Petrolio in rally dopo il taglio dell’Opec+, le tensioni ritornano
pubblicato:Il cartello dei produttori allargato alla Russia decide di “stabilizzare” i prezzi tagliando l’output di oltre un milione di barili al giorno per tutto l’anno. L’iniziativa sembra partire dall’Arabia Saudita, ma è coordinata con tutti i membri.
Sorpresa e shock sui mercati per la decisione inattesa dell’Opec+ di tagliare di 1,16 milioni di barili al giorno la produzione petrolio. Il cartello dei produttori di petrolio allargato alla Russia e ai suoi alleati ha deciso domenica di “ristabilizzare” i prezzi dopo i cali seguiti nelle ultime sedute alle crisi bancarie.
La reazione dei prezzi del greggio è stata impetuosa con rialzi anche del 7-8% Ancora in queste ore sull’Ice il future sul Brent segna un rialzo del 5,2% e si riporta a 84,05 dollari al barile. Il future sul WTI passa di mano a 79,74 dollari con un rialzo del 5,38%
Petrolio, la decisione coordinata dell’Opec+
Gli Stati Uniti definiscono subito la decisione improponibile (“unadvisable”), ma sembra tutto partito dall’Arabia Saudita e coordinata con tutti i maggiori produttori riuniti nel cartello Opec+.
Il comunicato del ministero dell’Energia saudita che apre le danze specifica che il Regno di Riad a partire da maggio taglierà di 500 mila barili al giorno la produzione di petrolio fino alla fine del 2023. Questo intervento sarà inoltre coordinato con tutti i membri dell’Opec+.
Si tratta di tagli della produzione che si aggiungono a quelli già decisi lo scorso ottobre – un taglio della produzione di circa 2 milioni di barili al giorno - che suscitarono le proteste di diversi Paesi e degli Stati Uniti.
Nella nota saudita si parla di “misure precauzionali tese a supportare la stabilità dei mercati del petrolio”, ma sicuramente la maggior parte delle economie occidentali alle prese con una dolorosa lotta contro l’inflazione potrebbe leggerla in maniera opposta.
Senza considerare che già di per sé l’apertura della Cina rischia di portare nuove spinte inflattive sui prezzi energetici, grazie alla riattivazione della poderosa domanda della Repubblica Popolare.
Il vice primo ministro della Federazione Russa Alexander Novak ha confermato ieri che Mosca estenderà l’attuale riduzione della produzione di 500 mila barili di petrolio al giorno fino alla fine dell’anno.
All’inizio della giornata già diversi membri dell’Opec+ avevano annunciato la propria posizione: dopo l’Arabia Saudita, l’Iraq taglierà la produzione di 211 mila barili al giorno, gli Emirati Arabi di 144 mila barili, il Kuwait di 128 mila, il Kazkhstan di 78 mila barili al giorno, l’Algeria di 48 mila barili al giorno e l’Oman di 40 mila barili e il Gabon di 8 mila barili al giorno.
Petrolio, gli attriti tra Washington e Riad
La decisione rischia comunque di creare nuove fratture. Il Financial Times ricorda i crescenti attriti su questo argomento tra Washington e Riad. Già a ottobre c’erano state tensioni e gli Stati Uniti più volte avevano chiesto solidi approvvigionamenti ai mercati petroliferi per contrastare l’inflazione.
Attualmente le riserve strategiche di petrolio USA sono a meno di 372 milioni di barili, sui livelli più bassi dai primi anni Ottanta. Sono state ridotte per contrastare appunto l’esplosione dei prezzi, ma adesso i produttori e in particolare l’Arabia Saudita si aspettavano che Washington ristabilisse nel breve i livelli precedenti l’inflazione.
La decisione di ieri dell’Arabia Saudita sarebbe in parte da collegare proprio all’annuncio della Casa Bianca che le scorte strategiche di greggio non saranno riempite a breve, forse i riacquisti cominceranno alla fine dell’anno 2023 e quindi verosimilmente ci potrebbero volere anni per ritornare ai livelli precedenti.
Gli Stati Uniti vorrebbero approfittare proprio dei bassi prezzi portati sul greggio dalle recenti incertezze finanziarie. Una presa di posizione che non sarebbe piaciuta affatto a Riad, che era stata invece rassicurata in precedenza su prossimi acquisti USA di petrolio.
Petrolio, la redazione dei mercati
Il rally dei prezzi del greggio ha subito naturalmente importanti effetti sui mercati. In Europa il settoriale Euro Stoxx Oil & Gas segna un rialzo del 3,22% A Milano Eni guadagna il 3,72%, Tenaris il 3,78% e Saipem un corposo 3,87% dopo nuovi contratti per circa 650 milioni di dollari.