Prysmian alza la guidance, ma il titolo cade

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Il colosso dei cavi chiude il semestre con un bel taglio del debito e migliora le stime. Ma il titolo dopo i recenti massimi (seguiti a diverse promozioni dei broker) resta nervoso e ripiega. Ecco due calcoli per capire come va

Prysmian alza la guidance, ma il titolo cade

Prevalgono le vendite alla fine su Prysmian in questa seduta nervosa di Piazza Affari: un -3,87% che riporta i corsi a 61,08 euro, tra volumi limitati, nel giorno della presentazione dei dati del primo semestre 2024.

Troppe volte nei giorni scorsi dati ottimi sono stati accolti a Milano con prese di beneficio, per cui quel legame naturale tra dati semestrali, attese e performance da un lato e prezzi e trend dall’altro, va preso ovviamente anche questa volta con beneficio d’inventario.

Prysmian, le banche d'affari hanno alzato le aspettative

D’altronde il titolo di Prysmian ha mostrato un certo nervosismo anche nei giorni scorsi. Basti pensare all’allungo effimero dei corsi a 64,66 euro il 24 luglio (nuovo massimo storico) e al gap down del giorno dopo, al recupero successivo e al gap down di oggi.

A dirigere i corsi del colosso globale dei cavi hanno contribuito anche importanti promozioni di diverse banche d’affari nelle scorse settimane. Con il titolo in fase di consolidamento dopo il superamento robusto delle resistenze di area 61 euro a inizio luglio, gli analisti hanno proiettato i prezzi obiettivo ben oltre le valutazioni attuali.

Il 18 luglio Berenberg ha alzato il target price a 75 euro (buy). Nei giorni precedenti Intesa aveva alzato il prezzo obiettivo a 70 euro, Goldman Sachs aveva riavviato la copertura con un buy, Morgan Stanley aveva puntato i prezzi target a 69 euro e Kepler Cheuvreux a 72 euro (buy).

Decisioni non semplici visto che i prezzi di Prysmian, su quei 61 euro appena superati, incorporavano un rally di quasi l’84% sui minimi di fine ottobre. Eppur tiene avrebbe pensato forse Galileo guardando i prezzi consolidare i livelli raggiunti fra qualche oscillazione dettata anche dalla sfiorata area di ipercomprato nell’RSI a 14 sedute.

I minimi di oggi a 60,74 euro sono insomma sull’orlo di possibili prese di beneficio che nel medio periodo sarebbero più che giustificate, con il supporto per giunta di quel gap up tra 58,66 e 59,16 euro che è rimasto sul grafico dal 9 luglio scorso.

Prysmian, i numeri di bilancio e il consensus

Ma non sono solo i numeri delle candele che contano, anzi. L’analisi fondamentale che spesso dirige i report dei broker e altrettanto spesso le analisi degli investitori reclama le sue ragioni.

La prima cosa che ci si chiede oggi sovente davanti ai dati periodici di una quotata è: hanno battuto il consensus? Una domanda che la dice lunga sullo strapotere dei professionisti di settore la cui opinione scavalca domande che forse meriterebbero priorità: è andata bene la società? Ha prospettive solide?

Partiamo quindi dal consensus, ossia dalla media delle previsioni degli analisti, consapevoli adesso delle recenti importanti promozioni. Questa media, pubblicata lodevolmente dalla stessa società, mette insieme le opinioni di 16 analisti.

Ricavi: nel primo semestre Prysmian ha registrato ricavi da 7,819 miliardi di euro. Il consensus era per 7,73 miliardi, quindi il dato ha battuto le attese. Ma come è andata su base tendenziale? I ricavi di Prysmian perdono il 3% sul dato dello stesso periodo dell’anno scorso, che aveva superato gli 8 miliardi. Questo è anche l’ultimo bilancio su queste cifre per così dire ridotte, perché la maxi acquisizione dell’americana Encore Wire è stata consolidata nel bilancio di Prysmian a partire dal primo luglio, dunque è fuori da questa foto, ma incombe.

Ebitda adjusted: nel semestre Prysmian ha registrato un margine operativo lordo al netto delle poste straordinarie di 869 milioni di euro, in rialzo sugli 864 milioni del consensus, ma in calo dell’1% sul dato di un anno fa.

Indebitamento finanziario netto: al 30 giugno il debito netto di Prysmian è di 1.321 milioni di euro, sotto gli 1,421 miliardi del consensus e nettamente sotto la PFN di un anno fa pari a oltre 2 miliardi (-36%).

Prysmian, la questione del free cash flow e il rialzo delle stime

Un consolidamento patrimoniale di rango che merita senz’altro una certa lode e si nutre del balzo del free cash flow LTM.

