SolidWorld Group, ora tocca al solare e al biomedicale
pubblicato:In occasione del Next Gems 2024, il fondatore Roberto Rizzo ci racconta questa nuova fase della società delle tecnologie in 3D
Con 14 sedi operative in Italia, 4 poli tecnologici e una sede a Dubai, SolidWorld è uno dei gruppi tecnologici più seguiti dell’Euro Growth Milan. Serve circa 10 mila i clienti, industrie di tutti i settori, e ha un modello di business estremamente innovativo basato sul nuovo concetto di industria additiva, nato con le tecnologie in 3D. Le applicazioni già consolidate nelle fasi di prototipizzazione industriale, puntano adesso al mondo delle biotecnologie, con la possibilità di stampare tessuti umani, e al mondo delle rinnovabili, con la produzione di pannelli fotovoltaici dall’efficienza superiore anche del 30% rispetto alla concorrenza sul mercato dei prodotti cinesi.
In occasione del Next Gems 2024, ci facciamo raccontare la sua storia dal fondatore, presidente e amministratore delegato Roberto Rizzo.
“Ho fondato SolidWorld Group, la mia seconda società, poco più di vent’anni fa. Sono un ingegnere aerospaziale e già allora mi occupavo di progettazione industriale in tre dimensioni di prodotti dello sport system, di occhiali e di componenti per auto. Dopo una quindicina d’anni ho venduto la mia prima società a una società americana di stampanti in 3D quotata sul Nasdaq e ho creato SolidWorld, che era più generalista, ma basata su tecnologie innovative nell’ambito dei sistemi CAD che consentono la progettazione al computer di oggetti tridimensionali.
Si tratta di sistemi oggi presenti in tutte le società della manifattura e infatti i nostri software sono presenti in circa 10 mila aziende, con un nocciolo duro di clientela nelle imprese con 300-400 dipendenti, che hanno reparti di ingegneria capaci di valorizzare le nostre soluzioni. Questo avviene sia nella prima fase di progettazione, che in quella della produzione vera e propria con l’invio dei dati all’officina che realizza i prodotti.
Abbiamo la fortuna di lavorare con tante eccellenze italiane che valorizzano la fase di design, dal punto di vista delle prestazioni, della funzionalità e dell’estetica e adesso stiamo anche puntando sulla sostenibilità aiutando i nostri clienti a progettare in un’ottica di ciclo di vita del prodotto, quindi con tutte le accortezze necessarie a permettere a fine a vita un corretto smaltimento, riciclo o riuso delle componenti”.
Cosa vuol dire manifattura additiva?
“E’ la nuova frontiera della produzione e un aspetto fondamentale del nostro modello di business. La manifattura tradizionale è sottrattiva: tramite frese e altre macchine sottrae qualcosa dal materiale di produzione, con l’inevitabile produzione di scarti. Con le tecnologie additive di stampa in 3D noi produciamo esattamente quello che ci serve, con l’energia e le funzionalità strettamente necessarie, raggiungendo a volte risultati straordinari, come quando si realizza la componente di una supercar o di una barca a vela da gara. In ogni caso questo approccio fa la differenza in fase di realizzazione di prototipi e concept, che poi dirigeranno la produzione di massa. Una manifattura in 3D su scala maggiore può essere utile anche per una produzione limitata ma molto specifica, per lotti fino a 100 unità orientativamente”.
Più del 70% del vostro fatturato viene dalla vendita di software alle industrie. Come sta andando con Industria 5.0?
“Il software per le industrie è il nostro core business. Forniamo supporto tecnologico alla manifattura nella progettazione e nelle fasi della produzione. I nostri software servono i settori più diversi, dalla produzione di macchinari a quella di blister, dalla carta agli occhiali, alle piastrelle. Nel secondo Paese manifatturiero d’Europa abbiamo la fortuna di collaborare con tante eccellenze della meccatronica. L’industria è diventata sempre più digitale, la tecnologia pervade sempre più in profondità i processi a tutti i livelli della catena di valore. Noi aiutiamo a sviluppare queste potenzialità.
