Petrolio in forte calo, la risposta di Israele si limita alle infrastrutture militari

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Salve le infrastrutture del greggio e del nucleare, il mercato sconta rischi minori sulle catene globali dell'oro nero

Petrolio in forte calo, la risposta di Israele si limita alle infrastrutture militari

La settimana dei mercati si apre con un’accelerazione al ribasso dei prezzi del petrolio greggio. Ancora a metà della seduta europea il future sul Brent con scadenza a gennaio segna un ribasso del 5,8% a 71,64 dollari al barile. Affondi in parallelo anche per il future sul WTI con scadenza a dicembre 2024: -6,03% a 67,45 dollari al barile.
Sono prezzi già visti all’inizio del mese di ottobre, ma che mettono a repentaglio il recupero avviato da quei minimi.

Al centro dell’attenzione torna il Medioriente, come noto divenuto uno dei principali driver dei prezzi del petrolio greggio negli ultimi mesi insieme alla domanda cinese.

Petrolio, gli attacchi israeliani distruggono le difese aeree iraniane

Sabato notte le forze israeliane hanno colpito con forza, ma anche con misura, diversi obiettivi militari iraniani nella Repubblica islamica e in Libano. Si tratta dell’attesa reazione agli attacchi del primo ottobre, quando Teheran aveva lanciato oltre 180 missili balistici contro Israele in risposta all’assassinio del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah a Beirut.

Tel Aviv ha lanciato oltre 100 velivoli tra jet da combattimento, droni e unità di supporto colpendo obiettivi militari dell’Iran e in pratica distruggendo gran parte delle difese aeree di Teheran.

Impiegati, tra l’altro, F35, F15 ed F16 oltre a vari strumenti di guerra elettronica che sono riusciti ad accecare i sistemi di difesa aerea dell’Iran prima di spazzarli via. Distrutti anche i sistemi missilistici S300 ed S400 consegnati dalla Russia all’Iran e i razzi che Teheran invia a sostegno di Hezbollah e Hamas. Si sono registrate 4 vittime nell’esercito iraniano, la resistenza aerea della Repubblica islamica appare quasi cancellata, ma non sono stati colpiti i siti nucleari e i siti di stoccaggio e raffinazione del petrolio greggio iraniano. Era questo il timore maggiore dei mercati che per ora sembra scongiurato.

Le tre ondate degli attacchi israeliani sono state insomma estremamente violente e avrebbero quasi completamente cancellato la capacità di reazione della contraerea iraniana a eventuali nuove incursioni israeliane, colpendo anche siti di produzione missilistica.

Petrolio, gli attacchi risparmiano però i siti nucleari e del petrolio greggio

Gli attacchi hanno risparmiato obiettivi civili collegati alle infrastrutture del petrolio greggio e siti nucleari, evitando nel breve degli shock per i mercati internazionali che oggi quindi “festeggiano” vendendo il petrolio greggio e inviando il segnale di una percezione minore del rischio sul fronte delle forniture globali di oro nero.

I rischi per lo stretto di Hormuz e l’approvvigionamento di petrolio da quella delicata area sembrano insomma oggi molto minori, nonostante la variabile geopolitica rimanga estremamente pericolosa.

A testimoniare “la misura” tenuta da Israele nella reazione contro l’Iran contribuiscono anche le indiscrezioni su presunte fughe di notizie che avrebbero permesso anche di limitare i danni all’Iran.

Secondo Axios, che cita ben tre fonti vicine al dossier, addirittura Israele venerdì (a ridosso degli attacchi) avrebbe inviato un messaggio a Teheran mettendola in guardia da ogni reazione.

Un attacco “telefonato” - come lo hanno definito alcuni osservatori - che ha permesso di ridurre le vittime umane per l’Iran consentendogli di dichiarare “danni limitati” dall’attacco.

Segnali forse della volontà reciproca di non allargare troppo il conflitto, a ridosso delle elezioni statunitensi, e di non portarlo a quell’escalation incontrollata che in tanti temono.
Di certo il mercato sembra crederci e vendendo il petrolio intravede segnali di dialogo dopo l’ultimo scontro.

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