Smart working, cosa cambia ad agosto e settembre?
pubblicato:Lo smart working cambia a partire dal 1° agosto e anche da settembre: dagli accordi alle deroghe, ecco tutte le novità in arrivo per i lavoratori e chi potrà continuare a svolgere le proprie attività da remoto.
Lo smart working continua, ma non per tutti: a partire dal 1° agosto 2022, infatti, i lavoratori non potranno più svolgere le proprie attività da casa al 100%, mentre da settembre non si potrà più svolgere lo smart working in versione semplificata.
Chiamato anche lavoro ibrido, lo smart working è una nuova organizzazione e pianificazione del lavoro che prevede lo "spostamento" dell’ufficio direttamente a casa propria. Adottato nel periodo di pandemia per non fermare la produzione delle aziende, ancora oggi è largamente diffuso in tutto il Paese.
Quali sono le novità in arrivo sullo smart working dal 1° agosto e da settembre? Ecco come cambia il lavoro agile e chi dovrà tornare in ufficio.
Smart working: cosa cambia dal 1° agosto? Le novità
Fino al 31 luglio 2022 i lavoratori potranno svolgere le proprie attività anche da casa propria, ma a partire dal 1° agosto non sarà possibile occuparsi del proprio lavoro da casa al 100% a prescindere dagli accordi individuali.
È tempo di tornare in ufficio per alcune categorie di lavoratori: tra questi coloro che svolgono il proprio lavoro interamente da casa, i genitori con figli fino a 14 anni a carico, i dipendenti del settore privato.
Dal mese di agosto, quindi, tutti questi lavoratori dovranno trovare un accordo con l’azienda per poter svolgere la propria attività integrata, da casa e in ufficio.
Se dovesse essere confermata una nuova proroga, gli unici a poter rimanere a svolgere lo smart working al 100% sarebbero i lavoratori fragili, gli immunodepressi, i malati oncologici o coloro che sono sottoposti a terapie specifiche e che quindi corrono un maggior rischio di contagio nel contatto con i colleghi.
Smart working: cosa cambia a settembre?
Un’altra data importantissima per lo smart working è il 1° settembre, data a partire dalla quale occorre trovare un accordo individuale con l’azienda (anche senza sancirli in modo formale) per proseguire il lavoro da remoto.
Nel suddetto accordo andrà inserita la durata contrattuale (a tempo determinato o indeterminato), i luoghi di svolgimento della propria attività (in azienda, in ufficio o da casa), le modalità di esecuzione delle prestazioni lavorative ai fini di erogazione di eventuali sanzioni disciplinari, gli strumenti di lavoro, l’orario di lavoro e il riposo settimanale, le modalità di controllo, l’eventuale formazione aziendale, e le modalità di esercizio del diritto sindacale.
Ciascun singolo accordo dovrà tenere conto anche del Protocollo nazionale per lo svolgimento dello smart working. Addio, quindi, alla versione semplificata del lavoro agile.
Smart working: i numeri in Italia
Il lavoro agile si considera ancora una delle forme di organizzazione e pianificazione del lavoro tra le maggiormente diffuse tra le aziende italiane: basti pensare che spesso i datori di lavoro hanno difficoltà a mantenere gli accordi di lavoro qualora volessero eliminare completamento lo smart working.
Associazione italiana ha condotto un’indagine per rilevare quanto incide lo smart working sulle abitudini dei lavoratori: il 58% delle aziende si vede in difficoltà nell’assumere o mantenere lavoratori senza prevedere un minimo di attività in smart working.
Infatti, l’88% delle aziende ha confermato di voler continuare ad affiancare lo smart working alla presenza in ufficio.