Di cosa si tratta? Si tratta del free cash flow al netto delle acquisizioni, delle cessioni e dell’impatto dell’antitrust. Calcolato inoltre sugli ultimi 12 mesi.

Questo flusso di cassa “ordinario” quindi è balzato del 57% a 889 milioni di euro. L’impatto concreto di queste voci straordinarie sui conti di Prysmian è tale che se le si includono nel computo il free cash flow risulta negativo per 165 milioni di euro nel primo semestre.

Qui bisogna però spiegare che i flussi di cassa di Prysmian risentono di una evidente stagionalità. Un calcolo rapido spiega che i flussi ordinari della prima metà del 2023 erano negativi per 330 milioni, quindi il -165 mln della prima metà del 2024 è un grande miglioramento.

Inoltre i 724 milioni di flussi LTM per l’intero 2023 dovrebbero ora balzare, secondo la guidance aggiornata dal gruppo, nell’intervallo tra 840 e 920 milioni di euro, che significherebbe, nel middle point a 880 milioni di euro, un balzo del 21%

La cassa è importante, il cash flow dalle attività operative è passato in positivo dai -134 milioni della prima metà del 2023 a un +69 milioni di euro che si giova anche della compressione della variazione del capitale circolante netto.

I numeri del conto economico però, come visto, non sono brillanti. Il confronto con l’anno scorso vede un calo dell’1% soltanto dell’ebitda adjusted e la flessione sale a oltre il 3% per l’ebitda reported che tiene conto di aggiustamenti in crescita da 50 a 68 milioni di euro.

D’altronde più a valle del rendiconto finanziario quel cash flow operativo positivo per 69 milioni permette di assorbire molto più agevolmente l’aumento dei capex netti operativi da 164 a 209 milioni.

A giudicare quel taglio del 36% del debito finanziario netto a 1,321 miliardi di euro viene da pensare che gli effetti della cassa siano stati immediati, ma nel conteggio ci sono anche 293 milioni di bond convertibile (per l'esattezza l'impatto positivo della conversione è di 253 milioni): l’emissione originale è del 2021 per 750 milioni di euro e la conversione parziale ha messo quindi in cassa quasi 300 milioni.

La scadenza originale è al 2026. Vista l’importanza di questa conversione nella sforbiciata del debito che è una delle notizie più belle di questa semestrale, abbiamo cercato qualche dettaglio in più.

La “soft call” è stata decisa dal cda di Prysmian a inizio giugno e la delibera ha in pratica avviato l’esercizio dell’opzione di rimborso anticipato di tutto l’ammontare del debito convertibile. E’ stato imposto in realtà un tetto massimo di 8 milioni di azioni della società per un controvalore massimo di 375 milioni di euro.

Per l’esattezza il 14 giugno sono state convertite obbligazioni per un ammontare di 7,9 milioni in 196.344 azioni e il 28 giugno altre azioni per 291.700.000 euro in 7.249.803 azioni. In altre parole i fortunati possessori delle obbligazioni (ma erano con un taglio minimo di 100 mila euro per istituzionali) hanno ricevuto le azioni di Prysmian a circa 40,23 euro per azione contro quotazioni decisamente più vicine ai 60 euro.

Un bel rendimento senza dubbio, ma anche un premio alla fiducia. Una fiducia corroborata dall'annuncio di un buyback da 375 milioni di euro lo stesso 7 giugno in occasione dell'annuncio della softcall.

Prysmian, due calcoli (e due multipli)

D’altronde 8 milioni di azioni di Prysmian sono circa il 3% del capitale e come visto il titolo è capace di guadagnare con le sue forze molto di più. D’altronde con i dati di oggi il gruppo ha alzato la guidance sull’ebitda adjusted di ben 300 milioni di euro a un middle point di 1,925 miliardi per l’intero esercizio 2024. Anche il free cash flow balza da 725 a 880 milioni di euro.

Il grafico per ora vira al realizzo più che all’investimento al passo indietro piuttosto che a un nuovo assalto dei citati massimi recenti. A 32 volte di P/E ordinario degli ultimi 12 mesi e a 21,8 volte gli utili attesi (stime Reuters), il titolo del gigante guidato da Massimo Battaini non è troppo economico.

Anche i multipli EV/EBITDA sul middle point della guidance con i prezzi attuali vanno verso quota 9,7 contro i 6,3x-8,2x pagati per Encore Wire.

Decidere se quello sia stato un affare o se al contrario sia Prysmian che sia oggi sottovalutata spetterà all’investitore. Sicuramente nei prossimi mesi altri numeri forniranno ulteriori elementi per giudicare il nuovo consolidato del gruppo dopo il deal che solo da luglio incorpora nel bilancio l’operazione da 3,9 miliardi di euro.

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