover bloccare i lavori in corso.
Enea ha calcolato un margine di spesa per la prenotazione dell’incentivo pari a 33,7 miliardi di euro – stando ai dati relativi al 31 maggio 2022 –, mentre il limite delle risorse stanziate per il bonus 110% era pari a 33,3 miliardi di euro per tutto l’arco temporale di durata della detrazione (ovvero fino al 2036, dato che le detrazioni vengono spalmate in 10 anni).
Chiaramente la cifra stimata da Enea per le prenotazioni dei fondi è pari al 10% in più rispetto alle spese relative ai lavori effettuati (pari a 172.450 interventi edilizi approvati), in quanto la detrazione del Superbonus è prevista fino al 110%, dunque oltre i costi sostenuti dai beneficiari.
Superbonus 110%, finiti i fondi: cosa succede adesso?
In molti si staranno chiedendo, a questo punto, che cosa succede ora che i fondi del Superbonus 110% sono finiti?
Considerando che solo per le villette unifamiliari c’è tempo fino al 30 settembre per il raggiungimento del SAL, e fino al 31 dicembre per il completamento dei lavori; oltre ai termini fissati per i condomini (al 31 dicembre 2023), gli edifici IACP, e per i territori colpiti dal sisma (2025); cosa cambia adesso?
Le strade percorribili sono due: occorre un nuovo finanziamento per la misura, con nuovi fondi da mettere sul piatto per i prossimi anni; in alternativa, vista la bocciatura del bonus 110% da parte di Draghi, si prospetta la fine anticipata della detrazione per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico.
L’ipotesi più plausibile è quella di attuazione di un nuovo finanziamento, come già avvenuto nella primavera del 2020: le risorse si potrebbero reperire tramite uno scostamento di bilancio (improbabile secondo il Ministro dell’economia), con tagli alla spesa pubblica, oppure tramite un aumento delle tasse. Le nuove risorse potrebbero confluire direttamente nella legge Finanziaria.
Considerando anche i costi relativi all’Ecobonus (la proroga al 2024 è costata 6 miliardi di euro) e a tutti gli altri bonus edilizi, comunque, non si prospettano ulteriori proroghe per il Superbonus 110%.
Superbonus 110%: chi rischia di doverlo restituire?
Il Superbonus 110% non dovrebbe terminate prima dei termini fissati dal Governo, ma qualcuno potrebbe dover restituire i crediti ottenuti.
Con l’esaurimento dei fondi a disposizione, infatti, moltissimi istituti di credito e banche stanno contattando per posta o tramite telefono i contribuenti per segnalare la fine delle cessioni del credito.
Anche coloro che hanno già firmato i contratti e si sono accordati con le imprese edili potrebbero non vedere mai l’inizio dei lavori. In questo caso non accade nulla, in quanto l’investimento non è ancora stato fatto.
Diverso è il caso in cui i cantieri sono ancora in corso senza aver ottenuto l’ok delle banche: per questi contribuenti si potrebbe prospettare il pericolo di blocco dei lavori.
Allo stato attuale, sono almeno 30 mila le imprese che rischiano di fallire, mentre oltre 150 mila operai rischiano di perdere il posto di lavoro.