Dazi, l'altolà di Fitch e Powell

di Simone Ferradini pubblicato:
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L'agenzia taglia le stime sulla crescita globale, la Fed teme le conseguenze delle tariffe su inflazione e occupazione

Dazi, l'altolà di Fitch e Powell

La giornata di ieri ha segnato un passaggio importante nell'attuale fase di ridefinizione delle politiche commerciali internazionali. L'agenzia di rating Fitch ha infatti rivisto al ribasso le stime sulla crescita dell'economia, "in risposta alla severa escalation della guerra commerciale globale", si legge nel comunicato. Gli incrementi dei dazi annunciati da Trump sono stati molto più consistenti del previsto: la percentuale media effettiva delle tariffe statunitensi è salita al 23% contro il 18% atteso da Fitch, il livello più alto dal 1909.

Fitch taglia le stime di crescita

Di conseguenza gli economisti dell'agenzia stimano ora che la crescita economica mondiale nel 2025 scenda ben al di sotto del 2%, segnando il peggior risultato dal 2009 (pandemia esclusa). Il PIL della Cina salirà di meno del 4% (-0,5% rispetto alla stima di marzo), quello dell'eurozona resterà sotto il +1%. La crescita USA farà segnare +1,2%, lo 0,5% meno di quanto previsto il mese scorso. Durante l'anno la congiuntura a stelle e strisce rallenterà progressivamente fino al +0,4% anno su anno atteso per il quarto trimestre.

La preoccupazione della Fed

Le prospettive per gli Stati Uniti preoccupano anche Jerome Powell. Intervenendo all'Economic Club di Chicago, il presidente della Federal Reserve ha affermato che la situazione si sta evolvendo in una direzione potenzialmente complicata. In particolare, l'aggressiva politica dei dazi di Trump rischia di far salire l'inflazione e rallentare la crescita, mettendo sotto pressione il mercato del lavoro. In altre parole esiste la possibilità che le politica attuate - o prospettate - dalla Casa Bianca allontanino la Fed dagli obiettivi prefissati.

Powell ha aggiunto che al momento la banca centrale americana sta attendendo che il quadro assuma una maggiore definizione prima di valutare un eventuale cambio di atteggiamento. Riguardo all'incremento di volatilità dei mercati Powell lo considera fisiologico e frutto del naturale processo di adattamento delle quotazioni alle prospettive economiche.

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