Industria 5.0, sulla scorta del grande successo innovativo degli incentivi di Industria 4.0, è stata una buona idea, basata sulla necessità di rendere più qualificato e attraente il lavoro nell’impresa. L’operaio si sta trasformando in operatore specializzato e anche alla fabbrica si chiede, con Industria 5.0, un salto verso l’efficienza energetica e la sostenibilità, ma ci sono stati dei problemi comunicativi. Gli annunci sono stati fatti a febbraio, ma i decreti attuativi di Industria 5.0 sono arrivati solo a luglio e i moduli per la richiesta delle detrazioni si sono rivelati troppo complicati, per esempio prevedono 16 passaggi e la necessità di un’asseverazione esterna di un perito che deve garantire i risultati dei 5 anni successivi. C’è stato un problema comunicativo, l’annuncio senza i decreti attuativi in vista ha infatti in pratica bloccato gli imprenditori che aspettavano la materializzazione degli incentivi prima di investire”.
Voi avete comunque registrato un ottimo semestre, con un balzo del valore della produzione del 13,9% a 40,1 milioni di euro e un ebitda in volo a 6,3 mln (+126,9%), nonostante il calo dei ricavi del 6,7% a 30,9 milioni. L’utile consolidato da 2,2 milioni è più che triplicato (+246,6%). Da questi dati immagino che stiate ancora scontando questi ritardi normativi, ma abbiate segnali di forte domanda dal mercato. È così? È una crescita sostenibile anche in futuro?
“Sì, registriamo tassi di crescita importanti e siamo convinti che li registreremo anche in futuro, ma soprattutto stiamo entrando in una nuova fase”.
Quale?
“Ci siamo quotati in Borsa per sviluppare gli altri due pilastri del nostro business e affiancare all’industria le biotecnologie e il fotovoltaico. Oggi stiamo passando dal software al prodotto che è destinato ed essere esportato in tutto il mondo. Abbiamo già delle stampanti in 3D di tessuti – si chiamano Electrospider – che ci vengono richieste da grandi centri clinici e abbiamo una tecnologia brevettata che consente di realizzare linee di produzione di macchinari per la fabbricazione di pannelli fotovoltaici con un’efficienza del 26-28% contro la media del 20-21% dei pannelli cinesi, significa circa il 30% in più.
Il nostro backlog a fine settembre mostra ordini per 10,4 milioni di euro: circa 4 milioni provengono dall’industria, altri 4,9 milioni dal solare e 1,5 milioni dal biomedicale. Significa che gli altri due pilastri del nostro business si stanno consolidando. Sarà una sfida anche produttiva, ma puntiamo a un equilibrio dei tre pilastri nella composizione del fatturato”.
In quest’ottica come avete gestito il rapporto con i mercati finanziari? Nella primavera del 2023 il titolo di SolidWorld era decollato fino a multipli spropositati e da allora ha ripiegato del 60% circa. Sicuramente però anche oggi non mancate di attenzioni, cosa direste alle altre società che mancano di liquidità sull’EGM?
“Come accennavo, ci siamo quotati proprio con l’obiettivo di raccogliere le risorse per supportare gli altri due pilastri del nostro business. Fra IPO, warrant, aumenti di capitali e ABB abbiamo raccolto circa 10 milioni di euro, che sono stati essenziali per il nostro sviluppo. Le nostre azioni quotano ancora un 50% sopra i valori del collocamento, quindi gli investitori della prima ora possono senz’altro dirsi soddisfatti. Sicuramente il tema della liquidità è importante per tutti, perché consente anche ai grandi investitori di operare su PMI innovative e perché permette anche a chi voglia liquidare i propri investimenti di farlo in base alle proprie esigenze. Leggo che sono allo studio misure per sostenere l’EGM e la sua liquidità, bisognerà vedere quanti capitali realmente sosterranno questo listino.
Abbiamo comunque sperimentato nel rapporto con i mercati finanziari l’importanza della trasparenza su azioni e obiettivi, sulle strategie e sull’execution dei piani. Il rigore su questi fronti viene riconosciuto dal mercato.
SolidWorld ritiene in ogni caso sostenibile la crescita in corso e si affaccia con ottimismo alle nuove opportunità che stanno maturando dai business del solare e del biotecnologico”.